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We were talking about the Eucharistic bread, which is a pledge of future glory. Pope Francis said that it is the bread of the future, giving us a taste of a much greater future. It satisfies our greatest expectations and nourishes our dreams. The Eucharist is a foretaste and anticipation of what will be given, a reservation of Heaven. It is also referred to as viaticum, providing nourishment for our journey towards eternal life. The bread represents the body of Christ, both Eucharistic and ecclesial. We are reminded that we are the body of Christ and its members. The Eucharist unites us and makes us one. It is a sign that makes the Church a reality. The Eucharist truly brings us together as one body. Stavamo parlando del pane eucaristico, che è pegno della gloria futura, e c'è anche questa slide di Papa Francesco nell'Omelia del Corpus Domini 2018, che a riguardo si ha espresso così. È il pane del futuro, che già ora ci fa pregustare un avvenire infinitamente più grande di ogni migliore aspettativa. Già fin d'ora ci possiamo pregustare questo avvenire futuro. È il pane che sfama le nostre attese più grandi e alimenta i nostri sogni più belli. Spero che anche per ciascuno di noi sia così. È in una parola il pegno della vita eterna. Non solo una promessa, ma un pegno, cioè un anticipo, un anticipo concreto di quello che sarà donato. Quindi con questo anticipo noi già partecipiamo, anche solo un poco, a quello che sarà il Paradiso, il futuro. È una prefigurazione, ma è anche una pregustazione, è un antipasto, chiamiamolo così. È un anticipo già reale di quello che ci sarà donato. L'Eucaristia dunque è la prenotazione del Paradiso. Bello anche questo termine che Papa Francesco utilizza, la prenotazione. Certo, se noi partecipiamo con gioia, con fede all'Eucaristia, sapendo che il Signore ci aspetta soprattutto ogni domenica, e già lì appunto noi pregustiamo, anticipiamo, prenotiamo un po' quello che è e quello che sarà, ci auguriamo per ciascuno di noi il Paradiso. È Gesù, viatico del nostro cammino verso quella vita beata che non finirà mai. Viatico, è chiamato così soprattutto il dono dell'Eucaristia quando uno è ammalato, quando uno è soprattutto in fin di vita, e allora diventa il viatico che ci traghessa da questo mondo all'altro. E comunque il Papa chiama anche l'Eucaristia il viatico anche del nostro cammino, per noi anche che stiamo bene, e che stiamo camminando sulla terra, stiamo compiendo questo nostro pellegrinaggio verso la nostra vera Patria che è il Cielo, e abbiamo bisogno di questo viatico, di questo cibo che alimenti il nostro cammino. Passiamo a un altro significato del pane eucaristico. Il pane è i due corpi di Cristo, eucaristico ed ecclesiale. Qui mi rifaccio a quanto Padre Raniero Cantalamessa, che è il predicatore della Casa Pontificia, quanto lui nel 2014, nella seconda predica di Quaresima, disse così. Lui l'ha predicato al Papa e agli altri cardinali e vescovi e sacerdoti e laici che hanno partecipato appunto a questa seconda predica di Quaresima. Lui ha la consuetudine di fare e di predicare, sia nel periodo dell'Avvento sia nel periodo della Quaresima, appunto di offrire alcune riflessioni al Papa e ai suoi collaboratori. Se vuoi comprendere, ci dice così Padre Cantalamessa, se vuoi comprendere il corpo di Cristo, ascolta l'Apostolo che dice ai fedeli, voi siete il corpo di Cristo e sua membra. Noi sappiamo che questo termine corpo, in italiano, viene a indicare ben tre diverse realtà. Uno, viene utilizzato il termine corpo per indicare il corpo fisico di Gesù concepito nel grembo della Vergine Maria e che è vissuto per 33 anni qui su questa terra, tra noi, è il corpo fisico. Poi abbiamo lo stesso termine corpo che indica l'Eucaristia, il corpo eucaristico, e poi abbiamo lo stesso termine corpo che fa indicare la Chiesa, che è il noi siamo Chiesa, tutti i battezzati formiamo la Chiesa e formiamo il corpo di Cristo, siamo sue membra, membra di questo corpo di Cristo di cui lui è il capo, noi siamo le membra del suo corpo. Quindi vedete come questo termine sia quello che noi diciamo un termine analogico e cioè con lo stesso termine si indicano realtà diverse che però hanno un legame tra di loro, perché dal corpo eucaristico, dal corpo fisico di Cristo, è venuto a noi il dono del corpo eucaristico di Cristo, è lo stesso Cristo che ha assunto la nostra natura umana ed è lo stesso Cristo che ha istituito l'Eucaristia dandoci come cibo il suo stesso corpo. E poi sta a indicare anche il corpo della Chiesa, siamo corpo di Cristo perché siamo uniti al corpo eucaristico di Cristo e perché ci è stato donato dal corpo fisico di Cristo. Quindi vedete come sono tre realtà ma sono legate l'una all'altra. Ascoltiamo ancora quanto ci dice Padre Cantalamessa. Se voi dunque siete il corpo di il corpo e le membra di Cristo sulla mensa del Signore ed è posto il mistero di voi, ricevete il vostro mistero. Ecco qui il Padre ci invita a pensare ogni qual volta partecipiamo alla messa che in quel corpo eucaristico presente sull'altare ci siamo dentro un po' anche tutti quanti noi. Siamo deposti anche noi sulla mensa insieme a quel corpo eucaristico. C'è il corpo ecclesiale, c'è il corpo di tutti noi, c'è il corpo di tutta la Chiesa che partecipa e che è presente e che celebra e che vive quel mistero profondo. Se uno ci pensa certo deve rimanere veramente stupefatto di fronte a verità, a realtà di questo tipo. Ricevete dunque il vostro mistero, ci dice sempre Padre Cantalamessa. A ciò che siete voi rispondete Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Sì questo termine Amen è un termine molto ricco, molto complesso, molto articolato e qui appunto ecco evidenzia l'aspetto che dicendo Amen così è, così sia, noi sottoscriviamo quello che lì avviene e cioè che dal corpo fisico abbiamo il corpo eucaristico, dal corpo eucaristico abbiamo il corpo ecclesiale e il corpo ecclesiale che fa il corpo anche eucaristico perché è l'eucaristia certo che fa la Chiesa ma è anche la Chiesa che fa l'eucaristia nella persona del ministro che è appunto il celebrante e anche con la fede, la partecipazione dei fedeli che partecipano all'eucaristia. Ci si dice infatti il corpo di Cristo e tu rispondi Amen. Anche questo ecco un piccolo richiamo, cerchiamo ecco di rispondere ogni qualvolta andiamo ad accogliere, a ricevere l'eucaristia, di rispondere anche con fede, con profondo amore all'affermazione del sacerdote il corpo di Cristo, tu rispondi Amen. Lo sottoscrivi, ci credi, grazie, lo voglio, ti amo, insomma questo Amen indica tante tante cose. Diciamolo dunque anche con fede e diciamolo anche facendolo sentire un po' anche al celebrante. Grazie. Sii membro del corpo di Cristo perché sia veritiero il tuo Amen. Sii membro del corpo di Cristo, con la tua vita, con la tua testimonianza, con la tua gioia, con la tua fede, in modo che quel Amen che dici, riferito al corpo di Cristo ma riferito anche a te, che sei membra di questo corpo di Cristo, corrisponda a verità, che sei contento e che ti impegni a vivere fuori di chiesa quello che in chiesa celebri. Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete. Porta anche a queste affermazioni del Padre che appunto ci fanno senz'altro riflettere. Siate ciò che vedete e ricevete, nell'Eucaristia, nella Comunione, ciò che siete. Siete il corpo di Cristo, siete membra del suo corpo, siete lui il suo corpo e voi ricevete ciò che siete. E siate, e qui gioca appunto sul siete, ciò che è già, e sul siate, ciò che dovete essere. Ecco, è questa sempre tensione continua che ci deve essere fra l'essere e il dover essere, ciò che siamo e ciò che dobbiamo essere, il siate. Siete e siate. Vanno insieme questi due verbi, coniugati in questa maniera, e che indicano appunto questo stretto rapporto, relazione, tra ciò che già siamo e ciò che dobbiamo tendere ad essere sempre più perfetti, sempre più santi. E ancora, Padre canta la Messa, ci dice, il Messo tra i due corpi di Cristo si fonda per Agostino, quella citazione che abbiamo visto ora, sulla singolare corrispondenza simbolica tra il divenire dell'uno e il formarsi dell'altra. Il pane dell'Eucaristia è ottenuto dall'impasto di più chicchi di grano, e il vino da una moltitudine di acimi di uva. Così la Chiesa è formata da più persone, riunite e amalgamate insieme dalla Carità che è lo Spirito Santo. Citato ancora qui Sant'Agostino. Certo è che veramente nella Eucaristia abbiamo l'azione di tutta la Santissima Trinità. Il padre che dona al figlio, che gli dona il figlio, e che accoglie anche il dono che il figlio gli fa della sua vita, di se stesso, per noi. Il figlio che obbedisce al padre, adempie la volontà del padre, e viene appunto incontro a noi, per salvarci, per farci essere uno insieme con lui. E lo Spirito Santo che con la sua potenza rende possibile tutto questo. Rende possibile quel memoriale, quella celebrazione, quella a rendere presente, attuale e efficace, quel mistero di morte e di risurrezione compiuto duemila anni fa, che viene reso attuale e presente qui ora, sull'altare ogni volta che viene celebrata l'Eucaristia. E che questo Spirito Santo non solo trasforma quel pane e quel vino nel corpo e nel sangue di Cristo, ma anche fa sì che noi che partecipiamo a quell'altare possiamo diventare uno, sempre grazie alla potenza dello Spirito Santo. Come il grano, e ancora la citazione, sparto sui colli e stato dapprima raccolto, poi macinato, impastato in acqua e cotto al forno, così i fedeli, sparsi per il mondo, sono stati riuniti dalla parola di Dio, macinati dalle penitenze e gli esorcismi che precedono il battesimo, immersi nell'acqua del battesimo e passati al fuoco dello Spirito. Anche nei riguardi della Chiesa si deve dire che il sacramento, significando causat, significando l'unione, la esprime, la manifesta, ma non solo l'acqua, quel causat è forte e realizza ciò che dice, ciò che significa, ciò che indica, ciò che manifesta. Non è solo un segno che indica una realtà assente, no, è il segno che rende presente quel pane, rende presente realmente il corpo di Cristo, quel vino consacrato e la presenza di Cristo Signore, del suo sangue. Significando l'unione di più persone in una, l'Eucaristia la realizza, non si limita solo a indicarla, no, la realizza, l'acqua, la causa, dal verbo causare, la causa. In questo senso si può dire che l'Eucaristia fa la Chiesa, fa essere la Chiesa, e la fa essere una, legata tra tutti i suoi membri, tutti i batteggiati, anche quelli che vivono all'altro capo del mondo, e che attraverso l'Eucaristia sono uniti a me, e si uniscono a me. Così anche ci fa proclamare l'inno dei Vespri nella festa del Corpus Domini. Guardate che bello! Prumento di Cristo noi siamo, Prumento di Cristo noi siamo, cresciuto nel sole di Dio, nell'acqua del fonte impastati, segnati dal crisma divino. Ecco anche qui la citazione del crisma, che richiama, sì, il crisma anche che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo, ma soprattutto il crisma del giorno della nostra Crescima. E il sacramento della Crescima è perché ti viene regalato la presenza dello Spirito Santo, perché tu possa partecipare pienamente, consapevolmente, attivamente, responsabilmente alla celebrazione dell'Eucaristia, e perché tu possa testimoniare con coraggio fuori di Chiesa quel grande dono che il Signore t'ha fatto e ti fa nella celebrazione dell'Eucaristia. È proprio vero che tutti i sacramenti vi partono e riconducono all'Eucaristia, e sarebbe interessante che sviluppassimo, forse capiterà, un giorno che potremo soffermarci su questo aspetto, che l'Eucaristia è fonte e culmine di tutti gli altri sei sacramenti. E, pertanto, è veramente il mistero centrale della nostra fede, e lo è proprio perché anche noi celebriamo la Pasqua del Signore, che è l'evento fondamentale, centrale, della vita di Cristo Signore, in particolare la sua risurrezione. Ecco, segnati dal crisma, quel segno che, indelebile, che il Vescovo ti ha messo sulla fronte il giorno della tua Crescima, è il carattere, ti ha impresso un carattere, un marchio che tu lo potrai dimenticare, lo potrai anche rifiutare, ma Dio però non te lo rifiuterà mai più, perché Dio non può pentirsi del dono che ti ha fatto. E allora diventa veramente, ecco, quel segno, quel marchio, il sigillo con il quale Dio ti dice, ecco, io sarò per sempre tuo padre, e tu sarai per sempre mio figlio, qualunque siano le vicende che poi tu anche, qualora anche giungessi a rifiutarmi, a rinnegarmi, Dio ti dice, io non ti rinnegherò mai, ti aspetterò, ti ricercherò. Certo, c'è un limite anche a questo, ed è il limite del momento della nostra morte. Da quel momento poi le cose diventano definitive per noi. Stegnati dal crisma divino, frumento di Cristo noi siamo. Anche qui, cresciuto nel sole di Dio, nell'acqua del fonte impastante. Vedete quante realtà di questo mondo qui in questa, vengono sintetizzati in questa strofa che è del corpus domini, dei vesti del corpus domini. Si parla di frumento, si parla di noi, si parla di crescita, si parla del sole, che è Dio, dell'acqua, del fonte, impastati, il segnale, il sigillo del crisma dello Spirito. In pane trasformaci, o Padre, per il sacramento di pace. Ecco, la prima parte della strofa è un prendere coscienza di quello che siamo, e in questa seconda parte c'è invece l'aspetto di auspicio, di impegno, di ciò che dovremmo essere e diventare. In pane trasformaci, o Padre, per il sacramento di pace. Qui pace è la pacificazione, Dio che ci pacifica con sé, che ci perdona, ci riconcilia con sé. Abbiamo appena iniziato il tempo della quaresima e dunque sappiamo che è tempo di riconciliazione, di Dio con noi, di noi con Dio, di noi fra di noi. Un pane, uno Spirito, un corpo, la Chiesa una Santa, o Signore. Vedete anche qui la presenza della Santissima Trinità, un solo pane che è dono, che viene dal Padre. Uno Spirito è lo Spirito di amore, un corpo che è Gesù Cristo, di che il corpo di Cristo, Lui è il nostro Capo, la Chiesa una Santa, o Signore. Sant'Agostino scrive della Chiesa, dell'Eucaristia e della Chiesa, nel commento al Vangelo di Giovanni, o sacramento di pietà, o segno di unità. Qui sacramento di pietà è la pietas, e cioè è il legame con Dio, è l'essere in questo dialogo, in questa situazione di nesso con Dio, di profondo e intenso legame che Dio ha con noi, e noi con Lui, è la pietas, ed è dunque la pietas è la fede, è la virtù della religione, è questo essere in contatto con Dio, essere connessi con Dio. Dio è connesso con noi e noi con Lui, o segno di unità, o vincolo di carità, l'Eucaristia. Chi vuol vivere ha dove vivere, ci dice Sant'Agostino. Ad onde attingere la vita? Da dove se non da Lui, da Cristo? Si accosti, creda, sarà incorporato, incorporato, sarà vivificato. Sono espressioni certo molto belle che ci fanno riflettere e che indicano proprio questo tipo di relazione speciale che l'Eucaristia fa di noi con Dio e di noi fra di noi. Sarà incorporato, qui all'unione con Cristo, che siamo incorporati a Lui, sarà vivificato dalla potenza dello Spirito Santo. Ancora un altro aspetto. Pane e Eucaristia, cibi indispensabili. La Bibbia considera il pane come dono di Dio, un mezzo di sussistenza così essenziale che mancare di pane significa, corrisponde all'esaurimento delle possibilità di vita. Certo, è un altro contesto questo della Bibbia dove appunto per loro il pane era il principale, essenziale, fondamentale mezzo di sussistenza, uno, un mezzo indispensabile. Quello che invece oggigiorno manca un pochettino a noi, perché in molte situazioni su molte delle nostre tavole non c'è il pane, ci sono altre sostanze, altre vivande, ma molte volte manca il pane. L'abbiamo un po' fatto diventare la causa di certi mali e quindi collegandolo forse anche un po' troppo all'ingrassare e tuttavia però vediamo che i panifici hanno ancora una vitalità all'interno dei nostri paesi, delle nostre città, soprattutto quando si tratta di pane un po' speciale, fatto con modalità un po' diverse rispetto al pane comune e pertanto ha ancora una forza attrattiva di una certa rilevanza. E comunque nella Bibbia era un elemento indispensabile, mancando il pane era come se mancasse la vita, la possibilità di vivere, di continuare a vivere. Nella preghiera del Padre Nostro che Cristo insegna ai Suoi discepoli, la richiesta del pane quotidiano sembra quindi riassumere tutti i doni che ci sono necessari. In questo pane quotidiano possiamo intendere quello che diciamo nella preghiera del Padre Nostro, intendiamo certo anche il pane materiale, ma intendiamo anche e soprattutto il pane eucaristico, il pane che è Cristo Signore, e attraverso di Lui anche tutti gli altri doni che il Signore ci elargisce in continuazione, di cui forse molte volte non abbiamo consapevolezza, coscienza, e di questi neanche ringraziamo il Signore. E allora Papa Francesco ci dice tutto quello che abbiamo nel mondo non sazia la nostra fame di infinito. Abbiamo bisogno di Gesù, di stare con Lui, di nutrirci alla Sua mensa, alle Sue parole di vita eterna. Questa è l'omelia che Lui ha fatto, Papa Francesco, nell'agosto 2015. Veramente tu hai parole di vita eterna. Dovremmo dirlo di frequente al Signore Gesù. Tu hai parole di vita eterna. Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Abbiamo bisogno di questa parola di vita eterna. Abbiamo bisogno di Gesù, di stare con Lui alla Sua presenza, davanti al tabernacolo, di nutrirci alla Sua mensa, alle Sue parole, parole che sono di vita eterna. E già che noi possiamo pregustare già qui su questa terra, e già possiamo appunto avere un po' una pregustazione, un antipasto. C'è un altro aspetto che mi piace evidenziare circa il pane eucaristico. È cibo scandaloso. Vediamo il perché e in che senso. Per i Giudei, quanto Gesù proponeva era, a dir poco, scandaloso. Già si faceva piuttosto fatica a credere che, in Gesù, Dio si era fatto uomo e che il Padre si stesse preparando nel Figlio a dare la propria vita sulla croce. Certo, questi Giudei contemporanei di Gesù si sono trovati di fronte a un dilemma che non era certo molto semplice, a una situazione veramente di grande scandalo. Facevano certo fatica a credere che in quell'uomo, il figlio del Paleniano, un uomo come gli altri da un punto di vista esteriore, che quello fosse il Figlio di Dio. E questo era appunto il dramma, il problema che, appunto, di fronte al quale si sono trovati davanti, e alcuni hanno creduto, prendiamo ad esempio gli Apostoli, Maria Santissima stessa, ma tanti altri no. Come potevano credere che in quell'uomo fosse, che quell'uomo fosse il Figlio di Dio? Certo faceva anche dei miracoli, quelli li avrebbe potuti e dovuti anche portare un po' alla fede, ma anche per quelli situazioni non tutti erano pronti ad abbracciare quella fede in Cristo Gesù. Ma non si è limitato solo a presentarsi come uomo creando un'enorme difficoltà nell'accoglierlo e nel riconoscerlo come Figlio di Dio. Ma addirittura poi aveva annunciato, e poi l'ha attuato, è andato a morire in croce, lui Dio che si sacrifica e che muore. Anche questo poteva e doveva essere un grande scandalo per i Giudei, come lo è stato e come lo è anche tuttora, perché ancora oggi essi non credono, non affermano che Gesù sia il Figlio di Dio. È vero che è morto, perché è stato ucciso per mani di alcuni di loro, però anche il fatto della risurrezione non certo lo affermano gli ebrei, lo affermiamo noi cristiani. Dare quindi, è uno scandalo anche questo dare la propria vita per noi morendo sulla croce, pensando che poi la croce era per i peggiori malfattori e dunque è stato immolato come il peggiore dei malfattori. Ma era ed è totalmente inaccettabile, tanto per la mentalità dell'epoca quanto per una certa cultura che esiste ancora ai nostri giorni, pensare che Gesù potesse dare da mangiare la sua carne e da bere il suo sangue utilizzando un tipo di cibo molto umile, molto semplice. Questo è ancora di più scandaloso e infatti dopo aver moltiplicato i pani e i pesci, quando Gesù nel Vangelo di Giovanni fa l'annuncio della Eucaristia, che avrebbe istituito poi poco più in là, e loro effettivamente quanti volevano farlo re, prima perché aveva moltiplicato i panni e i pesci, poi di fronte a queste affermazioni, io sono il pane di vita, chi mangia di me vivrà per me e via dicendo si sono trovati di fronte a uno scandalo, a una situazione talmente scandalosa che in questa situazione non si sono azzardati a lapidare il Signore Gesù o ad ucciderlo, ma certo è che hanno preferito, avendo usufruito del miracolo della moltiplicazione dei panni e dei pesci, hanno preferito lasciarlo solo, andarsene via la tetichella e considerandolo un po' pazzoide, un po' pazzo. Ed effettivamente era una situazione veramente incresciosa, inaccettabile soprattutto appunto in quel contesto. E poi anche perché Lui si è presentato e si è reso presente in mezzo a noi in una maniera molto umile, molto dismessa, molto semplice, e loro che aspettavano il Messia. E comunque c'è anche da dire che non tutti si lasciarono vincere da questa difficoltà e da questo scandalo e alcuni invece lo seguirono, credettero in Lui. Il pane del perdono. Il pane richiama il pane del perdono chiesto e del perdono donato, come quello chiesto dal convertito Fra Cristoforo ai parenti del suo avversario ucciso. Qui siamo nel romanzo dei promessi sposi. Un pane conservato per decenni nell'umile sporta e consegnato come un testamento a Renzo e Lucia, poi protagonisti di questo romanzo del Manzoni. Il pane dunque del perdono chiesto e del perdono donato, non solo chiesto ma anche donato. Il concilio di Trento in questo senso parla dell'Eucarestia come di antidoto per mezzo del quale siamo liberati dalle colpe quotidiane e preservati dai peccati mortali. Effettivamente con l'Eucarestia ci viene, essendo un sacramento, ci viene data anche una grazia particolare e speciale che noi chiamiamo la grazia sacramentale, che è legata a quel determinato sacramento. Il consiglio di Trento esplicita un po' questa grazia sacramentale in uno dei suoi effetti benefici e cioè che è l'antidoto, quello che ti tiene lontano, almeno ecco ti si offre la possibilità, l'occasione, di star lontano dal peccato, sia dal peccato veniale ma soprattutto dal peccato mortale. Dunque ecco la celebrazione eucaristica ha anche questo grande merito e cioè si rende un po' immune, si dà la possibilità di resistere, di non cedere alle tentazioni, di non cadere nel peccato e quindi ti irrobustisce. È come il cibo per il nostro corpo materiale, quando il nostro corpo è debilitato perché non è sufficientemente in buone condizioni di salute, perché non hai mangiato o perché hai mangiato male e via del genere, beh certo i rischi in un corpo debilitato, i rischi di ammalarsi, il rischio di avere complicazioni sanitarie, beh senz'altro è maggiore il rischio, proprio perché trova il tuo corpo che è debilitato, che non è in buona forma, che non è ben alimentato, che non è ben sostenuto da questo cibo materiale. E quindi ecco un po' il fatto di questo aspetto fondamentale che appunto è la grazia sacramentale che ti viene regalata proprio con la celebrazione dell'eucaristia. Ti viene donata una forza, un coraggio, una capacità, una grazia per resistere con maggiore forza e con maggiore energia ai peccati e alle varie situazioni che ti possono appunto succedere nel corso della tua giornata, della tua settimana. Il concilio di Trento nello stesso tempo richiede che colui il quale ha sulla coscienza un peccato grave, mortale, non si accosti alla comunione eucaristica prima di aver ricevuto di fatto il sacramento della riconciliazione. Appunto, ma come può avvenire che uno si accosti all'eucaristia col peccato grave quando appunto tu accostandoti all'eucaristia, alla comunione, tu dici che sei contento che il Signore venga nel tuo cuore, che sei in sintonia con lui, che sei ben felice e poi invece in un comandamento del Signore, in un suo insegnamento, tu hai preferito fare di testa tua in una materia grave, in un comandamento grave. Tu quindi hai rotto un po' sul piano del comportamento, hai rotto il tuo legame con Dio e quindi prima devi ripristinare questo legame per poter poi accedere alla santa comunione. E questo legame viene ripristinato con quell'altro sacramento che il Signore ci ha istituito, ci ha donato, che appunto è il sacramento dell'eucaristia, il sacramento della riconciliazione, scusate, è il sacramento della confessione che ti rende possibile l'accesso con animo puro all'eucaristia. Ecco pertanto le parole di San Paolo. Ciascuno pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice. Esaminiamo prima bene la nostra coscienza e poi mangi di questo pane e beva di questo calice. Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore mangia e beve la propria condanna. Qui appunto ancora ci ricorda San Paolo quanto sia fondamentale accostarci alla santa comunione con animo puro, almeno libero dal peccato mortale. Nello stesso tempo anche quando si è colpevoli di soli peccati veniali, è quanto mai necessario che almeno una volta al mese possiamo lavare la nostra anima da tutta la polvere depositatasi, così da accogliere Cristo e l'eucaristia con la purezza che egli merita e che egli anche chiede. Almeno una volta al mese, certo lo possiamo fare anche più di frequente, però a noi che ci accostiamo tutte le domeniche alla santa comunione partecipando all'eucaristia, ma arrivando però anche puntuali all'eucaristia, ecco almeno una volta al mese un bel lavaggio ci vuole e ci sta bene, perché abbiamo bisogno anche di offrire al Signore, almeno ogni tanto, la purezza di un cuore pronto ad accoglierlo con l'assenza del peccato anche veniale. Diamogli un po' questa possibilità al Signore e lui appunto che poi anche saprà offrire molto e molto di più proprio lì dove lui trova un cuore puro. L'eucaristia perdona sì i peccati veniali, ad esempio col rito penitenziale. Quale rito penitenziale all'inizio della messa, qui è importante che tutti partecipiamo all'inizio quando andiamo a partecipare alla messa arrivando puntuali, certo quel rito penitenziale è molto di più della richiesta di perdono personale che uno può fare per conto suo alla sera durante il giorno, però è anche di meno rispetto a quella che è la celebrazione sacramentale della confessione anche per i peccati veniali. Ma è anche necessaria, come qui si dice, la confessione frequente anche dei peccati veniali, mediante il ricorso abituale, umile e fiducioso al sacramento della penitenza, in quanto tale sacramento accresce la grazia, appunto sacramentale, il sacramento della confessione, corrobora le virtù, aiuta a mitigare le tendenze negative ereditate a motivo del peccato originale e aggravate da peccati personali, forma una retta coscienza, vedete quante cose il sacramento della riconciliazione ci fa appunto fare e ottenere, forma una retta coscienza e offre il dono della serenità e della pace per il fatto stesso che aumenta la grazia. Bene, io mi fermerei qui avendo toccato anche questo particolare legame tra la celebrazione e anche il sacramento della riconciliazione e della confessione. Bene, attendo le vostre riflessioni, le vostre domande. Grazie del vostro ascolto.