Details
redigio.it/dati2512/QGLN1196-Lago-Varese-05.mp3 - Il Lago di varese - 8,25 -
redigio.it/dati2512/QGLN1196-Lago-Varese-05.mp3 - Il Lago di varese - 8,25 -
The transcription discusses the history of the ownership and fishing rights of the lakes in the Varese region. It mentions that the Duke of Milan tried to claim ownership of the lakes in the 15th century but faced opposition from local communities. The Spanish government later gained control of the lakes through legal maneuvers. In 1586, a man named Marco Bossi filed a complaint about illegal fishing, hoping to receive a reward. However, the bureaucratic process delayed any action for about 60 years. The issue of ownership and fishing rights was eventually addressed, but it resulted in a negative outcome for local autonomy and private rights. Various parties presented their arguments, including the Lateran Fathers of the Votorre Monastery. In 1650, a decree declared the lakes as royal property and inalienable. The fishing rights were sold, and the Bishop of Pavia bought the lakes for a large sum. Despite protests, the compensation for affected parties was distributed over several decad www.redigio.it e la storia continua Il lago di Varese Per quanto riguarda la storia della proprietà dei laghi Varesini e Giannessi dei diritti di pesca non è possibile risalire ai tempi anteriori al XV secolo soprattutto per mancanza di documentazione La Camera Ducale dello Stato di Milano già nei primi decenni del Quattrocento approfittando della carente legislazione merito aveva ricercato di far sua la proprietà dei laghi con un decreto tanto arbitrario quanto autoritario ma aveva incontrato l'ovvia opposizione di alcuni signorotti e comunità locali che poi, a giudizio, riuscirono a dimostrare di avere diritti ben più documentati e legittimi Naturalmente i diritti di pesca venivano continuamente violati sia dai privati sia da intere comunità Così che il Governorato Spagnolo di Milano che passato la storia proprio per la sua inestinguibile sete di entrati ordinari e straordinari riuscì a far propri i laghi in una bella congeniata serie di artifici giuridici Una legge di quel tempo stabiliva che dal suddito che denunciava la sussistenza di un abuso comportante danni finanziari per lo Stato dovesse aspettare la terza parte del danno accertato Era un chiaro invito non già al pentimento da parte del Reo per il quale non erano previsti condoni fiscali ma alla pubblica delazione Ora, nel 1586 avvenne che un accordo è ambizioso sul suddito, tal Marco Bossi, fosse radiazzate approfittando del fatto che diversi abitanti rivelaschi del lago di Comabbio e di Monate praticavano abusivamente la pesca ritenuta di totale competenza imperiale e ducale sporse formale denuncia a magistrato dello Stato di Milano Se il colpo fosse andato a segno il Bossi avrebbe intascato un ingente premio i deliri imperiali Infatti, il Ministro delle Finanze di Milano riconobbe che il denunziante aveva diritto a terza parte della somma eventualmente recuperata Ma per il momento tutto finì lì con buona pace della nostra stese che dovesse restare a bocca asciutta per sempre dal momento che la burocrazia della Camera di Milano si rimise in moto solo circa 60 anni dopo La denuncia del Bossi comunque ebbe il merito storico di dare il via a una definizione della questione giuridica riguardante la proprietà e i diritti di pesca dei quattro laghi del Varesotto anche se certamente con esito negativo per l'autonomia degli enti locali e dei diritti privati In primo luogo il magistrato chiese una relazione tecnica a un ingegnere dello Stato un certo Ambrogio Pessina che in breve tempo presentò una descrizione a una carta della zona compresi i mulini e le segherie concludendo che i quattro laghi e la bossa erano sotto profilo ideologico e geografico aggregati al Lago Maggiore e perciò sotto la potestà del Ducato di Milano Quindi con un nedito si invitarono tutti coloro che pretendevano di possedere un diritto di pesca a produrre le proprie ragioni entro 30 giorni Naturalmente furono in moto a presentarsi e tra costoro citiamo i reverendi padri lateranensi del Chiostro di Votorre presso Gavirate Il 23 settembre 1650 un decreto stabilì che i laghi erano deproprietati regia e inalienabili e la forza di questo decreto la regia Camera sempre bisognosa dei nuovi introiti pubblicava le cedole per la vendita dei diritti di pesca e del diritto di proibire la pesca Due anni dopo si faceva avanti per interposta persona il Vescovo di Pavia Monsignor Francesco Biglia che per la cifra di lire imperiali 100.000 riusciva a comprare i laghi comprese le terre adiacenti pertinenze varie relativi di pesca Bisognava solo tacitare, soldi alla mano le proteste reiterate di varie comunità agli privati, tra i quali emergevano i curati di Comabbio e Ternate Un vecchio proverbio carzaghese ancora oggi dice che prete pi e mai segui cioè preti e polli non sono mai statuni Il risarcimento dopo lunghe diatribe venne fissato in lire 32.662,6 che però secondo un costume di tutti i tempi vennero distribuite agli aventi diritti nell'arco di una quarantina d'anni sia pure con interesse del 5% L'istrumento notarile dell'8 giugno 1652 stabiliva però che fatti salvi i diritti di pescare e di far pescare non si poteva impedire qualunque altro uso pubblico delle dette comunità e dei privati tanto in rispetto dei molini quanto di lavare e chiamare le pecore a bere e di irrigare o simili La mappa annessa all'istrumento o una sua copia con ogni probabilità opera dell'ingegner Pessina della Camera di Milano si trova tuttora presso l'archivio di Stato di Varese Ma l'incertezza del diritto non era finita perché subentrati gli austriaci agli spagnoli nel 1733 l'imperatore Carlo V partendo dal presupposto che i laghi predetti si trovavano in parte nella pieve di Brebbia Feodo del Borromeo concedeva al conte Giulio Visconti Borromeo Arese il diritto di riscattare la regalia della pesca Naturalmente ne nacque una lunga controversia giudiziaria con gli eredi del Vescovo Biglia ma la rite fu composta solo nel 1779 quando con atto retrativa i Biglia vendettero laghi e diritti al Marchese Giulio Pompeo Litta Visconti Arese e alla di lui moglie Maria Elisabetta Visconti eredi del conte Giulio Borromeo per la somma di 185.000 lire Ma la storia del lago non finisce qui perché continua con la prossima puntata Sottotitoli e revisione a cura di QTSS