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redigio.it/dati2511/QGLN1013-Milano-Paneropoli.mp3 - Quando Milano si diceva Panerepoli - Via Morivione - 4,45 -
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In the early 1900s, the neighborhood of Morivione in Milan was a simple suburb accessible by road or a small path. It was plagued by a band of robbers who terrorized travelers and the local population. Lucchino, the new lord of Milan, decided to liberate the area and led a successful attack on the band, resulting in their defeat. This victory was celebrated by the locals, who offered their specialty, whipped cream, as a sign of gratitude. The area was renamed Morivione and became known for its annual celebration on St. George's Day, where Milanese people gathered to enjoy traditional dishes. The nickname "Paneropoli" was given to Milan by the poet Foscolo. www.redigio.it e la storia continua. Quando Milano si diceva Anairopoli. Oggi Morivione è il quartiere a sud di Porta Ludovica, ma ancora ai primi lustri del Novecento costituiva una semplice frazione di Milano, raggiungibile attraverso una carrozzabile oltre che per un sentierucolo fiancheggiato da due fossati. Uno derivava dalla Vettavia, l'altro più ampio, si diceva Ticinello e tuttora scorre a cielo aperto costeggiando il primo tratto di via Virigilio Ferrari per poi dirigersi zizzagando verso Mezzodico a nome di Roggia Grande. Da queste parti imperversava nella prima metà del Quattordicesimo secolo una banda di taglieggiatori che terrorisava i viandanti e la pacifica popolazione del contado. Erano gli ultimi avanzi, laceri e incannagliti della disciolta Compagnia di San Giorgio, scampata la famosa battaglia di Paraviago, nella quale le truppe di Azzone Visconti, signore di Milano, assieme agli zii Lucchino e Giovanni Alcivescovo, avevano riportato un'assonante vittoria sull'odrisio Visconti, ennesimo zio di Azzone e bramoso di scalzarlo il potere. Quando questo passò, nel 1339 a Lucchino, il nuovo signore ritenne giusto il momento di liberare i dintorni di Vigentino, così si chiamava la sudetta località, oggi popoloso Rione, dalle parti di via Ripomonti, da quella colita di ladroni al cui comando era famigerato Vione Squilletti. Messi insieme i migliori cavalieri, Lucchino uscì dalle mura cittadine e piombò sulla banda, accerchiandola da ogni parte. Ne nacque una zuffa furibonda a termine della quale Vione e in gran parte dei suoi rimasero sul terreno, mentre i restanti finirono appesi agli alberi in via Ticinello. Era il 24 di aprile, il giorno di San Giorgio. La notizia della strepitosa vittoria si sparse in un baleno per tutto il territorio. Le campane suonerono a festa, i contadini corsero incontro ai liberatori offrendo loro in segno di gratitudine la propria specialità, la preribata panna montata, in vernacolo panera. Non solo. Ci fu qualcuno, forse un famiglio di Lucchino e writer avanti lettera, che al ricordo dell'evento scrisse col carbone sul muro di un cascinale presso cui era stato ucciso il capo dei briganti Qui morì Vione. Da allora questa località nei dintorni del Vingentino si chiamò Morivione e alla stessa presero ad offrire ogni anno, nel giorno di San Giorgio, i milanesi per gustare la tradizionale panerada. Erano allegre commitive che si riversavano sulle sponde erbose al Ticinello e sotto i pergolati di chiassose osterie, smaniosi di assaggiare il pan dei mei, cioè il pane di miglio, sposato alla panera o affogato nella calciada, che, per chi non lo sapesse, era semplicemente del latte coagulato e scremato. Non per niente il foscolo, che doveva avere della ruggine i suoi abitanti, aveva appioppato a Milano il titolo di Paneropoli.