Home Page
cover of ARTICOLO-COMPLETO_29125136_1702168789
ARTICOLO-COMPLETO_29125136_1702168789

ARTICOLO-COMPLETO_29125136_1702168789

Michelangelo Matteoda

0 followers

00:00-40:38

Nothing to say, yet

Voice Overspeechspeech synthesizernarrationmonologuefemale speech
3
Plays
0
Downloads
1
Shares

Audio hosting, extended storage and much more

AI Mastering

Transcription

The speaker shares their bad medical experience at the orthopedic department of the Rivoli Hospital and with the National Health Service in general. They describe an accident they had over two years ago, where they broke their ankle. They explain the chronology of events and the difficulties they faced in receiving timely medical attention, including long waiting times and difficulties in scheduling appointments for surgery. They also mention issues with the hospital's communication and the lack of proper care and empathy during their treatment. They describe the surgery and subsequent post-operative visits, including complications and mishandling of their wound. They express frustration with the inefficiency of the healthcare system. In questo articolo voglio parlare della mia brutta esperienza medica sia presso il reparto di ortopedia dell'Ospedale di Rivoli, sia con il Servizio Sanitario Nazionale in generale. In seguito ad un incidente che ho avuto più di due anni fa, e nel quale mi sono rotto la caviglia, cercherò di spiegare lo svolgimento dei fatti in maniera quanto più oggettiva possibile, anche se avendo avuto effetti personali non sarà facile. La prima parte di questo racconto è più cronologica. Cito nomi e cognomi talvolta perché penso sia giusto che ognuno si assuma le responsabilità delle proprie azioni, anche se dipendenti presso questi ospedali. Se volete avere un riassunto andare direttamente alle mie considerazioni andate al paragrafo 15. 1. Incidente e pronto soccorso. In data 25 novembre 2021 ho avuto un incidente con la mia macchina, tornavo da una serata tranquilla e ho parcheggiato la macchina in casa. Essendo in collina abbiamo un'entrata in salita, faccio la salita con la macchina, ero un po' stanco, faccio un respiro, con la macchina ferma e parcheggiata in piano, ed esco per andare a chiudere il cancello che era in fondo alla salita. Sbattendo la porta smuovo la macchina e il freno a mano non era inserito, mentre chiudo il cancello vedo la macchina che mi arriva addosso, il resto succede tutto velocemente. La macchina mi spinge contro il muro io salto su un muretto, mi salvo ma la gamba sinistra rimane incastrata tra la macchina e il muro, un dolore lancinante mi pervade e mi accascio a terra, incomincio a chiamare a gran voce la mia ragazza tra il dolore e un tremolio che mi pervade, chiamiamo l'ambulanza che pretende di avere spiegazioni dettagliate sull'accaduto, dopo 5 minuti di conversazione assurda con dolori che mai ho sentito in vita mia, incomincio a chiedere di mandare questa benedetta ambulanza che dopo 30 minuti di attesa finalmente arriva, portano solo me in barella per le norme anti-covid all'ospedale più vicino, in questo caso l'ospedale di Rivoli, arrivo lì intorno alle 11.45 di notte, mi danno un codice verde nonostante sia su una barella rigida legato saldamente, visibilmente bianco, aspetto 7 interminabili ore tra dolori potenti, senza ovviamente riuscire a chiudere occhio, prego per un antidolorifico che finalmente arriva dopo 3 ore di dolori, in pronto soccorso incominciano gli esami, mi fanno una radiografia del torace e della caviglia, arriva il recerto, scoprono che ho una frattura bimalleolare alla caviglia, il medico li presente, il dottor Rava Alessandro dopo avermi imbottito di antidolorifico prova a mettermi a posto l'osso manualmente, mi fanno il gesso una volta, mi fanno la radiografia, e mi rifanno il gesso una seconda volta. L'ortopedico mi dice che c'è il rischio che la frattura necessiti di un intervento che però ci rivediamo tra una settimana per vedere come va. Queste sono le immagini delle prime lastre dove si vede la frattura sia al malleolo che alla tibia. Dopo aver pagato 70 euro di taxi perché non c'era alcuna ambulanza disponibile a riportarmi, torno a casa. La mia ragazza non guida e questa sembrava l'unica soluzione disponibile. Mi mandarono a casa con un foglio per prenotare un ricovero tra 7 giorni al CHAP. 2. Il pre-intervento. Lì incomincia il mio calvario con l'ospedale di Rivoli. Chiamo il pronto soccorso per prenotare l'appuntamento e mi dicono di chiamare il CHAP. Chiamo il CHAP e mi dicono che al momento non hanno date disponibili e di richiamare. Gli dico che nel foglio mi hanno scritto di recarmi per una visita tra 7 giorni. In tutto questo ho un gesso e sono bloccato a letto col gesso. Mi dicono che purtroppo questa è la procedura. Nel frattempo sento un mio amico ortopedico che lavora all'ospedale Rizzoli di Bologna. Mi dice di venire lì ma io ovviamente non guido, e non saprei come raggiungerlo. Incomincio anche a chiamare ospedali anche privati a Torino che però mi danno visite tra 3 settimane o un mese. Sarei dovuto andare in pronto soccorso ma non sapevo come raggiungere gli ospedali senza macchina. Richiamo intanto Rivoli così tutta la settimana e vado avanti così per 3 giorni. Giovedì scrivo un'e-mail al CHAP dell'ospedale dicendo che non è normale non avere un appuntamento come scritto da Prognosi, e che ero disposto ad agire per vie legali se non riuscivo ad avere un appuntamento. Il giorno mi arriva un'e-mail di appuntamento per quella settimana. Vado all'appuntamento dove trovo lo stesso ortopedico che mi ha visitato al pronto soccorso. Subito una persona, che da quel che mi dicono dovrebbe essere la vice direttrice del reparto mi dice che ho inviato un'e-mail poco gentile nei loro confronti. Io rispondo che purtroppo il CHAP non voleva darmi l'appuntamento in tempi brevi. Lei risponde dicendo che avrei potuto scrivere alla direzione, la stessa direzione che contattai più avanti nel tempo per avere la cartella clinica in tempi rapidi e che non mi ha mai risposto. Detto questo anche lì, trovare l'e-mail della direzione ortopedica non è proprio semplice e nessuno in quella situazione emetterebbe un trattamento del genere, ma tralasciamo. Era il 2 dicembre. Il dottor Rava mi dice che dovranno operarmi e mettermi dei mezzi di sintesi. Usa un sacco di parole difficili nel descrivere l'intervento e mi dice che dovranno mettermi una vite e una placca anche se alla fine nell'intervento mi metteranno due viti. Nel frattempo, quando ascolto queste parole ho quasi un mancamento. Mi mettono quindi in lista per un'operazione il prima possibile. Gli chiedo se l'intervento è rischioso. Mi risponde che è un intervento comune standard e che nel 90% dei casi va tutto bene. Mi dice che la mia caviglia non tornerà mai come prima ma che ho la possibilità di avere un buon recupero. Da quel momento passano sei giorni di silenzio totale. Su consiglio del mio amico ortopedico, che mi dice di non tardare con l'intervento, incomincio a chiamare quasi ogni giorno un ospedale. Anche il mio amico mi conferma che l'intervento è abbastanza comune. Nel frattempo continuo a cercare strade alternative per altri ospedali però purtroppo senza successo. Mi danno tutti appuntamenti per le settimane successive ed io non so cosa fare. D'altro canto il mio amico mi riferisce che l'intervento andrebbe fatto quanto prima. A posteriori, il mio consiglio in queste situazioni, è di prendere un taxi e andare nel pronto soccorso dell'ospedale che ritenete più adeguato. Con i fogli e la prognosi dell'ospedale precedente la speranza è che vi diano un codice verde o giallo affinché non aspettiate giorni in attesa del pronto soccorso. Non avendo mai avuto questi problemi di salute così rilevanti non sapevo quanto fosse poco efficiente il nostro sistema sanitario. Finalmente mi viene data la data del mio intervento. Sarà il giorno 10 dicembre all'ospedale di Susa. Mi chiamano due giorni prima per il prericovero. Vado da loro, a quel punto mi fanno analisi del sangue, delle urine, e un elettrocardiogramma. L'assistente del reparto di cardiologia non mi sembra molto preparata. Mi dice di prendere un bel respiro senza dirmi quando rilasciarlo e cambia più volte la posizione degli elettrodi. Non essendo pratico dell'esame non sapevo che questo comportamento inficia i risultati. La cardiologa dell'ospedale sospetta guardando i risultati una rarissima sindrome di brugada. Per questo motivo sarà necessario per l'intervento fare un'anestesia totale quindi non possono operarmi il 7 dicembre ma in sala dovrà essere presente un anestesista. L'intervento viene quindi spostato il 13 dicembre. Per rimuovere questo sospetto di questa sindrome di brugada, mi viene consigliato di fare un rarissimo test alla emalina che ho provato a fare per mesi senza successo per togliermi ogni dubbio. Per il momento lascio stare ma questo test sarà fondamentale nel mio percorso medico. 3. L'intervento. Arriviamo al giorno dell'intervento. Mi operano il dottor Cacciato Francesco e Ferro Giuseppe. Mi danno un letto in urologia perché in ortopedia non c'era posto. 30 minuti prima dell'intervento. Letteralmente sul lettino prima di andare in sala operatoria mi viene dato un foglio da firmare, di cui non ho mai avuto una copia, se non nella cartella clinica. Consegnatami successivamente. In questo foglio si esonerava sostanzialmente i chirurghi da ogni responsabilità a circa le complicazioni dell'intervento. Vengo addormentato e l'intervento dura due ore. Mi sveglio per il dolore e subito incomincio a vomitare probabilmente per gli antidolorifici. Il chirurgo che mi vede sveglio e dolorante cerca di parlarmi senza neanche rendersi conto delle mie condizioni e del dolore che stavo provando. All'empatia, questa sconosciuta, gli dico di chiamare mio padre e gli do il suo numero. Non ricordo di aver fatto l'astre né mi è mai stata data questa documentazione. Idem per l'attacche che è avvenuta solo il giorno del ricovero in pronto soccorso. Mi vengono però fatte le lastre dopo l'intervento e scopro che mi hanno messo due viti invece di una come previsto. Mi riportano a letto in urologia. Quella notte ovviamente non dormo e ho spasmi di dolore di tanto in tanto. Il giorno dopo l'intervento per le 12 mi mandano a casa. Sto ancora male e sono mezzo pallido ma era palese che non avevano posti letto. Immagino che le ferite non fossero nemmeno rimarginate in una notte ma chi se ne frega sono un paziente giovane e sacrificabile quindi è giusto venga fatto muovere no? 4. Visite post-operatorie. Mi rimuovono il gesso in data 22 dicembre lasciandomi solo una valva. Nella rimozione riescono a farmi sanguinare. Non si fermano nel taglio con la macchina nonostante gli abbia detto di fermarsi e mi facesse male. Successivamente mi rimuovono anche la valva e i punti di sutura in data 29 dicembre. Due giorni dopo la rimozione dei punti di sutura, si forma una palla in un punto della pelle dove cadeva questo punto di sutura, e incomincia a uscire da prima sangue poi pus giallo. La cosa più divertente è che dopo l'intervento ho anche mandato due bottiglie di champagne ai chirurghi con vintissimo, come dicevano loro che l'intervento fosse andato molto bene. 5. Visite di controllo a Rivoli. Il 13 gennaio torno in ospedale per un controllo. Faccio presente questa cosa del punto di sutura gonfio, al dottor Bergamaschi che però sminuisce la cosa, e viene considerata solo come un coagulo. Chiedo se possa essere per la vite ma mi viene detto di no, colgo l'occasione qui per dar un altro insegnamento. I medici e chirurghi li possono dire approssimativamente quale sarà l'intervento ma poi a discrezione della situazione e del caso possono cambiare molte cose. Spero che non mi abbiano messo nella caviglia una vite a caso, e che nel mentre dell'intervento si siano accorti della necessità di aggiungere questa vite aggiuntiva. Il mio dubbio è questo, possibile che con gli esami precedenti non sia immersa questa necessità di questo mezzo di sintesi aggiuntivo richiesto? Con un altro esame come la TAC sarebbero riusciti ad avere un quadro clinico più completo. Nel frattempo nel referto e nella cartella clinica la diagnosi continua a cambiare. All'inizio la frattura era bimalleolare poi prima e dopo l'intervento è diventata trimalleolare per poi ritornare bimalleolare nei referti. Ancora oggi ho parlato con numerosi ortopedici che hanno idee differenti a riguardo. Per l'ospedale Rizzoli la frattura è sempre stata bimalleolare. Ad ogni modo, l'infezione dopo 10 giorni è ancora lì e continua. Anzi, muovendo la caviglia e con la fisioterapia che inizio a mie spese come consigliato sembra peggiorare. Faccio anche una videoconsulenza con un ortopedico coperta dalla mia assicurazione che però non aiuta granché. L'ortopedico è il primo a consigliarmi un antibiotico da utilizzare, l'Augmentina. Il primo febbraio decido di recarmi in un pronto soccorso a Susa. L'IMI prescrivono di utilizzare un antibiotici più volte al giorno e vedere se tra 10 giorni l'infezione migliora. Passo dall'Augmentina alla Levofloxacina, un antibiotico più potente in sostanza. L'IMI fanno un esame del sangue e un esame colturale per verificare la presenza di un'infezione o meno. L'esame colturale è negativo e l'esame del sangue non presenta anomalie. Mi vengono anche prescritti bagni in acqua calda e fredda, oltre che col sale ma con una ferita aperta non è esattamente la soluzione ottimale anzi. Questo aiuta la ferita infetta e i batteri a proliferare. In data 10 febbraio turno a Rivoli per un controllo. Dalla radiografia dicono che tutto va bene e di incominciare a caricare. Io insisto sulla possibilità che possa essere la vita ma continuano a dirmi che possa essere un semplice decubito della pelle dovuto al fatto che in quel punto mi muovo poco. Interrompo la terapia antibiotica. Chiedo se sia necessario fare ulteriori esami e mi viene risposto di no. Torno il 17 febbraio per un controllo. In questo caso mi visita il dottor Alessandro Rava. Passo all'Eosina come disinfettante. Mi chiedono perché non cammini ma io dico che mi fa male camminare. Ho comunque una pronatura della caviglia che prima non avevo e che gli ortopedici sembrano ignorare. Mi dicono di fare un emocromo che risulta completamente nella norma. Nel frattempo continuano la terapia di acqua fredda e acqua calda e la mia ferita anziché il guarire sembrava peggiorare. 2 marzo 2022 mi visita nuovamente il dottor Alessandro Rava. Mi dicono di continuare con l'Eosina. Insisto per avere almeno un attack di controllo nella visita successiva. Mi ribadiscono come nelle altre visite di continuare a camminare. La frattura è ora quasi completamente guarita e mi rassicurano sul fatto che sarei tornato a camminare a breve. 10 marzo 2022 un'ulteriore visita che si conclude con una di fatto e la stessa anamnesi precedente. Questa volta mi visita il dottor Bergamaschi. 17 marzo 2022 ancora un'altra visita infruttuosa all'ospedale. Mi viene prescritto l'ennesimo esame colturale e un emocromo. Mi dicono anche di riprendere gli antibiotici. Anche questo esame colturale risulterà negativo. In sostanza da quando questo problema è emerso l'ospedale mi ha prescritto due esami colturali però sotto antibiotici, che hanno manipolato i risultati degli esami. Non hanno voluto fare ulteriori esami come tacche e risonanza magnetica, escludendo qualsiasi relazione tra vite e infezione. Quando camminavo mi faceva male perché credo che entrambi le vite con le loro enormi rondelle mi stessero danneggiando i tessuto muscolari ma sono stato ignorato. Mi è stato detto più volte di smettere di utilizzare le stampelle e di iniziare a camminare. 6 spostamento a Milano. Nel mentre dovendo rientrare in ufficio a Milano per lavoro, e comunque non avendo una terapia in corso a Rivoli ho deciso di spostarmi nella capitale meneghina sperando di trovare ospedali maggiormente preparati e disponibili. 26 marzo 2022 mi sono recato al pronto soccorso del CTO, centro traumatologico-ortopedico, per tentare sia di risolvere questo problema dell'infezione, sia per trovare un buon ospedale che potesse rimuovere questi mezzi di sintesi in futuro. Il dottor Montironi Fabrizio nonostante avesse ricevuto il quadro della cartella clinica mi ha snobbato alla grande, mandandomi al Galeazzi per fare una visita infettivologica senza sapere che in realtà non c'è un reparto di infettivologia in questo ospedale, oltretutto senza una ricetta né un appuntamento successivo al CTO. Non dimenticherò mai il suo, e cosa vuole da noi? Niente avrei voluto rispondergli sono venuto qui da voi per fare la coda, mi piace tantissimo farmi tre ore di attesa per essere ascoltato da medici che non vogliono neanche considerare, né provare a risolvere il mio problema. In tutto questo scrivo al mio medico di base in Padova chiedendogli di avere impegnative per visite mediche e attendendo un buon dieci giorni. Ogni volta che avevo bisogno di una ricetta doveva mandargli in media tre email e un whatsapp. Con tanto di impegnativa andiamo al Galeazzi. Andiamo di pomeriggio in taxi ma a quanto pare, non si può prenotare di pomeriggio. Compilo la richiesta di appuntamento anche online, senza ricevere mai una risposta né una chiamata. Proviamo quindi ad andare al pronto soccorso. Mi danno un codice bianco nonostante gli avessi mostrato l'infezione all'infermiera. Dopo ben dieci ore di attesa senza alcun risultato e avendo comunque diversi codici verdi davanti a noi decidiamo di andare a casa. Proviamo quindi ad andare allo sportello dell'ospedale dove una simpatica signora legge l'impegnativa sia per una visita infettivologica, sia per una visita ortopedica, ed ignorando il quadro clinico che proviamo a spiegargli ci dice di andare al sacco perché loro non hanno un reparto infettivologico. In questa gara tra chi fa più schifo tra gli ospedali vado sul sito di mio dottore, molto efficiente con cui ho fatto altre visite in passato. Li prenoto una visita con un dermatologo e un infettivologo massimiliano Ortu. Il dermatologo mi dice solo di prendere altri tipi di antibiotici e una pomata antibiotica. Il dottor Ortu è stato l'unico a dirmi di fare una tacca e una risonanza magnetica per vedere cosa c'era sotto la pelle. Mi ha fatto anche un'ecografia sul momento. Mi dà un percorso antibiotico molto potente, e mi dice di non sforzare troppo il piede fino a esami compiuti. Mi dice anche di interrompere immediatamente i bagni in acqua calda e fredda del piede che mi erano stati consigliati dall'ospedale di Rivoli. Passo due giorni con la febbre e i primi giorni di antibiotici. Per la prima volta l'infezione purulenta sul mio piede incomincia a seccarsi. Tuttavia muovevo anche poco la gamba e la caviglia per non peggiorare la situazione. Sono poi venuto a sapere che il fatto di non poggiare la caviglia a terra per tanto tempo ha peggiorato la mia cartilagine. D'altro canto non so quanto l'aver camminato con questi viti abbia peggiorato la pronatura della caviglia. 7. Spostamento a Padova, Rizzoli e Policlinico di Abano Terme Successivamente, su consiglio dei miei genitori e visto il completo fallimento ospedaliero a Milano, sono andato da un ortopedico ad Abano Terme in data 10 maggio. E ho prenotato una visita anche al Rizzoli di Bologna su consiglio del mio amico che lavorava lì, in data 17 maggio. Mi sono spostato ad Abano Terme dal 21 aprile in poi in linea di Massima, Valcarenghi l'ortopedico di Abano Terme. Vedendo i risultati delle tache e delle risonanze magnetiche mi dice che l'infezione è dovuta alla rondella che gratta sulla mia pelle ed il mezzo di sintesi va rimosso il prima possibile. Valcarenghi mi dice che per mettermi in lista per l'intervento ha necessità della cartella clinica. Scrivo all'ospedale di Rivoli più volte. Dopo 20 giorni finalmente mi arriva. Mi dicono però che se voglio ottenerla per posta devo aspettare un mese e mezzo. Questo fatto mi risulta violi la legge che dice che ogni paziente ha diritto ad avere la cartella clinica entro 30 giorni. Mio padre e la mia ragazza sono dovuti poi andare fino a Rivoli per prendere questa cartella clinica per mettermi in lista per l'intervento. Siamo nel 2023 e questa è l'unica soluzione che l'ospedale riesce a fornire. Oltretutto pagandola 50 euro. Attenzione e gentilmente l'ospedale si era offerto di spedirmela in tempi celeri, per loro, di due settimane. Lì un dottore rinomato e molto bravo mi visita. Non guarda nella TAC nella risonanza magnetica ma solo gli esiti scritti. Anche lui mi conferma di rimuovere il mezzo di sintesi ed eventualmente rimuovere tutti i mezzi di sintesi presenti nella mia gamba. Lui è il primo ad diagnosticarmi la pronatura della caviglia e una riduzione del precipite come possibili cause del fatto che mi dia fastidio camminare. Mi dice che secondo lui non potrò correre mai più e che probabilmente dovrò fare un altro intervento successivamente. Successivamente, vengo visitato da un osteopata Giovanni Garabello, con 25 anni di esperienza che però mi dà un'opinione differente. E dice che posso sperare in un buon recupero della caviglia e del piede. Lo voglio ringraziare qui del supporto morale fornito. Tuttavia non è un ortopedico. Chiedo consiglio anche ad altri due ortopedici. Uno a Camposampiero e un altro mio amico a Rovigo per sicurezza e mi assicurano che potrò recuperare anche se la caviglia non sarà mai come prima ma posso sperare di tornare a camminare e, forse correre. Guardano però solo le lastre. Il policlinico di Abano Terme, ospedale pubblico, dice che mi avrebbe operato per fine giugno. Al Rizzoli invece mi viene data una priorità bassa. Lo vengo a scoprire tramite diverse telefonate al centralino. Nel frattempo scopro che la mia assicurazione medica a XA può servire a qualcosa. Mi avrebbero rimborsato l'intervento se l'avessi fatto in regime privato al Rizzoli. In questo modo avrei potuto fare l'operazione in tempi brevi. Alla fine tra mille dubbi decido di rivolgermi a quest'ultimo e comunico la decisione al policlinico di Abano Terme. Siamo a inizio giugno. Il punto determinante nella scelta è stato il fatto che mi avrebbero rimosso tutti i mezzi di sintesi e non solo quelli infetti. Scelta che a posteriori posso dire saggia perché credo che anche l'altra vita mi abbia creato non pochi danni ai muscoli e alla cartilagine, oltre all'ottima reputazione del Rizzoli e del medico che mi avrebbe operato. Nel frattempo cammino molto poco per cercare di limitare l'infezione e anche perché comunque camminare mi dà fastidio e dolori. 8. La sindrome di Brugada, quella che nessuno vuole testare. In preparazione all'intervento nel frattempo provo a togliermi il sospetto di questa sindrome di Brugada. Questa sindrome scoperta all'inizio degli anni 90 genera infarti improvvisi negli individui quindi è comunque tendenzialmente pericolosa. Come spiegavo sopra per togliere questo sospetto di questa sindrome è necessario fare un test alla emalina dove sostanzialmente ti iniettano un liquido che fa accelerare il tuo cuore e il SI. Vede come questo reagisce alla pressione. Se un paziente ha il sospetto di questa sindrome sarà necessario che questi venga operato con un anestesista presente in sala operatoria e che venga addormentato completamente senza anestesia locale. Essendo un esame delicato va svolto in ambito ospedaliero sotto la supervisione di un medico. Essendo che però è un costo per l'ospedale nessun medico te lo prescrive. Infatti se i cardiologi o il tuo medico di base non si è sicuro che serva non te lo prescriveranno mai. Essendo i miei esami cardiologici tutti positivi nessuno ha voluto prescrivermelo. Sono andato all'ospedale e mi hanno detto di andare da un cardiologo. E così fè. Qui ci tenevo a fare un applauso specialmente alla dottoressa cardiologa Angela Pompea Fraiese. Sono andato da lei proprio per farmi prescrivere questo test e affinché mi aiutasse a farmi fare questo esame in ospedale. Secondo la dottoressa però non era necessario. Ben lungi da mettermelo per iscritto però mi ha lasciato il recerto in cui consigliava di fare appunto questo esame. Richiamata più volte dal sottoscritto in tal merito ha sostenuto la propria posizione. Dopodiché imperpellata dall'ospedale di Padova per confermare l'esigenza dell'esame ha deciso bene di scomparire. E di non rispondere mai all'istituto. Mi ha anche detto di andare a fare la sua seconda operazione tranquillamente e di non preoccuparmi. 9. Rizzoli di Bologna. L'intervento che non fu. Finalmente l'intervento è fissato per il 19 luglio. I dottori del Rizzoli mi prescrivono anche una scintigrafia ossea con granulociti marcati da fare. E mi mettono in lista per l'intervento. E un esame talmente specifico che viene fatto solo in tre posti in tutta Italia. A Roma, Milano e all'ospedale del Negrari in provincia di Verona. Ovviamente è super difficile da prenotare e altrettanto difficile farsi mandare i risultati per tempo. Alla fine anche lì pagando riesco a prenotare l'esame a Verona. La scintigrafia è negativa ma il medico che mi visita dice che potevo anche non farla ma crede che l'ospedale Rizzoli abbia voluto tutelarsi. A quel punto tutto sommato meglio un esame in più che uno in meno. Mando tutti i documenti in anticipo all'ospedale con un mese di preavviso. Sia la cartella clinica sia il documento comprovato dal mio medico di base. Nelle note scrivo chiaramente che c'era il sospetto di questa sindrome di Brugada. Chiedo se serva documentazione aggiuntiva e mi viene risposto di no. Di portare tutto il giorno dell'intervento. Nonostante ciò invio l'autodichiarazione medica dove viene chiaramente menzionato il sospetto di questa sindrome. Anche nella cartella clinica che avevo inviato tre mesi prima dell'intervento all'ospedale questa cosa veniva menzionato più volte con anche pagine dedicate. Tuttavia questi documenti non vengono letti. Il giorno dell'intervento uno dei medici arriva e mi dice abbiamo scoperto che ha il sospetto della sindrome di Brugada. Cosa c'era da scoprire? Penso tra me e me. Vi avevo inviato le carte mesi fa. Alla fine tutte le carte vengono inviate al cardiologo che consiglia di non operarmi. Me lo comunica il chirurgo all'ultimo minuto quando mi ero già rasato la gamba. Mi era stata segnata la gamba e dato tutto il materiale con un vestirmi. Ero insomma in procinto di essere mandato in sala operatoria. Non possiamo operarla oggi dice il dottore. Io scoppio a ridere pensando che fosse uno scherzo. Lei ha la sindrome della morte improvvisa prosegue. La lettera di dimissioni è una beffa incredibile. Viene scritto, occorre fare il test alla emalina come consigliato anche dal cardiologo visitato in precedenza. Fintanto che non avrà l'esito del test non riscriva alla segreteria per riprogrammare l'intervento mi viene detto. Nel frattempo avevo prenotato un bilocale a Bologna per la durata dell'intervento e per il decorso post-operatorio. Decido di non cancellare la prenotazione e fargli una settimana a Bologna, e spendere così il mio compleanno. 10 esame di brugada, finalmente faccio il test alla emalina, finalmente riesco a trovare un ospedale che abbia la pietà di farmi questo test, come? Tramite conoscenze ovviamente come tutto quello che si risolve in Italia. Un mio contatto mi mette in comunicazione con il cardiologo di Camposampiero. Gli spiego la situazione per filo e per sogno e con l'impegnativa fornita dal mio medico di base riesco a farmi dare una data dall'ospedale a inizio agosto. Il test risulta negativo e la cardiologa lì presente mi fa, si poteva prevedere anche dagli esami fatti in precedenza. Si poteva ma a quanto pare non erano sufficienti. 11 Rizzoli di Bologna, l'operazione a settembre. Dato che l'esame risulta negativo e mi viene dato l'esito subito, contatto immediatamente l'ospedale per chiedere una nuova data dell'intervento. Tuttavia siano ad agosto e ci sono due settimane di pausa per la struttura. A fine agosto con un po' di insistenza mi viene comunicativi la data, l'8 settembre. In quella data mi vengono rimossi tutti i mezzi di sintesi. L'operazione va bene e dopo quasi tre settimane di degenza vengo dimesso. Dopo il Rizzoli infatti vengo portato al Sant'Orsola dove mi iniettano antibiotici per circa tre settimane. 12 Il post operazione al Rizzoli. Dopo l'operazione e le dimissioni dall'ospedale mi è stato messo un gesso e mi è stato prescritto di non poggiare la gamba per un mese. Oltre a ciò mi è stato messo un chiodo per provare a correggere la pronazione della caviglia. Dopo un mese e mezzo circa sono tornato al Rizzoli e mi è stato messo un gesso di appoggio per il piede. Il 30 novembre mi è stato rimosso anche questo insieme ai punti. Nel decorso post-operatorio tutto fila abbastanza liscio. 13 La fisioterapia. Dalla rimozione del gesso è iniziato un lungo percorso di fisioterapia sia in un centro a Padova di fisioterapia sia con un osteopata locale. Ogni giorno almeno per un'ora mi dedicavo a questo. Ho fatto tantissima piscina e camminata ma purtroppo tatto oggi dopo circa cinque chilometri di camminata incomincio a sentire dolori. Non mollerò perché è l'unica caviglia che ho e mi serve. Rimangono i trattamenti al PRP e cellule mesentimali come ultima disperata opzione ma continuerò a fare esercizio fisico per recuperare. Ho continuato ad andare a trovare i medici al Rizzoli ogni due terzi mesi circa che però a parte dirmi continuo a nuotare, fare ciclette e riabilitazione non mi dicono molto altro. Non se la sentono di fare altri trattamenti alla caviglia in quanto sostengono che ci sia un rischio di risvegliare una possibile infezione latente. Nel frattempo continuo a cercare altri specialisti che possano propormi soluzioni differenti. 14 La mia visione della vicenda. Sostanzialmente ho avuto un problema e mi sono spaccato la caviglia in maniera dura. Ho avuto un brutto colpo e la frattura era netta. Tuttavia non era il mio un caso raro né speciale. Esistevano casi ortopedici molto peggiori e complicati del mio che si sono risolti senza troppe complicazioni. Secondo il mio punto di vista il pressapochismo, la mancanza di tempo, di budget e di materiale utile hanno fatto sì che l'operazione non desse gli esiti sperati. Al di là degli errori chirurgici, che possono anche capitare, il materiale utilizzato non è stato dei migliori così come le scelte ortopediche di inserire una vita tra la tibia e il perone e di non utilizzare un fissatore esterno in quel punto, come affermato da altri ortopedici che ho conosciuto nel mio pellegrinaggio. Anche queste scelte hanno determinato il nascere di un'infezione post-intervento. Il decorso post-operatorio è stato altrettanto discutibile. Per la necessità a risparmiare non sono stati fatti esami che sarebbero stati utili, e si sono escluse a priori complicanze come l'infezione pure possibili nel 5-10% dei casi. I miei riscontri sono stati tendenzialmente ignorati e il dolore che mi faceva camminare non è stato ascoltato. Sbagliare può capitare a tutti ma ignorare i riscontri dei pazienti o far finta che tutto vada bene è un problema grave. Non voglio pensare che certi medici abbiano provato a nascondere gli errori degli altri, quelli dei chirurghi, ed altri colleghi li abbiano coperti. A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Sono dovuto andare all'estero per farmi dire che erano state fatte delle scelte ortopediche discutibili, proprio perché i medici in Italia tendono a difendersi a vicenda. In una visita in Turchia ad aprile infatti, mi è stato detto da uno stimato ortopedico, che alcune grosse imprecisioni sono state effettuate nel primo intervento ma su questo non avevo più dubbi visto a marzo 2022 mi era stato detto che avrei camminato regolarmente e continuo a zoppicare a piedi nudi oggi. Per quanto riguarda il SSN, è stata ed è ogni giorno una lotta ricevere cure mediche in Italia. Con ospedali che ti ridono in faccia quando chiedi se è possibile prenotare una visita tramite SSN, oppure ti rispondono che le liste sono chiuse. Al momento ho un problema di cartilagine che difficilmente si risolve a quest'età, ma anche muscolare e di pronazione della caviglia. Giro e forse girerò per sempre con una stampella nella macchina. La quantità di soldi spesi per la mia salute ormai non la calcolo neanche più. Sono sempre stato un individuo molto sano di salute e difficilmente mi sono mai infortunato. Mi domando ancora oggi cosa sia successo. Il danno psicologico oltre che fisico è stato devastante. Sono migliorato molto comunque grazie alla fisioterapia e voglio ringraziare tutti gli specialisti che mi hanno seguito. Di una cosa sono certo. Non è stata colpa mia che pure avevo fatto presente le mie problematiche, e ogni visita mi facevo la lista di domande da fare ai medici. Non è stata colpa mia il post-operatorio, che mi sono spaccato la schiena a fare fisioterapia e riabilitazione, e che ho provato a camminare il più possibile nonostante il dolore. Non è colpa mia che ho fatto tutte le terapie possibili e che continuerò a fare tutto il possibile per migliorare una situazione che rimane comunque molto complicata. Nel complesso ho incontrato più medici competenti, validi e dediti al loro ruolo che altro, bastano però un paio di mele marce per fare una Macedonia orribile. È molto difficile non provare rancore sapendo che le cose sarebbero potute andare molto meglio, e che per molto tempo ogni passo te lo ricordava. Al momento mi segue un dottore molto bravo al San Raffaele di Milano che non menziono qui perché non so se abbia piacere che venga menzionato il suo nome, chissà se migliorerò in qualche modo, io continuerò a combattere, ad ogni modo vado avanti, e la mia vita va avanti. Questa è la maglietta che ho ordinato, spero che vi piaccia. Non sono un medico e questa è stata la mia personale esperienza e visione della vicenda. Non voglio offendere nessuno ma credo sia giusto parlare di quanto mi è capitato. Qui vi seguito i miei messaggi alle istituzioni con le quali mi sono interfacciato. 15. Il mio messaggio al direttore del reparto di ortopedia di Livoli. Caro direttore, il vostro reparto ha ampi margini di miglioramento. Spero che ne siate coscienti. Può scegliere, la via italiana delle scuse è scaricabile, di minacce e denunce, oppure prendere atto del fatto che ci siano ampi margini di miglioramento organizzativi e provare a fare qualcosa. Mi basterebbe che le critiche venissero ascoltate. Nel frattempo nell'ospedale di Livoli. In primis ogni volta che sono andato ho aspettato in media 3.5-4 ore per essere visitato con picchi di 7 ore. Mi sono presentato sempre puntuale e ho sempre avuto queste attese. In secundis tutte le volte sono dovuto passare dal totem e poi dalla segreteria e poi dal totem di nuovo. Non si capisce niente. Consiglierei di usare i totem il più possibile e basta senza far impazzire la gente. Inoltre parliamo della digitalizzazione. All'ospedale di Abano, nel Policlinico hanno un bellissimo portale per scaricarsi i referti così come al Galeazzi di Milano. Ora posto che a prequarti degli specialisti bastano le immagini delle lastre non vedo perché solo a Rivoli bisogna pagare extra per avere il cd per poi scaricarsi le immagini. Ora le posso assicurare che dal punto di vista tecnico non è nulla di estremamente complicato e trovare tantissime software house disposte a farle un portale del genere e non è una spesa enorme. Inoltre alleggerirebbe non di poco i lavori delle segretarie nel reparto. Non è ok che un paziente che debba essere operato urgentemente venda rispedito a casa senza un appuntamento. Non credo che ai medici ci voglia molto. Una maggior selezione del personale all'interno dell'ospedale non guasterebbe. Insomma tanti miglioramenti si possono fare senza spendere budget eccessivi. Gli esami vanno fatti. Se c'è un sospetto di una malattia solo gli esami possono togliere ogni dubbio. Un'operazione in più vi avrebbe anche fatto guadagnare di più. Per quanto riguarda il mio caso specifico, tutte le problematiche, i disguidi creati e come è trattato lascio a lei le valutazioni. Non credo di essere l'unico a rilevare problemi nel reparto come attestato dalle numerose recensioni negative su Google. Il mio messaggio al Ministro della Salute Orazio Schillage. Caro Ministro, da cittadino onesto che paga le tasse cosa vuole che le diciamo? Quo usque tandem Ministro? La riforma sanitaria che lei sta programmando è totalmente insufficiente e parla per lo più di budget da stanziare. Peraltro semplicemente aggiusta i costi dell'SSN all'inflazione. In una situazione del genere io mi aspetto che un Ministro dica, scusate, sappiamo che le liste di attesa sono lunghissime e la situazione è drammatica ma stiamo cercando di migliorare. Se non avessi avuto una assicurazione, e non avessi visitato dottori privatamente adesso probabilmente sarei ancora zoppo, o meglio più zoppo di adesso. Sburocratizzazione, digitalizzazione, opportunità di guadagno aggiuntive per gli ospedali, aumento dei ticket per aggiustarli all'inflazione. Dove si parla nella riforma di tutte queste cose? Non le trovo. Nel parziale silenzio stampa, la gente muore o combatte per provare ad avere qualcuno che la curi. Ed è frustrante non sentire nulla. Avrei preferito pagare il mio ticket 50 euro o anche 70 euro e rimanere nel sistema pubblico che andare dal dottore privato e spenderne 150 euro. Il SSN può gentilmente pagare in tempo gli ospedali senza farsi pregare. C'è qualcosa per modificare queste attese assurde nella riforma? Per i medici di base che sono oberati di lavoro è stato fatto qualcosa? Alcuni compiti come quello di prescrivere una ricetta dopo aver letto un recerto di un medico specialista sono veramente semplici. Perché molti medici di base non hanno una segretaria o apprendiste che ha accesso al software e faccia queste benedette ricette? Purtroppo non sono un esperto della materia ma la mia esperienza è stata tragica, e l'impressione è che alcune buone soluzioni non siano adottate né discusse. 17, la situazione medica in Italia, testimonianze Che la situazione medica in Italia sia tragica ne parla benissimo anche il canale Nova Lectio in questo video, in cui spiega il dramma delle liste d'attesa degli ospedali. La sanità italiana non funziona più, perché le liste d'attesa sono un problema, oppure una delle tante manifestazioni e proteste mediche avvenute negli ultimi mesi in piazza. Chi non protesta smette semplicemente di operare nel pubblico e va nel privato. https://www.youtube.com watch, w="hb1e0". Cito anche la giornalista Mariangela Pira che ha cercato di mettere in luce il problema. https://it.linkedin.com/.post/.MariangelaPira0A985A2-sono-stata-al-pronto-soccorso-oftalmico-fate-bene-fratelli-activity-71235575553053327336AK7t-trk-uguale-public-profile-like-view Come non citare anche Alessandro Masala e al suo Breaking Heroley che in un recente video parla della situazione medica in Italia e di quanto ci stiamo abituando al peggio. https://www.youtube.com watch, w="2m0o25di8", 18-I miei ringraziamenti, sono passati ormai più di due anni dal mio incidente. Ho imparato ad accettare la situazione ma avevo comunque bisogno di levarmi un peso nella coscienza e sono felice di averlo fatto con quest'articolo. Grazie in primis al dottore ortopedico Salmaso Alrizzoli che ha seguito per primo il mio caso e indirizzato all'ortopedico giusto per il mio caso. Grazie al dottor Ortu, infettivologo di Milano. Il primo che mi ha detto di dover fare degli esami aggiuntivi per togliere ogni dubbio. Grazie al Rizzoli, al dottor Mosca e all'equipe di chirurghi che ha effettuato il secondo intervento. Grazie all'ospedale di Abano Terme e al dottor Valcarenghi. Grazie anche al dottor Viale e al reparto di infettivologia dell'ospedale del Sant'Ursola che mi ha ospitato per due settimane. Grazie ai miei genitori e alla mia ragazza che mi hanno sostenuto e accompagnato in questa difficile e dura sfida. Grazie a tutti i centri fisioterapici, e i fisioterapisti che mi hanno seguito post-operazione. All'osteopata Garavello, al centro medico di Villaferri, ed anche al centro fisiorom di Torino. Grazie alla mia assicurazione medica a Xa Italia e a Marco Zacchia, il rappresentante che mi ha seguito. Chissà cosa sarebbe successo senza questa. Grazie al mio medico di base, il dottor Carlo Maritano di Condove. Non so come sarei messo senza di lui. Avere le ricette in tempo può davvero fare una gran differenza. Grazie al mio avvocato Saverio Salvandipadova, esperto di diritto medico legale che ha saputo consigliarmi sui passi da fare, nonostante non siamo potuti andare con la pratica. Grazie all'azienda per la quale lavoro Walter Schreuer. Ad ogni modo volevo ringraziare lei, e la mia responsabile, non so se abbia piacere di essere menzionata in quest'articolo, che all'aggravarsi della mia situazione medica mi ha permesso di lavorare da casa, e ha i permessi per visite mediche concesse. Buona parte del mio stipendio è stato speso per un lungo periodo in cure mediche. Grazie a tutti coloro che denunciano i casi di mala sanità in Italia. Uno paziente su dieci in UE pare sia vittima di ciò, fonte. Grazie a chi denuncia quando le cose in ambito sanitario non funzionano. Grazie ai giornalisti che ne parlano. Grazie a tutti coloro che si battono perché il sistema sanitario nazionale migliori. Grazie a tutti i dottori che quest'anno hanno scioperato contro questo schifo. Grazie a Riccardo Zanetti che ha deciso di condividere la sua intera esperienza medica in ospedale su YouTube. Una grande ispirazione davvero, grazie a Germano Milite e alla community di Faflix. Da loro ho riappreso che è importante denunciare ed è necessario farlo affinché qualcosa migliori, nel settore digital ma anche nel resto. Grazie paradossalmente anche all'ospedale di Riboli e al reparto di ortopedia. Da voi ho reimparato l'importanza di non nascondere i problemi, ma anzi la necessità di essere chiari col cliente, qualora avvengano, per cercare di risolverli assieme. Grazie.

Other Creators