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Jethro was in a fix and couldn't find an answer to his problem. This transcription is the first episode of a project, where Lord Enki describes the devastation caused by the war between his children and the children of his brother Enlil. The battle resulted in destruction for both gods and humans. The cities were destroyed, the rivers poisoned, and the land left desolate. The gods fled their cities, leaving their temples abandoned. The calamity was caused by the decision of the gods to use weapons of terror, breaking their oath to never use them in a fratricidal war. The two sons, Marduk and Nabu, were seeking supremacy and revenge. The gods decided to use the weapons, and Anu, their father, revealed the secret location of the weapons. The two sons, filled with joy, went to retrieve them, unaware of the catastrophe that awaited them. Jethro had a little problem. Jethro was in a fix. Jethro couldn't find an answer. Quattro tutti Questa è la prima puntata del progetto. Il titolo, le parole del signore Enki, figlio primogenito di Anu che regna su Nibiru. In questo racconto, il signore Enki descrive il proprio sconcerto al vedere le distruzioni provocate dalla guerra fra i suoi figli e i figli del fratello Enlil. Le armi erano presumibilmente atomiche e il vento del mare erano le radiazioni. Gli effetti della battaglia risultano disastrose sia per gli dei che per gli uomini. Tutti si lamentano e ricordano i propri motivi per averla provocata. Così disse Enki. Cospirito gonfio di tristezza, emetto lamenti, amari gemiti e riempiono il mio cuore. Com'è devastata la terra, la sua popolazione, in balia del vento del male, le sue stalle abbandonate e i suoi ovili vuoti? Come sono devastate le città, i loro abitanti, ammucchiati come cadaveri, straziati dal vento del male? Come sono devastati i campi, la loro vegetazione colpita dal vento del male ed è avvizzita? Come sono devastati i fiumi in cui non nuota più niente, pure acque spumeggianti e trasformate in veleno? La Sumeria è stata privata del suo popolo della testa nera. Tutta la vita se n'è andata. La Sumeria è stata privata dal suo bestiame e dalle sue greggi. Tace il rumore del latte sbattuto nella zangola. Nelle sue gloriose città ulala solo il vento, c'è solo odore di morte. I templi, le cui cime si alzavano fino al cielo, sono stati abbandonati dai loro dèi. Dal dominio dei signori e dei re non c'è più traccia. Scetro e Tiara se ne sono andati. Sulle rive dei due grandi fiumi, un tempo lussereggianti e pieni di vita, crescono solo erbacce. Nessuno percorre le vie principali, nessuno va in cerca di strade. La fiorente Sumeria è come un deserto abbandonato. Come è devastata la terra, patria di dèi e uomini. Su quella terra si abbatte una calamità ignota all'uomo. Una calamità che il genere umano non aveva mai visto prima di allora. Una sciagura a cui non si poteva resistere. Su tutte le terre, da occidente e oriente, si posò una mano distruttrice di terrore. Nelle loro città, gli dèi erano impotenti quanto gli uomini. Un vento del male, una tempesta, originatasi in una penura lontana, portò con sé una grande calamità. Un vento letale nato a Ovest si è diretto verso Est. La sua traiettoria è stata decretata dal Fato. Una tempesta che tutto divora come il diluvio, un distruttore fatto di vento e non di acqua, che ha sopraffatto con aria avvelenata e non con onde di marea. Fu il Fato, e non il destino, a generarla. Furono i grandi dèi riuniti in consiglio a causare la grande calamità. Enlil e Ninsargal l'hanno permessa. Io solo supplicai di fermarla. Giorno e notte mi battei in vano per non accettare ciò che i Cieli avevano stabilito. In urta, il figlio guerriero di Enlil e Nersgal, da me generato, scatenarono armi avvelenate nella grande pianura. Non sapevamo che al fulgore sarebbe seguito il vento del male. Ora urlano in preda ai tormenti. Che avrebbe potuto prevedere che la tempesta letale, originatasi a Occidente, si sarebbe diretta verso Oriente? Ora, gli dèi si lamentano. Nelle loro città sacre, gli dèi erano increduli, mentre il vento del male si dirigeva verso la Sumeria. Uno dopo l'altro fuggirono dalle loro città, lasciando i loro templi in barria del vento. Quando la nube avvelenata si avvicinò alla mia città e Ridu, non potei fare nulla per fermarla. Diedi istruzioni al popolo di fuggire nella steppa aperta e con la mia sposa, Ninki, abbandonai la città. Nella sua città Nippur, sede del legame cielo-terra, Enlil non potei fare nulla per fermarla. Il vento del male avanzava impetuoso verso Nippur. Nella sua barca celeste, Enlil fuggì precipitosamente con la sua sposa. A Ur, la città della sovranità della Sumeria, Nannar chiese aiuto al suo padre Enlil. Del luogo del tempio che sale al cielo, in sette gradoni, Nannar rifiutò di badare alla mano del fato. Padre mio che mi hai generato, grande Dio che hai concesso la sovranità a Ur, allontana il vento del male, così implorava Nannar. Grande Dio che stabilisci il fato, fa che Ur e la sua gente siano risparmiate per poter continuare a cantare le tue rodi, supplicava Nannar. Ed Enlil rispose a suo figlio Nannar. Nobile figlio, alla tua ammirabile città fu concessa la sovranità, ma non il regno eterno. Prendi la tua sposa Ningal, lascia la città. Nonostante sia il signore del fato, non posso piegare il destino al mio volere. Così parlò mio fratello Enlil. Ahimè, non era un destino. Dei e terrestri sono stati colpiti da una calamità come non se ne erano più viste dai tempi del diluvio. Ahimè, ma non era un destino. La tempesta fu causata dalla violazione di un voto, da una decisione del consiglio. Fu creata dalle armi del terrore. Fu una decisione non predestino, che vennero scatenate le armi velenose. Fu deliberatamente e deliberatamente si tirò a sorte. Contro Marduk, il mio primo genito, i due figli diressero la distruzione. La vendetta albergava nel loro cuore. Marduk non deve ottenere assupremazia, gridò il primo figlio di Enlil. Con le armi mi operò a lui, disse Ninurta. Ha radunato un esercito di gente per dichiarare Babili in bellico della terra, gridò Nergal, il fratello di Marduk. Nel consiglio dei grandi dei furono pronunciate parole di astio. Giorno e notte mi opposi, alzando la voce e consigliai la pace, disapprovando la fretta. Per la seconda volta il popolo aveva innalzato la sua immagine celeste. Perché l'opposizione continuava? chiesi implorante. Tutti gli strumenti sono stati verificati? Nei cieli non era arrivata l'era di Marduk? domandai ancora una volta. Ningis Zidda, mio figlio, menzionò altri segni celesti. Sapevo che il suo cuore non poteva perdonare l'ingiustizia fattagli da Marduk. Anche Nannar, nato da Enlil sulla terra, fu inesorabile. Marduk ha fatto del mio tempio della città, del nord della sua casa, esclamò. Iskur, figlio minore di Enlil, chiese una punizione. Nella mia terra ha fatto sì che le genti si corressero dietro, disse. Utu, figlio di Nannar, diresse la sua colera contro Nabu, figlio di Marduk. Ha cercato di impossessarsi del luogo dei carri celesti. Inanna, gemella di Utu, era la più furiosa di tutti e ancora pretendeva che Marduk venisse punito per aver ucciso il suo amato Dumuzi. Ninnar Sang, madre degli dèi e degli uomini, distolse lo guardo. «Ma perché Marduk non è qui?» furono le sue uniche parole. Jibil, figlio mio, rispose con malinconia. «Marduk ha messo da parte ogni supplica e rivendica la supremazia in base ai segni celesti. Solo con le armi Marduk sarà fermato», gridò Ninurta, il primo genito di Enlil. Utu si preoccupava di proteggere il luogo dei carri celesti. «Non deve cadere nelle mani di Marduk», dichiarò. Nergal, signore del regno inferiore, chiedeva con ferocia che vengano usate le antiche armi del terrore per annientarlo. Guardai in credulo mio figlio. Era stato giurato che le armi del terrore non sarebbero mai state usate in una guerra fratricida. Invece nel consenso ci fu silenzio. Nel silenzio Enlil aprì le bocca. «Il castigo è necessario. I malfattori dovranno essere come uccelli sensali. Marduk e Nabu ci stanno privando dell'eredità. Che sia loro tolto il luogo dei carri celesti. Che il luogo sia bruciato fino a cadere nell'oblio», gridò Ninurta. «Lasciatemi essere colui che brucia». Eccitato, Nergal si alzò in piedi esclamando, «che le città dei malfattori siano sconvolte. Permettetemi di distruggere completamente le città peccatrici e il mio nome d'ora in poi sarà l'annientatore. Ai terrestri da noi creati non deve essere fatto alcun male. I giusti non devono perire con i peccatori», affermai io energicamente. Nin Asag, mia assistente nella creazione, ha consentito. «È una faccenda che riguarda solo gli dèi. Alla gente non deve essere fatto alcun male». Dalla sua dimora celeste, Anu, nostro padre, seguiva la discussione con grande attenzione. Anu, che determina il fatto, fece udire la sua voce dalla sua dimora celeste. «Le armi del terrore siano usate quest'unica volta. Il luogo dell'astronavi dotate di razzi sia distrutto e la popolazione sia risparmiata. Che n'inorta sia colui che brucia e Nergal l'annientatore?». Questa fu la decisione annunciata da Hill. «E adesso rivelerò il segreto degli dèi, il luogo in cui sono nascoste le armi del terrore». E Hill convocò nella sua camera interna i due figli, un mio e l'altro suo. Passandomi accanto, Nergal distorse lo sguardo. «Ai me!», gridai senza mettere verbo. «Il fratello si è messo contro il fratello. I tempi antecedenti sono destinati a ripetersi?». Hill stava per svelare loro il segreto dei tempi antichi. Stava per mettere nelle loro mani le armi del terrore. Ricoperte di terrore, con un bagliore vengono scatenate. Tutto ciò che toccano si trasforma in polvere. Era stato giurato che non sarebbero state usate per una guerra fra fratelli, né per colpire alcune regioni. Ora il giuramento era sciolto, come un vaso rotto ormai inutile. I due figli, colmi di gioia, uscirono a rapidi passi dalla camera di Hill, diretti verso le armi. Gli altri dèi fecero ritorno alle loro città, senza presagire la calamità che li avrebbe colpiti.

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