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testimonianza davide

testimonianza davide

alessandro

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A man named Davido loved soccer but risked his life for it, losing a kidney in the process. Despite this, he gained a strong desire to change things in the sport he loves. He is married with a 9-year-old son who plays on the team where Davido helps as a coach, manager, and linesman. One day during a match, a fight broke out between parents, and Davido intervened to calm things down. However, he was hit and ended up in the hospital, losing a kidney. Although he is now afraid to attend matches, Davido believes there is a need for a new sports culture that prioritizes children and takes steps back from the intensity of adult involvement. Amo il calcio, ma per un calcio ho rischiato la vita, che adesso è cambiata. Ho perso un rene, ma ho guadagnato tanta voglia di cambiare le cose nello sport che amo. Mi chiamo Davido, ho 44 anni e faccio l'operaio. Sono sposato e ho un figlio di 9 anni, che gioca nella squadra dove faccio l'aiuto allenatore, il dirigente, il guardalinie, tutto ciò che serve, in oratorio, nella mia città. Ho iniziato qualche anno fa per aiutare l'allenatore, perché ho una grande passione per il calcio. Il 18 giugno del 2023 quella grande passione ha vacillato, come il mio corpo. Era una domenica, torneo di Under 9, nel nostro oratorio in Brianza. Eravamo in vantaggio, dall'inizio della partita tre genitori della squadra avversaria se la prendevano contro l'arbitro. Critiche, lamentere pesanti, insulti, un continuo. Io ero in panchina, dall'altra parte, li avevo di fronte. Nel nostro gruppo di tifosi c'erano lo zio e il nipote di un nostro bambino. Pare che il trio di genitori abbia detto qualcosa proprio contro il nostro giocatore, scatenando la reazione dello zio e del nipote. Ne scaturita una zuffa, c'era anche una donna dentro. In tribuna, a pochi gradini sotto, c'era anche mia moglie. L'istinto ha attraversato il campo e mi sono fiondato nella mischia, per calmare le acque. Ho sentito un colponetto, al fianco, da dietro, mi sono accasciato. Mio fratello mi ha portato via. Nonostante il dolore, ho radunato i bambini e li ho portati in spogliatoio. Sono arrivati i carabinieri. Dopo un'ora sento forte nausea, mi sento male, svengo. Mi ritrovo in ambulanza, poi in ospedale, per una lunga notte. Per salvarmi la vita, mi viene tolto un rene. — Hai rischiato la vita, mi ha detto il chirurgo. Sono salvo, ma la mia vita è cambiata. Ho timore, rigetto di andare alle partite. Appena sento qualche lamentera, insulto, mi agito, vado in crisi. Qualche giorno fa il presidente di una squadra dice al nostro dirigente. — Oggi arbitro io. All'andata ci avete rubato la partita. Oggi ci penso io. Under nove, in oratorio. È un mondo in cui non mi ritrovo più. Quel gesto lo rifarei solo per difendere mia moglie, che è stata forte in tutti questi mesi. Mio figlio, per un po', dopo quell'episodio, che ha visto con i suoi occhi, ha sofferto di vomito e di magrito. A quella persona che mi ha colpito direi solo perché, a cosa è servito. C'è un grande bisogno di una nuova cultura sportiva, a partire dalle scuole, per arrivare a tutti gli adulti, genitori, dirigenti, allenatori. Restituiamo il calcio ai bambini e facciamo uno, due passi indietro.

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