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Redigio.it e la storia continua La storia dell'acqua d'aria è archeologico o attualizzante? Tra i numerosi equivici in cui siamo in corso in questa terza ondata di revival celtico ce n'è infatti uno fondamentale su cui oggi più che mai è indispensabile aprire un serio dibattito culturale. Nella prima parte di queste riflessioni rileviamo che oggi parecchie decine di migliaia di persone nel complesso si spostano per partecipare ai vari festival e nelle manifestazioni celtiche organizzate nelle nostre terre. Da Celtica, Courmayeur al Trigallia di Argenta, solo per citare le più imponenti, per l'organizzazione e l'affluenza di pubblico, e si arriva agli eventi medi e piccoli, in qualche caso anche un po' improvvisati, sull'onda di una passione comunque sincera. In manifestazioni di questo tipo è possibile assistere a concerti spesso di musicisti di primaria importanza a livello internazionale, così come a colorate e divertenti rievocazioni storiche della vita e delle battaglie dei Celti antichi a banchetti a base di cignale o di toro. Spesso capita anche che sia facci qua e là il supermarket della mitica New Age, perfettamente a suo agio nel mito della spiritualità celtica. In altre occasioni ancora invece è possibile assistere a conferenze o a momenti culturali di elevatissimo livello con esponenti accademici di primo piano impegnati nello studio dell'antica civiltà dei nostri antenati. In queste feste celtiche non sempre però appare ben delineato il confine tra ciò che riguarda gli aspetti della storia e dell'archeologia del territorio, con le loro pur affascinanti e divertenti ricostruzioni in forma di spettacolo, e la cultura vivente dei poveri che lo abitano. In questo caso la nostra terza ondata celtica differisce molto da ciò che accade nei paesi celti riconosciuti, dove l'accento non cade mai sull'antichità, ma bensì sul presente o sul futuro della loro cultura. Un paio di esempi. In Bretagna quasi ogni città ha il suo circolo celtico, ma queste associazioni culturali non si occupano mai dei cerchi antichi, bensì dello studio delle musiche e delle danze popolari, dei costumi tradizionali ma attuali, non di duemila anni fa, locali, della letteratura e di ogni altro aspetto identitario contemporaneo. In Irlanda in molti fetti valceltici presentano musica popolare del territorio, danze irlandesi, costumi così come sono intesi oggi dagli abitanti della magica Isola Verde. In quella che fu l'antica Gaia Cisalpina, al contrario, è tutta una fioritura di clan che si dedicano, in forma più o meno direttantistica, a ricostruire oggi una nuova comunità celtica sulla base delle comunità celtiche di duemila e oltre anni fa. Appare chiaro che con un approccio di questo genere il substrato celtico dell'area padano-alpina è destinato a restare ben lontano e separato dalla cultura vivente così come ci è stata tramandata nei secoli fino all'inizio del tramonto della civiltà contadina. Ma in questo modo non potrà mai essere raggiunto lo scopo che i celti del giorno di oggi si propongono, rimanere se stessi stando però al passo con i tempi.