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PODCAST LEONIA- Le città Invisibili

PODCAST LEONIA- Le città Invisibili

Giuliana Cutropia

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The city of Leonia reinvents itself every day. Its residents wake up to fresh sheets, use new soap, wear new robes, and listen to the latest nursery rhymes on their new appliances. Meanwhile, the remnants of the old Leonia wait for the garbage truck in plastic bags. The wealth of Leonia is measured not by the things being produced and bought, but by the things being thrown away to make room for the new. The garbage collectors are treated like angels, and their task of removing the remnants of the past is surrounded by a respectful silence. The garbage piles continue to grow as the city expands. The garbage becomes indomitable, resisting time, weather, fermentation, and combustion. It forms an impenetrable fortress around Leonia. The city accumulates more garbage as it expels more. If it weren't for the garbage dumps of other cities, the garbage of Leonia would invade the world. The borders between cities are infected bastions where debris from one city La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni. Ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresca, si lava con saponetta appena sgusciata dall'imbolucro, indossa vestaglie e nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigo barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello d'apparecchio. Sui marciapieli, abiluppati in terzi sacchi di plastica, i resti della Leonia di Eri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non sono tubi di densificio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali di imballaggio, ma anche scaldabanni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana. Più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate, vendute e comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero, come dicono, il godere delle cose nuove e diverse, o non, piuttosto, l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi da una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di Eri è circondato da un rispettoso silenzio, come un rito che espira devozione o forza solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare. Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede, fuori dalla città, certo, ma ogni anno la città si espande e gli immondezzai devono restare più lontano. L'imponenza del gestito aumenta e le cataste si innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazione e combustioni. È una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta ad ogni lato come un agrocoro di montagne. Il risultato è questo, che più Leonia espelle roba, più ne accumula. Le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere. Rinnomandosi ogni giorno, la città conserva tutta se stessa nella sua forma definitiva, quella delle spazzature di eri che si ammucchiano sulle spazzature dell'altro ieri e di tutti i suoi giorni e anni lustri. Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al virà dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città che anch'esse restingono lontane da sé le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da greveri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano. Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane. Basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spaiato, rotoli dall'altra parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d'anni trascorsi, fiori secchi, sommergerà la città nel proprio passato che in vano tentava di frestingere, mescolato con quello delle altre città nitrofe, finalmente monde. Un cataclisma spianerà la sorgida catena montuosa, cancellerà ogni trazza della metropoli sempre vestita al nuovo. Già dalle città vicine sono pronti quei rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.

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