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A colorful cart with three women arrives in a small village, causing curiosity among the residents. The women are seen entering the house of Rosa, an important figure in the town. It is revealed that Rosa is the godmother of Immacolata's husband, Giacomo, who left for America and never returned. Immacolata's daughter, Filomena, is gravely ill. The arrival of the women sparks speculation and gossip among the villagers. Immacolata is surprised to learn about the women and their connection to Rosa. She reflects on her own difficult life, including her time working in a silk factory and the tragic fate of her friend, Teresa. The story explores themes of loss, hardship, and the mysteries of the past. Capitolo primo Il circolare delle ruote di un carro irruppe nel silenzio del paese sul finire di un pomeriggio di aprile. Agli occhi accorsi e agli usci fece la sua apparizione un arcobaleno. Scintilò contro la calce viva delle case il fitto detalo dei vicoli, modulando l'eco del passaggio dove si dileguò con la descrizione di una curva, finché si spense. Agli occhi accorsi e agli usci fece la sua apparizione un arcobaleno. Scintilò contro la calce viva delle case il fitto detalo dei vicoli, modulando l'eco del passaggio dove si dileguò con la descrizione di una curva, finché si spense. A suo interno erano sedute tre donne, dissero alcuni. Alte giurarono di averne contate almeno cinque. Carro e Cavallo furono visti più tardi davanti alla casa di Rosa, l'allegatrice del burgo. Era una costruzione sospesa tra terra e cielo, quella che appariva e spariva sulla roccia come travisamento delle nuvole, o come prodotto del mal di curve per la strada troppo ripida, affrontata in salita. Che si trattasse proprio di cinque giovani donne, lo confermò definitivamente, un pastore, indisceso dalle montagne con il suo greggio. Aveva visto il carro assicurato all'anello di ferro nella pietra della casa. E le donne raggiungerla tramite un sentiero che pareva un limite d'abisso. In effetti bastava un solo passo incauto per scivolare e rompersi l'osso del collo. Eppure Rosa l'aveva percorso sino alla fine dei suoi giorni, con l'agilità del richiamo che dichiede la vita. Intanto quelle cinque giovani non parevano giunte per lavorare nella nuova fabbrica della seta, e neppure nei campi amborbati dei fumi di questa. Nessun'altra notizia filtrò, fino a sera, a potersi avere la curiosità che si era propagata velocemente in ogni angolo del borgo, di casa in casa, di bottega in bottega, ineluttabile come il fiato di stalla. Nonostante l'ora tarda e il buio, tutto il paese si ritrovò davanti alla fontana pubblica, chi tracinando secchi e schipastelli, a giustificare la propria presenza nella necessità di una riserva idrica inconsueta. Anche Immacolato giunse il propagarsi del vociare insolito a quell'ora. Non si affacciò, tantomeno raggiunse la piazzetta per chiederne il motivo. Non quella sera. Uscì per chiudere la porta lasciata aperta da Martino, il suo primo genito, preoccupato dal frastuono e da non dire vieni. Poteva svegliare sua figlia Filomena dal provvidenziale torpore soffraggiunto all'agonia, perché era gravemente malata, quella ragazzina, ma non era una novità per nessuno. Eppure per il morbo, che non le aveva più dato tegua, al punto che a tutti sembrava di vederlo camminare intorno alla piccola casa di Immacolata, tracinata da una scia di laudano e da un respiro affannoso. Anche il medico del paese, l'unico che aveva provato a guarire Filomena con la scienza, l'aveva smesso di ostinarsi, perché grapparsi ad un respiro di farfalla è come stringere la speranza, la più spietata delle chimere. Così, intendo a bloccare gli scuri, Immacolata fu sorpresa da una vicina che passava nel vicolo, carica di pesanti secchi d'acqua. Così, intendo a bloccare gli scuri, Immacolata fu sorpresa da una vicina che passava nel vicolo, carica di pesanti secchi d'acqua. — Siete qua? Allora non avete sentito la novità? chiese con il viso imporpurato di fatica e di fuga. Immacolata fece un cenno di no con la testa, stringendo un brivido sotto la... Immacolata fece un cenno di no con la testa, stringendo un brivido sotto la sciala di lana. Immacolata fece un cenno di no con la testa, stringendo un brivido sotto la... Immacolata fece un cenno di no con la testa, stringendo un brivido sotto la sciala di lana. Era già primavera inoltrata, ma il paese ne era ancora avvolto nel freddo. Lassù tutto arrivava tardi. Non voleva partire scortese. La donna, però, aveva premura, non poteva fermarsi ad ascoltarla. Era brava gente, quella, sicuramente curiosa, ma chi non lo sarebbe in un posto dove persino il tempo e la storia si meravigliavano a passare. Immacolata non era neppure nata in quel burgo fra le nuvole, ma lì si era sposata, e lì erano cresciuti i suoi figli. Talvolta sentiva di dover restituire almeno una riconoscenza a chi le aveva concesso di vivere il sofframmento d'esistenza migliore. Intanto la vicina aveva posato i suoi secchi sul marciapiede, poi cominciò a riformarla. — Sapete, sono arrivate cinque donne con un carro, immacolata mia, pieno, zeppo di ogni benedizio, ma roba fine, eh, biancherie, mobili, casse e tanti bauli, quasi mai viste. Che ci dovranno fare quelle là, secondo voi, dentro la casa di Rosa? Immacolata la fissò, già confusa. — Di chi parlate? Chi è Rosa? chiede spastornata. La vicina, alzando il braccio, indicò la strada in salita, verso la cima della montagna dove si adagiava la casa. — Ma com'è Rosa, chi è? — L'allevatrice, esclamò per proseguire. — Che vi siete scordata proprio della madrina di vostro marito, Giacomo? Immacolata la brevì di nuovo, e non fu per il freddo, fu per quel nome. Non poteva tollerare di sentirlo quella sera, e si sentì trafiggere da mille spine, sottopelle. Tartenne il fiato pregando che il dolore sparisse, assieme alla voglia di inveire contro la donna che glielo aveva solo illuminato, Giacomo, suo marito, vissuto, amato e sparito dall'alba in cui era partito per imbarcarsi da Napoli all'America, e da questa mai più restituito. Di carne e di ossa, di fiato, sorriso e carezze, era tornato solo che silenzio, ed Ale aveva seguitato per sedici anni, come fosse stata una fantasia. Si controllò e rispose alla donna, conciliandola. — E come, non me la ricordavo io, la Rosa? — E come, non me la ricordavo io, la Rosa? — Disse, e fece seguire, al segno della croce, un requie veloce soffiato a mezza bocca, sorriso imitato dall'altra. Poi si scusò. — No, non ne sapeva proprio niente di questo arrivo, spiegò, e, indicando l'interno della casa, concluse che era tardi, che doveva proprio rientrare. — La ragazza vostra sta male, chiese la vicina, mentre le sue versioni cambiarono il sguardo adolorato. Non che non fosse sincero quel dolore. Immacolata non se la sarebbe sentita di affermarlo, ma era stanca di vederlo comporsi sui volti, stufa di essere delle sandestine atarie, perché il compatimento era quanto aveva sentito marciare trionfante più del morbo che uccideva la figlia. Era dolore opprimente, era quanto aveva sentito fin da bambina, da quando il padre l'aveva condotta all'opificio della seta. Suo padre era rimasto vedovo prematuramente, immacolata, piccola e lieve, e era persa di salute delicata come sua madre. Per questo gli costò questa scelta, ma lasciarla serebbe tu non era un'alternativa. Immacolata si sarebbe ammalata, e lui intendeva salvarla dalla miseria dove era sprofondato assieme a tutta la famiglia. Voleva che imparasse un mestiere, che fosse indipendente da qualsiasi uomo o miseria, ma non aveva contezza di quell'opificio, di quell'inferno in terra, in cui immacolata soffravvisse unicamente per la promessa che le fece, e sarebbe tornato a prenderla. Sarebbe tornato, le aveva ripetuto. Durò quattro anni quella attesa, un solco di speranza dove il dolore non si stancò mai di stanarla, e infine balzò, sbranandola, più rigoroso di un lupo paziente. — Soprattutto se ti fai pecora, questo diceva immacolata la sua amica Teresa. L'amicizia di quella ragazza le aveva alleviato ogni istante, ogni giorno difficile, era stata indispensabile sorella, amica e persino madre. Tutte le volte che immacolata la ricordava avvertiva lo stesso spasimo appuntirsi nel cuore. Assomigliava al dolore per Iacomo. Ma Teresa non ebbe bisogno di attese. Era stata uccisa poco dopo il suo rientro in fabbrica, dove averla accompagnata e protetta dal buio che la sbranò. Di lei si diceva già che fosse una ladra, uno poco di buono, che apparteneva ad una famiglia sbandata. Di lei immacolata avrebbe saputo dire solo che l'aveva amata subito, fin da quando il portone dell'edificio le si era spalancato davanti, inghiottendola. A ripensarci pareva persino impossibile che Teresa fosse poco più grande di lei. A ripensarci pareva persino impossibile che Teresa fosse poco più grande di lei. Di un anno o solo di alcuni mesi lei la ricordava adulta, mentre fronteggiava quegli ambiti dove le sue eratezza era silenzio, umiltà datata dalla miseria e dall'assenza di ogni legge, soprattutto castigo nel subire le mani lunghe di operai e padroni. Il peccato originale di Teresa consisteva nella sua stessa difesa, nell'arroganza mostrata dal provenire da una famiglia poverissima e nel negarsi disperatamente a quelle stesse mani. L'aveva già cinta sua sorella Maggiore, sfuggendo a quell'incarnaggio obbligato dalla miseria. Di fatto la ragazza finì prestissimo nei guai, perché aveva tirato l'interesse di uno dei figli dei padroni della fabbrica, ma qualche sera dopo l'offesa del suo rifiuto. Di fatto la ragazza finì prestissimo nei guai, perché aveva tirato l'interesse di uno dei figli dei padroni della fabbrica, ma qualche sera dopo l'offesa del suo rifiuto, già cinta non fece ritorno a casa. Teresa e il padre la tesero fino a quando si fece notte, poi l'uomo andò a cercarla con il lume nelle strade fino all'opificio, bussando tutti gli usci, inutilmente. Già cinta riapparve alle prime luci del mattino. Era un fantasma scarmigliato, lacera, con un occhio gonfio e l'alto segnato da un cerchio viola. Era stata lasciata all'inizio del paese come prevedeva il rito di un irrapimento. In genere la malcapitata veniva scaricata da un carretto e sottoposta all'ogogna pubblica, una specie di passerella tra occhiate e silenzi, finché avrebbero raggiunto gli altri uomini in attesa, fratelli, padri, cugini o cognati. Questi avrebbero quantificato il danno, poi stabilito il saldo di sementi, terra e armenti. Il materone veniva contrattato dopo la stessa passerella e ammicamenti. Quando si sarebbero presentati alla famiglia, il pretendente accompagnato dai compari, Danello, e, infine, stabilito l'accordo, spariti i lividi, si sarebbe celebrato nella riservatezza delle sagrestie. E' andato così. Quella volta, però, il padre di Giacinta non veniva. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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