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A circa 150 anni dalla morte di Cicerone due giovani di Trieste stanno studiando il “De officiis”

A circa 150 anni dalla morte di Cicerone due giovani di Trieste stanno studiando il “De officiis”

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Two young people from Trieste are studying Cicero's De Officiis. They find the book to be imposing a strict and rigid program of life. They agree that it feels like Cicero wants to confine them and eliminate spontaneity and freedom. They discuss how the father-son relationship is imbalanced, as children are expected to show eternal gratitude for the gift of life. They understand the importance of obligations towards their country and family, but feel that Cicero fails to consider individual circumstances and emotions. They believe that life should be lived with balance and not be restricted by rigid rules. They suggest adapting Cicero's ideas to their own reality and personal beliefs, rather than blindly following them. They emphasize the importance of critically evaluating what they read and applying it to their own experiences. A circa 150 anni dalla morte di Cicerone, due giovani di Trieste stanno studiando il Deofficis di Cicerone. Cornelio, devo ammettere che sto avendo qualche difficoltà con questo Deofficis. È come se Cicerone volesse imporci un programma di vita troppo rigido e severo. Concordo Giulio, è come se volesse mettersi in una gabbia, obbligandoci a seguire delle regole rigide senza lasciare spazio per la spontaneità e la libertà. Esatto, leggendo il testo sembra che noi giovani siamo effettivamente privilegiati, ma in realtà questo rapporto padre figlio è estremamente debilanciato. L'affetto dei figli è dovuto in cambio del dono della vita e questo pone sulle nostre spalle un debito eterno. Sì è vero, capisco anche l'importanza degli obblighi nei confronti della patria, nei confronti dei membri familiari di cui siamo gli unici sostenitori e nei confronti dei parenti a cui siamo legati, ma forse Cicerone esagera nel mettere tutto sotto il concetto del dovere senza considerare le circostanze o le emozioni individuali. Esatto, in un mondo così vario e complesso sembra eccessivo restringersi a regole così rigide. Sento che la vita debba essere vissuta con equilibrio, senza dover necessariamente seguire un rigido codice di comportamento. Penso che Cicerone avesse buone intenzioni nel fornire un modello di obblighi che vanno stabiliti tra individui, ma forse non ha considerato abbastanza la natura umana e la varietà delle situazioni che possiamo affrontare. Proprio così, forse dovremmo prendere le sue idee cercando di adattarle alla nostra realtà e alle nostre convinzioni personali, senza sentirci obbligati a seguirle alla lettera. Concordo pienamente Giulio, è importante imparare dei classici, ma anche essere in grado di valutare criticamente ciò che leggiamo e adattarlo alle nostre esperienze e convinzioni personali.

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