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The transcription discusses the dialectal anthems celebrated by poets and musicians from Legnano, as well as the festival and traditions. It mentions the most popular themes, such as the Legnano family and the war of the neighborhood. The text also provides the official anthem of Legnano, along with its translation. It highlights the flourishing production of dialectal songs and anthems in Legnano, mentioning various artists and their contributions. The transcription concludes with the lyrics and translation of two songs in the Legnano dialect, emphasizing the importance of family and the local community. www.redigio.it e la storia continua Gli inni dialettali celebrati dai poeti e musicisti legnanesi, la sagra e le tradizioni e i temi più trattati, la famiglia legnanesa e la guerra del quartile. Legnano, testo e traduzione dell'inno ufficiale di Legnano Particolarmente fiorente è la produzione di inni e canzoni in dialetto legnanese. Di poeti e musicisti nostrani che hanno voluto, che hanno voluto, tessere i velodi della città, attingendo particolare dalle tradizioni della sagra del carrozzo. La più celebre è Me Carlegnan, musica e parole di Ernesto Parini, che è diventato l'inno ufficiale e del quale diamo il testo e la traduzione. Tra gli altri cantori del nostro dialetto troviamo il maestro Franco Morelli e lo stesso Felice Musazzi, che si è avvarso della musica di Roberto Bendinelli nella sua «La guerra del quartile». Bendinelli è anche autore con «Tovar» della canzone «Chi alluviona da Legnano». Anche Toni Barlocco, la popolare Maviglia, ha voluto celebrare un ospetto di Legnano con la canzone «La scighiera, la nebbia», musicata da Barso Magazziano. Una macchietta di Legnano, «Un Luisin» da Lignarell, ha avuto l'onore di una canzone di Elido Pagani. Infine, la poetessa dialettale Giuseppina Zanzottera Giovanelli ha incluso nel repertorio del gruppo Iamis, da lei diretto, alcuni gustosi brani dialettali che continuano a riscuotere il successo a Legnano e nelle nostre trasferte. Ecco le due canzoni in dialetto legnanese. L'altro è oltre artisti, la gaslunga Aman Cortesa, sempre caro, sempre ben visto, in famiglia legnanesa. E' anche lei la sagra che comanda, incontrata in Gran Contesa ogni anno di festa grande, in famiglia legnanesa. Che protegge il nostro Legnano, anche la spada ben distesa, giù l'alberto da Cusan, e la famiglia legnanesa. La guerra del cortile. Si sveglia la gente con Giovabrina. Chi vusa, chi canta, chi sbattere in sé, chi chiama a Tosa, chi sveglia il fiore, aggefischia il sifo giustabilmente, si mette in moto tutta la gente. Comincia la guerra senza trincea, spara la rosa contro la fiera, fa la maria con quella di vase, mia denuncia per il fracasso. Risponda Teresa. Tas, mesa amata, paga il potere, pur fatta. Fa la ginetta biguginata, ghecchia, all'etrina tutta ingorgata, l'estapina, la pesa un quintale, la vea denta, trenta urinari. Bruta bonzona, donna tepista, malmarinata, brutta fascista. Mi te denunci, gheldisa il pretore, che in piena corte se me tolto l'onore. Comincia la guerra senza trincea, con la sultana fan da bandiera. L'ena battaglia da tutti i dì, la inizia, i set finito mesi. L'ena battaglia di donne e veci, la guerra del fam, fum e frecci. Legnano Legnano, testo e traduzione dell'inno ufficiale di Legnano. Ecco le parole dell'inno nazionale di Confredo Mameri. Oltre c'è anche il testo dell'inno ufficiale della nostra città, Legnano, Le Carlegnan, scritto e musicato da Ernesto Parini. Le Carlegnan, partigni su un paese che si rispetta, adesso usa fa che una canzone. La bionda che la va in su la gondoletta, i monumenti, il mare e il panettone. Niente a Legnano che un po' carova in vista, un monumento sul cale e un canone, i tessitur, meccaniche e ciclista, a Gesa da San Magno e per la stazione. Le Carlegnan, testo e traduzione dell'inno ufficiale della nostra città, lavoratori. Il nostro cale è pieno di fiume, ma per noi è sempre bello. Sonne e campane, fischie e sirene, uomo, dono, tuzzano, tavera e vene. Le Carlegnan, testo e traduzione dell'inno ufficiale della nostra città, lavoratori. Il freddo che l'inverno picca forte, il caldo che l'estate fa crepare e tutti i camminoni dritti e storti che fanno fin da fatti sfogare. I vigi che fregano quattro ghei, i paesani che vengono al mercato. E' un bel ricordo, la storia di Canceri, della ferrovia che va sempre sera. Per sostenere un paese che si rispetti, oggi si usa a farne una canzone, la bionda che va in gondoletta, i monumenti, il mare e il panizzone. Noi di Regnano abbiamo poca roba in vista, un monumento soltanto che è molto bello, le tessiture, i meccanici, i ciclisti, la chiesa di San Magno e poi la stazione. Mia cara Regnano, sei un amore, paese nostrano, lavoratore. Il nostro cielo è pieno di fumo, però per noi è sempre bello. Suonano le campane, fiscono le sirene, uomini, donne e ragazze ti vogliamo bene. Mia cara Regnano, sei un amore, paese nostrano, lavoratore. Il freddo che d'inverno picchia forte, il caldo che l'estate ti fa morire e tutte le ciminiere dritte e storte che fumano vino a farti soffocare, i vigili che ti offrevano quattro soldi e i contadini che venivano al mercato. È un bel ricordo, la storia dei Calcelli, la ferrovia che erano sempre chiusi.