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QGLN1168-Lago-Comabbio-07

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www.redigio.it e la storia continua nei laghi varesini c'è anche il lago di Comeabbio cominciamo a conoscerlo ma in un campo così difficile come quello degli equilibri ecologici è necessario procedere con cautela prima di trarre delle conclusioni certe ad esempio una di queste rumachine la Marstoniopsis insubrica è rinvenibile unicamente ed esclusivamente nella parte più settenzionale del lago sulla sponda di Tarnate proprio là dove è segnalata la presenza di risorgive subacque è evidente che questa specie sopravvive solo a condizioni che le acque siano fresche e sufficientemente pure questo, a parte ogni considerazione sul problema inquinamento in un lago come quello di Comeabbio non è facile a causa dello scarso ricambio di acqua la conoscenza dell'aspetto idriogeologico di questo lago deve prendere le mosse dall'origine stessa del vaccino e già parlando di laghi di Varese e Biandrono oltre che della Palude e Brabbia abbiamo fatto anche cenno all'ipotesi ormai scientificamente verificata di un antico grande lago che comprendeva quei tre bacini più il Comeabbio ma sarà ora interessante rispondere a questa domanda come si formò il grande lago e come erano distribuiti i misari ed emisari prima e dopo il ritiro dei ghiacci anche in questo caso vengono al nostro aiuto gli studi di importanti geologi i Taramelli, i Nangeroni, i Mizan che hanno cercato di ricostruire gli eventi che portarono alla formazione dei nostri laghi prima delle grandi glaciazioni si pensa che la circolazione delle acque superficiali che scorrevano tra il Verbano e il Varese avesse un ardamento nord-sud i fiumi scendevano dal Lago Maggiore soprattutto dalla zona del Campo dei Fiori attraverso le valli fluviali che successivamente diventavano laghi e confluivano poi nel Ticino nei pressi di Sesto Calender in epoca di espansione glaciale poi il ghiacciaio Verbano dirigendosi verso sud-est non fece altro che scavare ulteriormente le valli fluviali preesistenti creando così le premesse perché divenissero poi dei bacini lacustri quando i ghiacci iniziarono a ritirarsi quando i ghiacci iniziarono a ritirarsi lungo sullo stesso percorso lasciarono dietro di sé degli imponenti depositi chimorenici che formarono cordoni di svarramento veri e propri bordi rialzati nelle conche lacustri fu in questa fase che un cordone si sovrappose tra la conca di Comabbio e quella di Monate intanto al corso delle acque continuava a muoversi verso il Ticino passando proprio attraverso la conca di Comabbio subito dopo il ritiro dei ghiacci in questa zona si creò la situazione più volte descritta di un grande lago dalla superficie ben più vasta di quella risultante dalla semplice somma dei tre laghi odierni perché il livello doveva essere assai superiore 257 metri contro gli attuali 243 di Comabbio 239 di Biandronno e 238 del lago di Varese e una media di 240-241 circa nella palude Brabbia in questa fase o forse anche prima si ebbe un passaggio di acqua dal lago di Monate a quello di Comabbio tramite un corso superficiale che incise lo sbarramento morenico di case della palude dal lago di Comabbio infine un emissario che il Nangheroni ha identificato nel riale a sud dello stagno di Mercallo scaricava le acque del grande lago e dei fiumi Varese nel Ticino superando il cordone morenico oggi ampiamente terralzato che orla la parte meridionale del Comabbio una prova sicura dell'antico travaso di acque superficiali dal Monate al Comabbio è data dalla presenza sulla sponda di Comabbio proprio dal lago di Monate e dal lago di Varese in una parte del lago di Comabbio e in un'altra parte del lago di Varese in una parte del lago di Comabbio la presenza sulla sponda di Comabbio proprio dove c'è la ghiacciaia di un delta sabbioso emerso come già sappiamo e il dislivello del grande lago subì col tempo notevoli abbassamenti che ovviamente interessano anche il lago di Comabbio i terrazzamenti dei livelli 257 e 246 sono visibili a Colgenio, Mercallo, alla Fornace Colombo sulle cause di questo abbassamento si discute ancora è certo però che il livello 257 dovrebbe durare a lungo probabilmente per l'abbondanza di piogge che può bruscamente diminuirlo fino a che si scesa al 246 quota che ancora permetteva lo scarico del riale il clima era diventato più secco inoltre l'azione meccanica delle acque della zona di Besosso dove probabilmente esse aprirono nuove vie verso Nord-Ovest contribuì alla formazione di un nuovo emissario, il Bardello un ulteriore abbassamento fu decisivo per il frazionamento del bacino, i laghi separati fra loro non sappiamo di preciso quando ma pare certo che il fenomeno si verificò prima che si stabilissimo insediamenti umani nell'isolino del lago di Varese e che in quanto tale non esisteva ancora ai tempi del livello 246 le analisi polliniche effettuate sull'isolino ci dicono che anche negli ultimi 5.000-6.000 anni i livelli subirono fasi di innalzamento e abbassamento tanto che almeno il lago di Varese a un certo punto rischiò di diventare tolbiera. Nel Nangheroni per quanto riguarda la più recente fase di innalzamento ipotesa un periodo assai vicino a noi precisamente tra il 1600 e il 1800 quando si riscontrò un aumento del volume dei ghiacciapini.

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