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The transcription discusses the history of the town of Busto and its neighborhoods. It mentions the existence of a neighborhood called Pessina, which was believed to have been named after an ancient emporium in Phrygia. The Romans brought a statue of the goddess Civere from the mountain Ida to Rome, and it was placed on the Palatine Hill. The Romans also brought games called "megalesi" to Rome, which were known for their lewdness. Similar games may have been brought to the Insubria region by the Romans. The neighborhood of Pessina may have been named after these games and the goddess Civere. In present day, there are still remnants of these games observed in Milan and other parts of Insubria. The transcription also mentions a neighborhood called Ciornago or Zornago, which is smaller in size but known for its wealth and generosity. The author suggests that the names of these neighborhoods may have been corrupted and should be Ciorn www.rediso.it e la storia continua Siamo alla storia di Busto e le sue relazioni. In questa puntata parliamo dei quartieri e le contrade del Borgo. Ma io e da alcune piccole memorie, specialmente dal legato Verfloa dei Castoldi che morì circa il 1350, ho appreso che questo quartiere non si chiamava Piscina ma Pessina e la strada si dovrebbe chiamare Pessinunte. Fu Pessino, un emporio della Frigia e se crediamo a Strabone, un luogo di mercato costruito dai re attalaci o asiatici, con portici e un tempio dedicato a Civere, madre degli lei, in onore della quale era stata innanzata una statua e si facevano dai frigi, dalle rappresentazioni teatrale turbissime, accompagnate dal suono delle tibie e dai timpani. Questa statua, o grande sasso che per essi fungeva da statua, fu trasportata dai Romani dal monte Ida, dove Civere prese il nome di Idea e Aroma e posta sul palatino sotto il consolato di Publio Cornelio Scipione, africano e di Licinio, come attesta Livio nel libro XIX. Ma dopo tredici anni Giunio Bruto dedicò alla stessa Civere Berecinzia un tempio fatto fabbricare dai consoli Cornelio e Claudio. I Romani poi vogliero che il 12 aprile, giorno in cui la statua era stata trasportata a Roma, si celebrassero quei giochi che furono chiamati megalesi, cioè grandi. In essi gli attori rappresentavano sulla scena, con grande lascivia, reazioni più sporche e più turchi, e quella impura superstizione dei Romani a altri, per altri rispetti onestissimi, abbracciarono e divulgarlo, pagando per le città, senza trattenersi da parole o fatti indecenti. Cosicché furono chiamati i Sacri Cinedi di Civere. E questa idea fu identificata con rea e con vesta e dai Romani fu chiamata Pessinuntia, dalla città di Pessinunte. Ora si deve credere che i giochi di questo genere siano stati portati dai Romani anche nell'Insubria, perché, essendo pieni di licenza e turpitudine, stimavano fossero gratissimi a tutto consesso degli dèi, che, come scrive Diodoro nel libro quarto della sua biblioteca, si credevano generati da quell'idea, e cioè dal Sole, alla Luna, a Gionone, a Nettuno e a Plutone. Ma ora, tornando al nostro borgo, dopo che i Romani ne ebbero il possesso, si deve pensare che vi si celebrassero anche questi giochi, specialmente in questo quartiere dove, già dicemmo, che dagli stessi fu eretti la rocca. Perciò io direi che questo quartiere fu chiamato Pessina e l'accontrata Pessinunte, dei giochi che si celebravano in onore di Cibele e di Pessinuntia. Alcuni vestigi di questi giochi si osservano ancora a Milano e quasi in tutta l'Insubria, infatti in un bel paese di essa in cui, un giorno stabilito, gli uomini non s'agirenno schiamazzando troppo liberamente e abbandonandosi ad atti licenziosi quasi fossero i venuti passi. Qui, poi, questo costume è più vivo che in altri luoghi, perché il 24 luglio gli uomini corrono per il borgo suonando flauti e zampone e percutendo oggetti di bronzo come fossero timpani. I rompono nelle case delle donne di malaffare e in queste azioni si distinguono sugli altri abitanti di questo quartiere e quelli dell'accontrata Sciorniago. Quanto queste costumanze si accordino con quelle dei giochi megalesi lo mostrano i versi di Ovidio nel Libro IV dei Fasti. Tosto e Recintia, col corno ricurvo, suonerà e vi saranno le feste della madre Idea. Andranno i mezzi maschi e ripercuoteranno pazzamente i timpani e i bronzi e risuoneranno il flauto da come prima i ritmi frigi. Di qui forse derivò la oscenissima maniera di parlare e così si propagò non solo gli uomini a cui nella superstizione romana era permesso ma anche le donne, alle volte la usavano senza alcun riguardo al decoro della cristiana onestà. Era quasi inutile osservare che questa lunga lucubrazione sull'origine del nome dei quartieri Piscina vale regata nel mondo dei castelli in aria. Esta però dimostra l'erudizione del nostro pronista che cita di prima mano gli autori latini e insieme il vezzo, comune fino al Medioevo e rafforzatosi nei secoli dell'umanesimo, quello di ricorrere ai romani per spiegare anche ciò che con essi non ha niente a che fare. La spiegazione più semplice e più verosimile è che il quartiere si chiamasse Piscina e non Pessina per la presenza della famosa vasca a cui si conducevano gli animali per abbeverarla. E contigua alla Contrada Pessinunte il quartiere che chiamiamo Ciornago o Zornago. Adesso è più piccolo per numeri di edifici ma per lo splendore di essi, per la quantità delle ricchezze e per la generosità pia, non è superato da nessun altro. E dopo aver indagato correttamente la forma e l'etimologia di questi nomi mi sono fatta la convinzione che essi erano corrotti e penso che si debba dire non Ciornago o Zornago ma Ciornaco o Zornaco. E a ciò mi fa pensare l'angustia del luogo e la qualità degli abitanti.