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The transcription discusses the history of Busto and its neighborhoods. It mentions that one neighborhood, Sior Naco, is small, turbulent, and prone to anger. The name is derived from the words "Sior" meaning small, turbulent, and torbid, and "Nacon" meaning pain and preparation. The neighborhood is known for its residents' intolerance and inclination for revenge. Another neighborhood, Vico, is known for its healthy air and pleasant climate. During a plague outbreak, it was considered the best place to quarantine and treat the infected. The neighborhood's name in the local dialect is Savigo, which may have originated from "Sano Vico" meaning healthy neighborhood. The transcription also mentions the ruins of the neighborhood's gates and the hardships the town has faced throughout its history. www.rediso.it e la storia continua Siamo alla storia di Busto e le sue relazioni. In questa puntata parliamo dei quartieri e le contrade del Borgo. Abbiamo detto che è un quartiere assai angusto e piccolo. Esso ha anche degli abitanti facilissimi all'ira. Perciò non è fuori luogo asserire che si chiami Sior Naco, che significa piccolo, turbulento e torbido e preparazione al dolore. Infatti Sior significa piccolo, turbulento e torbido. Nacon, invece, dolore e preparante. O almeno si dovrà dire Sior Naco, che significa quasi la stessa cosa, se è vero che Sior vale il racconto e Nacon preparante il dolore o preparazione dell'iniquità, che questa contrade racconta è facile a organizzare la vendetta. I suoi abitanti difficilmente si lasciano superare da chi che sia e sono intollerantissimi all'insulio. Anche la spiegazione, ingegnosa se si vuole nel nome del quartiere, Sior Naco, proposta dal cronista, non può essere accettata perché niente giustifica il ricorso che Crespi fa a parole tedesche Zorn, in tedesco significa ira e celtica è per spiegare un nome che deve riferirsi a circostanze locali. Il termine Inago si trova infatti in molti nomi di paesi della regione Lombarda, Sacconago, Cremnago, eccetera, e pare significhi abitazione e il nome Sior, perché non potrebbe essere il milanese Sior, signore dal latino signor? In appoggio a questa mia interpretazione cito il fatto che il quartiere Sior Naco, questa poco le odierne via Porta, Lualdi e Andiacenti, fu un antico abitato dalla parte più ricca della popolazione del borgo. Il Ferrario ci dice solo che questo quartiere era abitato da più famiglie dei gallazzi, ma si può ricordare che i gallazzi diedero a busto, fin dal medioevo, notabili, pardoci, magistrati, e che dalle carte notarie appaiono fra le più ricche famiglie del borgo. Per questo io propenderei a credere che il nome Sior Naco sia derivato dal quartiere, dalla qualità dei ricchi, dei suoi abitanti. Ma veniamo all'ultimo quartiere. I nostri maggiori l'hanno chiamato Vico, sano, per l'aria salubre e per il cielo cremente. E infatti non vi è contrata in tutto il borgo che abbia un'aria più temperata e costante. Per questo, quando scoppiò la peste, che nell'anno 1524 dà l'incarnazione del verbo in base non solo a Milano, ma anche ai luoghi vicini e principalmente a questo borgo, quelli che erano stati preposti a curare il morbo stimarono che nessun luogo fosse più atto a piantare le capagne degli infetti e a curare il morbo che quello che chiamano il prato di Sano o Vico. E a questo riguardo si deve notare che nella tradizione del dialetto bustese il nome del quartiere, che corrisponde all'odierna Via Montebello e Vico Learnesi, è Savigo, non Vico, sano. Il che farebbe pensare dapprima al nome di un santo, San Vico, cioè San Ludovico. Ma poiché non costa che i bustesi ebbero mai una devozione speciale verso questo santo, bisogna accettare la spiegazione del creste e pensare che il Savigo sia derivato da Sano Vico. Il fatto, poi asserito dal nostro cronista, che il quartiere godesse di un clima migliore degli altri e contasse pochi ma belli edifici, è quantunque, possa suscitare un po' di meraviglia, perché il quartiere così come è oggi, con il tedero dei suoi vicoli e con l'angustia della sua contrada, appare a noi moderni come tutt'altro che sano e bello. E può essere facilmente spiegato pensando che questo quartiere è posto al settentrione e riceve quindi l'aria fresca e sana dei monti, e nella parte più settentrionale si elevava grandatamente verso la porta, rendendo possibile l'errezione di edifici che, a confronto della maggior parte delle casupole costituenti il borgo, ma potevano essere detti belli. Molte cose ornano questo luogo di cui diremo appresso. Solo a conclusione di questo capitolo aggiungerò che ogni quartiere si accede dalle rispettive porte, delle quali, altrove diciamo, presso di esse funedificate le case dei custodi, che il popolo chiama Farnarecie, ma io chiamerei Prunarecie, dai braceri vicini ai quali i custodi sedevano d'inverno. Il nome è storpiato, come al solito dal popolo, ed è ricondotto da Crespi alla sua esatta elezione. Esso viene da pruna, che in latino vuol dire bracie, carboni accesi. Ma ormai tutte queste porte sono cadute in rovina, ed eccetto le volte niente è rimasto. Quantunque si vedono ancora i vestigi della pruna cerie e i ponti mobili, e io stesso abbia osservato nella casa parrocchiale della chiesa di Santa Maria in piazza delle grosse catene che vi sono conservate fino al nostro tempo. Ma quale vicenda, disgraziati, abbia incontrato il borgo e quale meravigliose vi siano accadute? Beh, è impossibile narrare quante volte questo borgo abbia esperimentato l'avversa fortuna. Tuttavia tenterò di riferire i fatti che ho apprisi e nelle relazioni anteriori o dai monumenti antichi o le vicende dei tempi mi inducono a credere siano veramente avvenuti. Tralascerò i danni e quegli antichissimi ecidi che il borgo subì, o dal senone Brenno o sotto i Romani, perché ne ho già fatto menzione. Quando ho narrato gli inizi del borgo, là dove dissi che esso fu ridotto all'estrema rovina e per quanto tempo rimase così devastato che ne venne un grandissimo bosco riconoscimento.