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09 - Pane_ Significati [N.24 al N.26] (192kbit_AAC)

09 - Pane_ Significati [N.24 al N.26] (192kbit_AAC)

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The speaker discusses the significance of the Eucharist in Christianity, emphasizing its connection to the body and blood of Christ. They mention that receiving the Eucharist allows believers to become one with Christ and to share in his divinity. The speaker also highlights the importance of faith and love in experiencing the true meaning of the Eucharist. They mention that the Eucharist strengthens charity and plays a significant role in the sacraments of marriage and ordination. Overall, the speaker emphasizes the transformative power of the Eucharist and encourages believers to approach it with faith and love. Volevo fare la sintesi di quello che finora abbiamo fatto. Vedete qui nella slide i vari significati che l'avvento del Cristianesimo ha portato, segno di Dio, segno di un dono divino, mistero pasquale, l'unione con Cristo tra di noi, lo riprenderemo anche questa sera, richiama lo status del pellegrino, alcuni aspetti dell'amore, la purezza, l'incarnazione, frutto della terra e del lavoro dell'uomo, pane dato a tutti, pane e manna con la prefigurazione buon profumo, il pane del cielo, pane azimo per l'Eucaristia, Cristo picco di grano, due pani, due menfe. Chiedo scusa, è rimasta la slide fino al numero 5 sullo schermo. Come mai? Adesso? E' ancora fermo alla 5. Perchè? Adesso? E' andato avanti? No, è rimasta sempre la prima pagina, la prima slide. Ancora? Eh sì, ecco, no, è cambiato pagina, 6.14. Però il problema è che non so da dove l'ha presa quest'altra. Allora, insomma, se compiutano ogni tanto, poi, qui vedete il 15? No, il 15 no. 16, 17 neanche? No, no, no, la seconda pagina da 6 a 14. Ma guarda, dal 6 a 14 la vedete, sì. Adesso non più. Adesso non più. C'è una pagina bianca. Adesso la vedete tutta intera? Eh no, c'è la slide con il calice e il pane. Allora, vabbè, lasciamo perdere la sintesi, andiamo allora, vediamo se andando avanti. Adesso la slide è solo l'immagine? Sì, solo l'immagine. Ecco, allora andiamo avanti, ok. Vedete adesso il 24 col cuore e con sanguigna di Cristo? No, il titolo no. Il titolo no. Perché? Allora, scusate, c'è un qualche problema tecnico. Facciamo così, usciamo e poi rientriamo. E poi rientriamo. E poi andiamo alla slide giusta. Vediamo se ora cosa vedete. Adesso cosa vedete? 6.14. Come? I punti significati dal 6 al 14. Adesso la prima pagina 24 con corporeo e con sanguigna di Cristo. Allora, adesso dovremmo appunto procedere. Se c'è qualche intocco, signor Filippo, me lo segnali, grazie. Sì, senz'altro. Dalle catechesi di Gerusalemme, poiché egli Cristo ha proclamato e detto del pane questo è il mio corpo, chi oserà ancora dubitare? È un'antica catechesi questa, dei primissimi secoli della fede cristiana, e che è una catechesi indirizzata ai fedeli di Gerusalemme. Chi oserà ancora dubitare dal momento che Cristo ha proclamato questo è il mio corpo? E poiché egli ha affermato e detto questo è il mio sangue, chi mai dubiterà affermando che non è il suo sangue? Qui naturalmente i primi cristiani si rifacevano al fatto che Gesù Cristo è la verità. Non può che dire la verità, non può ingannarsi, non può ingannare, perché egli è il figlio di Dio. E dunque si basavano molto su questa fede che lui è il figlio di Dio e quindi è la verità per eccellenza e questa verità la condivide con noi. Perciò giustamente ci invitano questi primi cristiani a riceverlo con tutta certezza quel pane e quel vino come corpo e sangue di Cristo. E poi aggiungono? Nel segno del pane ti viene dato il corpo, nel segno del vino ti viene dato il sangue. Perché ricevendo il corpo e il sangue di Cristo tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. Ecco questi sono due termini che evidenziano una grande verità che è sì misteriosa ma che è però anche reale. È questa presenza reale di Cristo che consente appunto a chi si civa del suo corpo e del suo sangue di diventare concorporeo e consanguineo di lui, di Cristo stesso. È Cristo che ci attira a sé, che ci trasforma in sé, a tal punto che San Paolo poi in una sua lettera dirà non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me. Avendo ricevuto in noi il suo corpo e il suo sangue ci trasformiamo in portatori di Cristo. Cristofori è anche il termine che viene utilizzato da molti cristiani per indicare questo essere noi portatori di Cristo. Cristofori, anzi secondo San Pietro diventiamo consorti della natura divina. Noi, natura umana, consorti della natura divina. Proprio grazie all'essere partecipi del corpo e del sangue di Cristo. C'erano anche nell'antica alleanza pani dell'offerta. Sempre la Catechesi di Gerusalemme ci illustra. Ma poiché appartenevano all'Antico Testamento ebbero termine. Certo erano pani semplicemente dell'uomo, che avevano la loro importanza come offerta del popolo di Israele, ma nello stesso tempo erano pani semplicemente materiali. Qui invece abbiamo il pane che è il corpo di Cristo. Nel Nuovo Testamento c'è un pane celeste, e una bevanda di salvezza che santificano l'anima e il corpo. Come infatti il pane fa bene al corpo, così anche il verbo giova immensamente all'anima. Perciò non guardare, e l'invito ancora di questi primi cristiani di Gerusalemme, non guardare al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e comuni elementi. Ecco, questo dovrebbe essere lo sguardo di fede che noi dovremmo esprimere proprio durante l'Eucaristia, sapendo andare un po' al di là degli aspetti umani, anche dell'aspetto stesso umano del celebrante. Dovremmo essere capaci di andare al di là per cogliere quello che è il grande mistero che gli si celebra, e soprattutto cogliere colui che è il soggetto prioritario, primario di azione, il protagonista principale nell'Eucaristia, che è appunto Cristo. Cristo che è il sacerdote lui per eccellenza, e che è lui stesso anche la vittima, che si offre al Padre per noi e per la nostra salvezza. Ecco, è questo sguardo di fede, di amore, che dovremmo essere capaci di esprimere ogni qual volta partecipiamo all'Eucaristia, senza soffermarci, torna a dire, su quelle che sono le dimensioni, gli aspetti umani, ma accogliendo il mistero che lì si celebra e che va ben oltre. E proprio al momento della consacrazione, quando il sacerdote innalza quell'ospia e poi quel calice, è lì che dovremmo con i nostri occhi inviare come dei fulmini, delle saette, dei lampi di fede, di amore, su quell'ossia consacrata. E se convergiamo noi tutti che partecipiamo alla Messa, se convergiamo con i nostri occhi su quell'ossia, beh, ancora di più, allora si esprime non solo la nostra unità con Cristo Signore, ma anche l'unità anche fra tutti quanti noi, che guardando quella stessa ostia ci uniamo anche fra di noi, diventiamo uniti anche in una maniera molto misteriosa, ma anche molto bella, diventiamo un cor solo e un'anima sola e uno sguardo solo, indirizzato, uniti tutti su quell'ostia, su quel calice. Sono il corpo e il sangue di Cristo, quel pane e quel vino, e noi lo affermiamo perché ce l'ha insegnato, ce l'ha assicurato Cristo Signore, che non inganna e non si può ingannare e non inganna. Anche se i sensi ci fanno dubitare, sì, può essere che i nostri sensi ci facciano dubitare, la fede però deve renderti certo e sicuro. È questo sguardo di fede che è la nostra certezza di fede, che sa andare ben oltre anche i dubbi eventuali che potessero sorgere. Signor mio e Dio mio, possiamo anche dire, io credo in te oh Dio, ma tu aumenta la mia fede. Bene istruito su queste cose e animato da saldissima fede, credi che quanto sembra pane, pane non è. Vedete quanto anche sono forti queste affermazioni di questi primi fedeli cristiani di Gerusalemme. Avevano dunque ben capito e avevano ben fondata la loro fede sulla parola di Cristo. Pane non è, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo. Credi che quanto sembra vino, vino non è, anche se così si presenta al palato, ma sangue di Cristo. Di queste divine realtà, già in antico David diceva nei Salmi, il pane che sostiene il suo vigore è l'olio che fa brillare il suo volto. Già il salmista David, appunto, evidenzia la forza che scaturisce da questo pane e la bellezza che dona al volto l'olio. Ebbene, sostieni la tua anima prendendo quel pane come pane spirituale e fa brillare il volto della tua anima. È una bella testimonianza di fede che ci invita appunto a rafforzare la nostra fede così che ci sentiamo in sintonia maggiormente con quel dono del pane eucaristico e del vino eucaristico. Altro elemento, il pane dà forza alla carità. E quindi vediamo un po' come questo pane eucaristico rafforzi il nostro impegno caritativo, il nostro impegno di amore. Partiamo con quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 1394. Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l'eucaristia fortifica la carità che nella vita di ogni giorno tende a indebolirsi. Qui carità è intesa in senso molto vasto, che non è semplicemente l'elemosi da l'attenzione, il dono che facciamo al nostro prossimo, ma carità e qui si intende anche e soprattutto l'amore, la capacità di amare. Ecco, come il cibo del corpo tende a rafforzare, a restaurare, a ridonare le forze perdute, così ecco l'eucaristia fortifica il nostro impegno di amore sia verso Dio sia verso il nostro prossimo. Uno degli elementi, ad esempio, fondamentali che non dovremmo mai dimenticare è il chiederci, ad esempio, perché il sacramento del matrimonio, il sacramento dell'amore tra un uomo e una donna, perché viene celebrato nell'eucaristia? Perché lì nasce questa unione sacramentale tra un uomo e una donna, nasce nell'eucaristia, trova il suo culmine nell'eucaristia, trova il suo alimento, soprattutto settimanale, nell'eucaristia, trova il suo modello anche nell'eucaristia. Questa comunione coniugale che nasce, si alimenta, si modella, si alimenta, si culmina nell'eucaristia, nella comunione eucaristica. Vedete anche la corrispondenza dei termini in italiano, comunione coniugale, familiare e comunione eucaristica. Le due realtà, i due sacramenti sono intimamente connessi. Questo è vero per il sacramento del matrimonio, ma questo è vero anche per il sacramento dell'ordine. Anch'io sia come diacono, sia come prete, sacerdote, sia come vescovo, sono nato, nasco nella eucaristia, nella celebrazione eucaristica. Il sacramento dell'ordine, nei suoi tre gradi, livelli, viene appunto donato appunto nella celebrazione eucaristica. Questo ci dice quanto anche la nostra realtà, il nostro servizio, sia verso la comunione coniugale, familiare, e sia verso la comunione ecclesiale, trovi il proprio fondamento, la propria origine, la propria fonte in questo grande sacramento che è appunto l'eucaristia. E allora è lì che poi, sia noi come sacerdoti, sia voi come sposi, è lì nell'eucaristia che ci alimentiamo, che recuperiamo le nostre forze, che risorgiamo a nuova anche vita, proprio grazie a questo dono dell'eucaristia. La carità così vivifica, così vivificata, cancella anche i peccati veniali. Donandosi a noi, Cristo ravviva il nostro amore e ci rende capace di troncare gli attaccamenti che possono essere appunto gli attaccamenti al male. Scrive San Fulgenzio di Ruste, Cristo è il nome morto per noi per amore. Perciò quando facciamo memoria della sua morte, durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo quale dono d'amore. Ora, questa comunione di amore che si verifica nell'eucaristia è frutto e dono dello Spirito Santo. Questo Spirito Santo che opera la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, è lui anche lo stesso Spirito Santo che riunisce noi, pur essendo molti, diversi, per età, per cultura, per tradizioni, per famiglie, eppure ci riunisce in un cuor solo e in un'anima sola, in un corpo solo, nella famiglia di Dio che è appunto la Chiesa, la famiglia dei battezzati. E' questo Spirito Santo che fa essere uno e che è fonte di unità della stessa Chiesa. Pertanto vedete quanto sia meravigliosa l'opera dello Spirito Santo nella celebrazione eucaristica. La nostra preghiera chiede quello stesso amore per cui Cristo si è degnato di essere crocifisso per noi. La nostra preghiera durante l'eucaristia chiede quello stesso amore per il quale Cristo ha dato la sua vita per noi. E come Lui è stato capace di dare la sua vita per noi, e nella celebrazione eucaristica questo dono della sua vita viene attualizzato, viene reso presente, efficace, attuale, ecco, anche noi siamo chiamati a diventare capaci di donare la nostra vita agli altri, incominciando anzitutto dalle persone che ci stanno vicine e naturalmente, ad esempio nel sacramento del matrimonio, la capacità di donare la vita alla propria moglie, al proprio marito. Questa è una delle domande che quando incontro i fidanzati che si stanno preparando tra poche settimane, pochi mesi, alla celebrazione del matrimonio, ecco io pongo appunto questa domanda. Voi sapete, dico, che il sacramento del matrimonio si celebra durante la messa. Nella messa Cristo si dona a noi e al Padre, dona la sua vita per noi, per la nostra salvezza. E allora? E allora Cristo ti chiede, a te che stai per sposarti in chiesa durante la celebrazione eucaristica, ti chiede, sei pronto, sei disposto a dare la tua vita per la tua moglie, per il tuo marito. Questo è anche un senso e un valore che acquista il sacramento del matrimonio celebrato durante la messa. E questa capacità di donare la propria vita alla propria moglie, al proprio marito, beh, dovrebbe essere sempre anche presente, anche dopo un anno di matrimonio, dopo cinque anni, dopo vent'anni, dopo quarant'anni, dopo sessant'anni di matrimonio e anche di più. Questa dimensione, questa... perché è vero, noi possiamo e dobbiamo essere pronti a dare la vita per chi è all'altro capo del mondo, ma la nostra disponibilità verso tutti quelli che sono all'altro capo del mondo non sarebbe credibile, questa disponibilità, se poi non siamo capaci o disponibili a dare la vita con chi ci sta a fianco, con chi, soprattutto nel sacramento del matrimonio, ha giurato di essere una cosa sola, marito e moglie, finché morte non vi separi. Pertanto ecco che l'Eucaristia suggella un po' questa disponibilità e la rende anche credibile possibile. E ancora, questa lettera ci dice anche noi, mediante la grazia dello Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al mondo e il mondo a noi. Avendo ricevuto il dono dell'amore, moriamo al peccato e viviamo per Dio. Il celebrare l'Eucaristia ci impegna ancora di più a vivere nell'amore e quindi ad evitare anche il peccato. Evitare il peccato è indispensabile, ma va poi anche completato con il fare il bene, perché il solo non fare il male è un po' limitativo, non è ancora completo. Il nostro impegno non deve essere solo evitare il male, ma il nostro impegno di credenti, di cristiani che amano Gesù Cristo e che celebrano l'Eucaristia è quello di fare anche il bene, ricercando anche il meglio e ricercando anche l'ottimo, in quanto anche nel bene c'è una gradazione, come anche nel male. Noi abbiamo, da un punto di vista della fede cristiana, una gradazione. Abbiamo ad esempio i peccati mortali, abbiamo ad esempio i vizi capitali, abbiamo ad esempio i peccati deniali e così anche nel fare il bene. Abbiamo da ricercare il bene, abbiamo da ricercare e attuare il meglio e abbiamo da ricercare e attuare l'ottimo. Dunque anche qui abbiamo una diversa gradazione che dobbiamo appunto perseguire per vivere sempre di più nella pienezza di Dio, perché Dio è il sommo bene, è la santità per eccellenza, e noi dobbiamo tendere anche noi ad essere santi e perfetti come è perfetto Lui. Papa Francesco ci invita a riflettere su questi aspetti. Si comprende la richiesta di Gesù ai Suoi discepoli. Voi stessi date loro da mangiare. Si riferisce qui Papa Francesco alla moltiplicazione dei pani, dei pesci, citando Marco, capitolo VI, e aggiunge Papa Francesco e ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, quindi la collaborazione, essere collaborativi in questo senso, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. Questo è quanto Lui nelle Vangeli Gaudium, la gioia del Vangelo al numero 188, ci scrive. Per cui vedete che anche qui Papa Francesco richiama a una carità concreta, collaborativa e attenta anche ai gesti più semplici e quotidiani di solidarietà. Il pane, il cibo ordinario quotidiano prefigura la straordinaria gloria del cielo. Anche questo è un aspetto che penso sia interessante da tenere in considerazione e da approfondire sempre di più. Qui, anzitutto, inizio con San Giovanni Paolo II che in un'udienza generale del settembre del 2000 così ebbe a dire L'Eucarestia è la suprema celebrazione terrena della gloria. Grande insieme umile celebrazione della gloria divina che è l'Eucarestia. Grande perché è l'espressione principale della presenza di Cristo in mezzo a noi. Lui è tutti i giorni sino alla fine del mondo e per attuare questo suo essere con noi lui ha istituito appunto l'Eucarestia. Sapete che l'Eucarestia ha varie finalità, vari significati qui viene evidenziato la sua presenza reale che non è una presenza solo così spirituale ma è una presenza reale e eucaristica e finché appunto c'è questo mondo ci sarà anche sempre almeno un vescovo almeno un prete che renderanno attuale questa promessa di Cristo di essere sempre con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Umile dice ancora San Giovanni Paolo II perché affidata ai segni semplici e quotidiani del pane Questa esaltazione, questa presenza della gloria di Dio è una presenza umile e qui mi sembra proprio di comprendere che Gesù Cristo, scegliendo questa strada dell'umiltà abbia voluto in certo qual modo rispettare la nostra condizione umana re abbassandosi anche al nostro livello non solo con l'incarnazione nel grembo della Vergine Maria facendosi uomo ma anche facendosi presenza eucaristica fino alla fine dei tempi è un altro segno e continuazione di questa umiltà che Cristo ha attuato nell'incarnazione per cui mi sembra che l'abbiamo già visto qualche mese fa c'è una stretta relazione fra l'incarnazione nel grembo della Vergine Maria e l'incarnazione che Gesù Cristo attua nel segno del pane e del vino due modalità umili di essere in mezzo a noi è il segno della grande umiliazione insieme poi anche all'altro gesto della condivisione della nostra sofferenza e della nostra morte lui stesso ha voluto umiliarsi accettando la sofferenza, la passione, la morte però vincendo anche il tutto con la sua risurrezione umile dunque nella semplicità e quotidianità del pane e del vino, cibo e bevanda ordinari della terra di Gesù e di molte altre regioni, tra cui anche le nostre occidentali in questa quotidianità degli alimenti l'eucaristia introduce non solo la promessa ma il pegno della gloria futura qui è bella anche la citazione latina future glorie nobis pignus datur ci viene data, regalata, citando San Tommaso d'Aquino il pegno, la garanzia, un anticipo, una prefigurazione un pegno di questa gloria futura ecco l'eucaristia dunque non è solo una promessa ma è anche un pegno concreto, reale di questa gloria futura e ancora San Giovanni Paolo II è in dubbio che la celebrazione più alta della gloria divina sta oggi nella liturgia anche questo è un aspetto che forse molte volte non è proprio del tutto alla nostra attenzione celebrando l'eucaristia noi anche pregustiamo, anticipiamo riceviamo il pegno di questa gloria futura nella maniera più alta a noi disponibile che il Signore ci regala e ci concede poiché la morte di Cristo in croce e la sua risurrezione costituiscono il contenuto della vita quotidiana della Chiesa e il pegno della sua Pasqua Eterna la liturgia ha come primo compito quello di ricondurci instaccabilmente sul cammino pasquale aperto da Cristo vedete come anche qui San Giovanni Paolo II evidenzi l'aspetto primario che non è quello assembleare che non è l'attenzione su di noi ma è quello dell'attenzione sul cammino pasquale che Cristo attualizza nella celebrazione eucaristica questo aspetto l'abbiamo già evidenziato varie volte ma direi che è sempre di un'attualità e di un'importanza capitale il fatto di riconoscere che nella celebrazione eucaristica noi attualizziamo il mistero pasquale di Cristo quell'evento compiuto duemila anni fa per la potenza dello Spirito Santo non per la bravura del prete o la fede dei presenti no, ma è per la potenza dello Spirito Santo viene reso presente attuale, efficace lì sull'altare quell'evento della morte e della risurrezione di Cristo ed è per quello che il sacerdote subito dopo la consacrazione dice mistero della fede e i partecipanti a questo mistero rispondono celebriamo la tua morte Signore proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta in cui si accetta di morire per entrare nella vita e qui lui cita questa lettera apostolica vigesimus quintus annus e poi aggiunge ora, questo compito si esercita anzitutto per mezzo della celebrazione eucaristica la quale rende presente la Pasqua di Cristo e mi comunica il dinamismo ai fedeli così il culto cristiano è l'espressione più viva dell'incontro tra la gloria divina e la glorificazione che sale dalle labbra e dal cuore dell'uomo ecco, se riflettessimo e pensassimo un po' di più anche a questo aspetto quando celebriamo l'eucaristia è l'incontro, l'espressione più viva di questo incontro il Papa ci dice non c'è un'altra espressione così alta, così profonda così vera, così reale di questo incontro tra la gloria divina Cristo risorto che ora vive risorto per tutta l'eternità e la glorificazione che sale dalle nostre labbra e dal nostro cuore alla gloria ancora è il Papa che ci invita a riflettere alla gloria del Signore che riempie la dimora del Tempio con la sua presenza luminosa confronta l'Antico Testamento, l'Esodo deve corrispondere il nostro glorificare il Signore con animo generoso c'è la dimensione discendente di Dio che si manifesta che ci dona un pegno della sua gloria nella celebrazione a cui deve corrispondere una dimensione ascendente che è la nostra glorificazione glorificare il Signore con il nostro animo generoso ancora il Catechismo a questo riguardo ci dice nel numero 1402 in un'antica preghiera la Chiesa acclama il mistero dell'Eucarestia O sacrum convivium in co Christus sumitur recolitur memoria passionis eius mens in pletur grazia et future glorie nobis pinus datur tradotto in italiano, eccolo O sacro convito nel quale ci nutriamo di Cristo si fa memoria della sua passione l'anima è ricolmata di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura vedete quanto è bella anche questo inno questa preghiera molto antica che potremmo anche farla nostra e recitarla frequentemente lui ci nutre Cristo prima con la sua parola poi con il suo corpo e il suo sangue e ci nutre anche con il dono della sua vita morendo e risorgendo celebrando, attuando il mistero pasquale e dunque è sempre Cristo che ci dona se stesso morendo e risorgendo offrendoci la sua parola ecco tutta la prima parte della messa la liturgia della parola su cui mi raccomando sono già ritornato varie volte su questo argomento cerchiamo di arrivare puntuali e di prestare attenzione la dovuta attenzione la totale attenzione e quindi non distraiamoci andando a confessarci durante la messa o guardando in giro o facendo altro durante la messa è Cristo che ci nutre è lui sempre e ci dona il pegno della gloria futura partecipando alla messa dunque noi in un certo senso anticipiamo regustiamo e mettiamo anche un po' la caparra di questa gloria futura il pegno se l'eucaristia è immemoriale sempre San Giovanni Paolo II se l'eucaristia è immemoriale della Pasqua del Signore se mediante la nostra comunione all'altare veniamo ricolmati di ogni grazia e benedizione del cielo l'eucaristia è pure anticipazione della gloria del cielo già la pregustiamo un po' questa gloria del cielo è vero o non è vero? riusciamo a pregustarla ogni qual volta partecipiamo all'eucaristia ci pensiamo molte volte ci chiediamo come sarà la gloria del cielo ecco, nell'eucaristia partecipando all'eucaristia hai già un barlume hai già un pezzetto puoi già pregustare come anticipare gustare in anticipo un po' di questa gloria del cielo vedete che qui siamo ben lontani dal vedere la Messa come un peso come un fardello che purtroppo invece molte volte percepiamo in noi stessi e percepiamo anche in tanti cristiani per cui se se quello capitasse e un giorno non possiamo partecipare alla Messa perché siamo ammalati beh, dovremmo sentire un po' il dispiacere dovremmo sentire il dolore intenso dentro di noi di non poter condividere l'eucaristia domenicale e quindi di non poter pregustare, anticipare gustare un po' il pegno di questa gloria futura dovremmo sentirlo, almeno il dispiacere forte dentro di noi se non lo sentiamo significa che la nostra percezione dell'eucaristia lascia molto a desiderare e nel numero 1403 sempre del Catechismo nell'ultima cena il Signore stesso ha fatto volgere lo sguardo dei Suoi discepoli verso il compimento della Pasqua nel Regno di Dio quando ha detto io vi dico che da ora non verrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo verrò nuovo con voi nel Regno del Padre mio Matteo capitolo 26 ogni volta che la Chiesa celebra l'eucaristia si dice il Catechismo ricorda questa promessa e il suo sguardo si volge verso colui che viene l'Apocalisse vicino al Catechismo nella preghiera essa invoca la sua venuta Maranatha vieni Signore Gesù prima Corinzi e anche l'Apocalisse venga la tua grazia e passi questo mondo e all'inna al 1404 del Catechismo la Chiesa sa che fin d'ora il Signore viene nella sua eucaristia e che Egli è lì in mezzo a noi tuttavia questa presenza è nascosta è per questo che celebriamo l'eucaristia nell'attesa che si compie la Beata Speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo e poi ancora il Catechismo aggiunge chiedendo ritrovarsi insieme a vodere nella tua gloria quando, asciugato ogni lacrima noi nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te e canteremo per sempre la tua lode in Cristo nostro Signore e il 1405 di questa grande speranza quella dei nuovi cieli e della terra nuova nei quali abiterà la giustizia non abbiamo pegno più sicuro né segno più esplicito dell'eucaristia di questa speranza dei cieli nuovi e della terra nuova il pegno più sicuro e il segno più esplicito è l'eucaristia vedete quanto sono forti anche queste affermazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica ogni volta infatti che viene celebrato questo mistero si effettua l'opera della nostra redenzione e noi spezziamo l'unico pane che è farmaco di immortalità antidoto per non morire della morte eterna ma per vivere in Cri Gesù Cristo per sempre anche queste sono affermazioni molte molto forti farmaco di immortalità e chi non ha questo desiderio antidoto per non morire ma per vivere in Cristo Gesù per sempre mi fermerei qui perché ci sarebbero altre cose ma vedo che il tempo a mia disposizione l'ho superato già di 5-6 minuti e quindi chiedo a voi degna e metto a vostra disposizione il tempo che abbiamo da trascorrere insieme anche in questa Catechismo grazie

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