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Capitolo1.2

Capitolo1.2

F. Fenoglio

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The conversation takes place in a castle where three figures discuss the history of the Crusades. The first Crusaders conquered Jerusalem through violence and cruelty. They remained in the conquered territories to govern and protect them. The nobles discuss the valor of their ancestors in battle but also acknowledge the rebellion of cities against their power. They debate the importance of the Crusades and the desire for glory. Ultimately, they agree that maintaining faith and honor is crucial. In the castle walls, echoes on both days, Night cements those flames in the stony maze. Le torce accese lungo i corridoi dell'abbazia proiettavano una luce tremolante sulle mura di pietra, creando un'atmosfera solenne e misteriosa. Tre figure, avvolte in mantelli pesanti, si incontravano nella grande sala capitolare, pronte a discutere dell'antica gesta dei crociati. Ah signori, la storia dei crociati è tanto gloriosa quanto terribile. I guerrieri della prima crociata, dopo tre anni di marcia e sofferenze indicibili, arrivarono a Gerusalemme. Attraverso combattimenti, battaglie, stragi, disastri ed epidemie, alla fine conquistarono la città santa per il volere di Dio. Eppure, la crudeltà mostrata fu eccessiva. Sterminarono la popolazione, uomini, donne, bambini. Si narra che cavalcassero la grande moschea di Gerusalemme col sangue, fino alle ginocchia dei cavalli. Una scena terribile. Abate, la guerra è sempre cruenta, ma non possiamo negare il coraggio e gli atti eroici di quei tempi. Nella prima crociata, hanno conquistato un vasto territorio, dalla Turchia fino all'Egitto, e dopo tanto sacrificio, non tornarono a casa. Rimasero lì, a governare e proteggere quei territori dai musulmani. Nominarono il re di Gerusalemme, erano uomini liberi, alla pari. Il loro re era eletto per volontà dei cavalieri. Certo che per gestire quelle terre occorreva un continuo supporto dall'Europa cristiana. E mio nonno Guglielmo il Vecchio, non si tirò indietro. Prese parte in prima persona alla seconda crociata, dimostrando tutto il valore della nostra famiglia, facendo onore alla mia nonna, Giuditta di Babenberg, sorella del re Corrado III. Ah, Guglielmo, le tue parole esaltano le gesta dei tuoi antenati, ma non dimentichiamo che, mentre gli eroi combattono lontano, qui in patria le città si ribellano contro il potere dei nobili. È quasi comico, non trovi? I nostri grandi signori erano tanto valorosi in terra santa, quanto vulnerabili nei loro feudi italiani. No mio nonno! Anche in Germania tutti sanno che è stato l'unico dei baroni d'Italia che è riuscito a sfuggire al potere delle città. Tuo nonno sì, Guglielmo, ma tu... La tua lingua tagliente, Elias! Non deve offendere. Però è vero, i nobili, pur valorosi in battaglia, spesso dimenticano le loro terre, e non fanno nulla per evitare che i loro contadini si alleino con i comuni. Li sperano di trovare una vita migliore, con maggiori opportunità di lavoro, migliorando le loro condizioni, ma la fede e la santità della crociata non possono essere ignorate. Le crociate erano una missione divina, anche se macchiata da eccessi di violenza. Tutti i crociati sono martiri, e troveranno posto in paradiso. Elias, i nostri antenati non erano semplici guerrieri, erano uomini di visione. Mio nonno guardava oltre mare non solo per la fede, ma anche per trovare alleanze ed un futuro migliore per i suoi figli. Quando Baldovino IV, il giovane re lebroso, cercò un marito per sua sorella Sibilla, mio nonno propose subito mio zio Guglielmo Spadalunga. Guglielmo era alto, biondo e forte, bello. Sibilla se ne innamorò subito. — Ah, sì, Spadalunga, l'eroe bello e forte, la sua figura è quasi leggendaria. Ma non dimentichiamo, caro amico, che anche i più grandi eroi hanno le loro debolezze. Basta, Elias, ricordiamo questo grandi uomini che hanno attraversato il mare per la fede e la riconquista della città santa di Gerusalemme. Ogni spedizione, ogni battaglia, era un passo verso la salvezza delle loro anime. L'oltremare era il sogno dell'Oriente, un luogo leggendario dove ricominciare e redimersi. Dopo la sconfitta di Barbarossa a Legnano, mio nonno pensò che solo oltremare potesse esserci un futuro per la sua discendenza. Io non lo credo. Voglio trovare la gloria anche qui, in Monferrato. — Ah, Guglielmo, la tua sete di gloria. Eppure guarda come ti sei ridotto. Ti fai prendere in giro da Ottone che ti promette aiuti militari che non ti arriveranno mai. Devi continuamente andare dai nobili di Germania per costruire alleanze, in quel posto freddo e maledetto. Per me aveva proprio ragione tuo nonno e tuo padre, con cui ho combattuto fianco a fianco. Anche tu dovresti guardare a Oriente, sognare gli imperi d'oltremare, invece che essere felice dietro un aratro e due buoi. — Elias basta. Non vorrai che Guglielmo ti infilzi proprio qui, nella mia abbazia. L'importante è mantenere la fede e l'onore. Preghiamo affinché le nostre azioni, sebbene guidate dall'ambizione, siano sempre illuminate dalla luce divina. Venite con me. È l'ora della compieta, l'ultima preghiera della giornata. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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