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Spinoza - Prologo Trattato sull' emendazione dell' intelletto

Spinoza - Prologo Trattato sull' emendazione dell' intelletto

Tito75

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The speaker reflects on the futility of worldly pursuits such as wealth, success, and sensory pleasure. They decide to search for something truly good and capable of bringing eternal happiness. They consider the obstacles of leaving behind certain comforts and societal norms but ultimately realize that these pursuits do not bring true happiness. They conclude that the key to happiness lies in pursuing an eternal and infinite love, which brings joy and eliminates negative emotions. The speaker acknowledges their own struggle to fully detach from desires for wealth, pleasure, and social status but finds solace in the fact that their mind is gradually becoming more focused on a new way of life. They define true good as the means to reach a state of perfection and the ultimate goal as the attainment of knowledge of the mind's union with nature. Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato che tutto ciò che spesso ci si presenta nella vita comune è vano e futile, e vedendo che tutto ciò che temevo direttamente o indirettamente non aveva in sé niente di buono né di cattivo, se non in quanto l'animo ne veniva commosso, decisi infine di ricercare se ci fosse qualcosa di veramente buono e capace di comunicarsi e da cui solo, restinti tutti gli altri falsi beni, l'animo potesse venire affetto. Meglio ancora, se ci fosse qualcosa tale che, trovatela e acquistatela, potessi godere in eterno di continua e grandissima felicità. Dico, infine decisi. Infatti, a prima vista sembrava pazzesco voler lasciare il certo per qualcosa d'ancora incerto. Consideravo appunto gli agi che si acquistano con le ricchezze e con gli onori, e vedevo che sarei stato costretto ad astenermi dal ricercarli, se volevo dedicarmi seriamente ad altra, nuova indagine. E se poi la somma felicità si fosse trovata in essi, mi accorgevo che avrei dovuto rimanerne privo. Ma se non si fosse trovata lì, e io avessi ricercato solo gli agi, anche in tal caso sarei rimasto privo della somma felicità. Pensavo dunque se mai fosse possibile raggiungere una nuova impostazione della mia vita, o almeno su di essa, pur non mutando l'ordine e il sistema normale della mia vita. Ma lo tentai spesso in vano. Infatti, ciò con cui per lo più si ha a che fare nella vita, e che ciò che gli uomini, per quel che si può dedurre dalle loro opere, stimano sono bene. Si riduce a queste tre cose. Le ricchezze, i successi, il piacere dei sensi. La mente viene da queste tre cose così distratta, che non può affatto pensare a un altro bene. Infatti, per ciò che riguarda il piacere dei sensi, l'animo ne viene tanto assorbito come se riposasse in un bene. Ciò gli impedisce in maniera gravissima di dedicarsi ad altri pensieri. Ma dopo il godimento di quel piacere segue una grande tristezza, che se non annienta la mente tuttavia la turba e l'assordisce. Anche perseguendo ricchezze e onori, la mente si distrae non poco dal vero bene. E ciò particolarmente quando tali ricchezze e onori si ricercano solo per se stessi, perché allora si suppone che essi siano il sommo bene. Dalla ricerca degli onori, poi, la mente viene assorbita molto di più, perché si ritiene sempre che essi siano dei beni di per sé, e si considerano come fine ultimo al quale tutto si indirizza. Inoltre, al conseguimento di queste due specie di beni, non consegue, come invece a quello del piacere sensuale, il pentimento. Ma quanto più si possiede di entrambi, tanto più aumenta la gioia e di conseguenza tanto più siamo eccitati ad aumentarli entrambi. Ma se in qualche caso siamo delusi dalla nostra speranza, allora nasce una grande tristezza. Infine, la ricerca degli onori è di grande impedimento in quanto, per conseguirli, necessariamente bisogna regolare la vita secondo i criteri comuni, evitando ciò che tutti gli altri evitano e cercando ciò che tutti cercano. Vedendo dunque che tutte queste cose mi ostacolavano nella mia impresa di dare una nuova impostazione alla mia vita, che anzi, mi erano tanto contrarie da essere necessario rinunciare alle une o alle altre, fui costretto a ricercare che cosa mi fosse più utile. Infatti, come ho detto, mi sembrava di voler lasciare un bene certo per uno incerto. Ma dopo un po' di riflessione mi accorsi che, se tralasciate quelle norme di vita, mi fossi accinto a seguirne una nuova, avrei lasciato un bene per sua natura incerto, come si può chiaramente desumere da quanto è stato detto, per un bene incerto non per sua natura, ricercavo infatti un bene stabile, ma solo quanto al suo conseguimento. Meditando costantemente, arrivai alla conclusione che, purché potessi riflettere a fondo, avrei abbandonato dei mali incerti per un bene certo. Vedevo infatti che versavo in estremo pericolo e che ero costretto a cercare con tutte le forze un rimedio, forse anche incerto. Come uno colpito da una malattia mortale che, prevedendo certa la morte, se non si apporti un rimedio, è costretto a cercarlo anche se esso è incerto, con tutte le forze, poiché in esso è riposta tutta la sua speranza. Ma quei tali beni, a cui tutti aspirano, non solo non apportano nessun rimedio utile a conservare il nostro essere, ma anzi impediscono ciò. Di frequente, poi, sono causa della perdita di coloro che li posseggono e sempre causa della perdita di coloro che ne sono posseduti. Infatti ci sono moltissimi esempi di persone che hanno subito persecuzioni fino a morirne a causa delle proprie ricchezze, e anche esempi di persone che per acquistare ricchezze si sono esposti a tanti pericoli, da pagare infine con la vita la loro pazia. Ne sono meno numerosi gli esempi di persone che, per conquistare onori o per difenderli, hanno sofferto i mali più penosi. Infine, sono innumerevoli gli esempi di persone che, con i loro stravizi, si sono affrettata la morte. In verità, mi sembrava che tutti questi mali fossero sorti dal fatto che ogni felicità o infelicità risiede solo nella qualità dell'oggetto con il quale l'amore ci unisce. Infatti, per ciò che non si ama, non sorgeranno mai liti, non ci sarà tristezza se verrà meno, non invidia se sarà posseduta da un altro, non timore, non odio. In una parola, l'animo non si commuoverà affatto. Passioni tutte queste che invece hanno luogo nell'amore dei beni che possono perire, come sono tutti quelli dei quali abbiamo parlato. Ma l'amore verso una cosa eterna e infinita nutre l'animo di sola letizia, priva di ogni tristezza. Cosa che è da desiderare grandemente e da ricercare con tutte le forze. Ora, non senza ragione ho usato l'espressione seguente, purché potessi riflettere seriamente. Infatti, sebbene capissi certamente bene queste cose, non potevo tuttavia per questo sfogliarmi di ogni desiderio di ricchezza, di piaceri e di considerazione sociale. Ma intanto constatavo che, per tutto il tempo che la mente faceva di questi pensieri, si distoglieva da quei falsi beni e pensava seriamente a una nuova condotta di vita. E ciò mi fu di grande consolazione. Infatti vedevo così che quei mali non erano tali da non voler cedere ai rimedi. E bianché all'inizio di queste pause fossero rare e durassero pochissimo, tuttavia, dopo che il vero bene mi divenne sempre più noto, esse furono più frequenti e più lunghe, particolarmente dopo che mi resi conto che l'acquisizione di ricchezze, il piacere e la gloria nuocciono nella misura in cui li si ricerchi per se stessi e non come mezzi per altri fini. Ma se li si ricerca come mezzi, allora restano contenuti entro certi limiti e non saranno affatto di ostacolo, anzi, di grande aiuto, come mostreremo a suo luogo, per arrivare al fine per il quale si ricercano. Qui mi limiterò a dire brevemente ciò che intendo per vero bene e anche che cos'è il sommo bene. Per una retta comprensione di questi concetti, occorre notare che buono e cattivo si dicono solo in senso relativo, di modo che un'unica e medesima cosa può essere detta buona o cattiva a seconda di diversi aspetti. Lo stesso vale per i concetti di perfezione e imperfezione. Niente, infatti, considerato nella sua natura si dirà perfetto o imperfetto, particolarmente dopo che avevamo saputo che tutto ciò che accade, accade secondo un ordine eterno o secondo determinate leggi naturali. Ma l'uomo, non potendo nella sua debolezza arrivare a capire quell'ordine, concepisce nel frattempo una natura umana molto più forte della propria e contemporaneamente, non vedendo ostacoli al conseguimento di tale natura, è stimolato a ricercare i mezzi che lo conducano a quella perfezione, e tutto ciò che può essere un mezzo per pervenirvi si chiama vero bene. Il sommo bene, poi, è considerato il pervenirvi così che l'uomo con altri individui, se è possibile, goda di tale natura. Mostreremo a suo luogo qual è questa natura, cioè che essa è la conoscenza dell'unione che la mente ha con tutta la natura. Questo, dunque, è il fine al quale tendo. Acquistare una tale natura e cercare che molti l'acquistino, insieme con me.

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