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The transcription provides information about the activities of Giovanni Galegnano, a publisher in Milan during the 15th and 16th centuries. The transcription mentions the research conducted by engineers Suttermeister and Cesare Gallazzi, which revealed that Galegnano funded 246 editions, later increased to 520. There is debate about the start date of Galegnano's publishing activities, with some scholars suggesting it began in 1475 and others claiming it started in 1480. The transcription also mentions the printer Servio Onorato Mauro and his work on Virgil's commentary. It discusses a contract for printing the Commentaria del Servio and the involvement of various individuals in the publishing and distribution process. It also mentions the difficulties faced by researchers in identifying the creators of certain editions. The transcription highlights the entrepreneurial skills of Giovanni D'Alegnano, who transformed his print shop into a hub for scholars and conducted extensive commercia www.redigio.it e la storia continua Curiosità su Giovanni Galegnano, editore Milano tra il quattrocento e il cinquecento. Inizio dell'attività e con la Giovanna Aleccantania. Un ruolo importante per la conoscenza dell'attività editoriale svolta da Giovanni Galegnano nella seconda metà del 1400 e all'inizio del 1500 ebbe l'ingegnere Suttermeister. Grazie alle ricerche effettuate e riportate in due volumi ormai esauriti nel 1945 e 48 siamo in grado di conoscere 246 edizioni finanziate dai Galegnano e gli studi sono stati ripresi e documentati nel 1980 dall'ingegnere Cesare Gallazzi che ha registrato una produzione di 370 edizioni salite a 520 grazie ai contributi di successivi esploratori. Entrambi i ricercatori suindicati segnano nei loro annali il 23 ottobre 1480 come data di avvio dell'attività editoriale del capostipite Giovanni Galegnano che riconoscono ai Galegnano grandi meriti per la divulgazione della cultura nella città di Milano. INIZIATIVITÀ Altri studiosi hanno invece anticipato di cinque anni l'inizio facendolo risalire alle calende, cioè al primo dicembre del 1475. Seguendo l'iter notiamo che più tardi, esattamente nel 1985, il professor Ganda dell'Università di Parma grazie al ritrovamento di alcuni documenti presso l'archivio di Stato di Milano ha fatto uscire dall'anonimato il nome dello stampatore del Servio Onorato Mauro, grammatico latino del IV-V secolo d.C., famoso interprete di Virgilio, di cui diede un commento giuntoci in vari manoscritti dal IX secolo e poi stampati a Trasburgo 1470, poi a Venezia nel 1471 e a Firenze nel 1472. Il contratto per la stampa del Commentaria del Servio, come documentato dal Ganda, fu steso dal notaio Francesco Micheri nel 1475, giugno il VII. Presso la sua casa di abitazione sita Milano a Porta Nuova, parrocchia di San Domenico al Mazam, o San Domenico alla Mazza, cosiddetto da un tempio dedicato a Giano, raffigurato in atto di stringere nella destra una verga, ossia una mazza. In base al documento indicato, il mercante Ambrogio Caimi, di Porta Nuova, e il carataro Giovanni D'Alegnano, di Porta Cumana, parrocchia di San Michele a Gallo, da una parte, e Domenico da Vescolate, di Porta Cumana, parrocchia di San Carcoforo, dall'altra, a seguito di autorizzazione avuta tramite lettere ducali, previo giuramento prestato sui Vangeli, strinsero società tra loro, secondo i patti sottindicati. Il tipografo Domenico da Vescolate, meglio identificato dal cognome Giliberti, si impegnava a stampare, entro i primi di novembre, 412 volumi detti Servii Supervergilium. Allo scopo, il Camini e il D'Alegnano gli fornirono papiron, cioè la carta necessaria per la stampa, erisme di forma mezzana, del valore ciascuna di due fiorini auri, ossia oltre a 62 ducati. Il Giliberti doveva consegnare i volumi, di quinterno in quinterno, a Caymmi, man mano che erano pronti. Carta e denaro sarebbero stati versati radialmente ogni mese. Una volta consegnati a Caymmi i volumi, questi potevano essere venduti al prezzo voluto dai contraenti, da ripartire in parti uguali tra stampatori e committenti. A carico di questi, ultimi e eventuali perdite. Era compito del Caymmi rendere conto del ricavato della vendita dei libri. Riparti si impegnarono a vicenda sotto pena di versare 75 ducati d'oro. Si supra così, secondo quanto affermato dal Ganda, l'esorgio del suo saggio pubblicato dalla bibliofilia nel 1985 e la difficoltà incontrata dagli estensori di alcuni repertori incunabilistici nell'identificare gli artefici di determinate edizioni o nell'attribuire la paternità a stampatori sulla cresta dell'onda. Sembra questa la situazione in cui è in corso Monsignor Grammatica che, riferendo sull'esemplare del Servio, conservato alla biblioteca brusiana, gli attribuì la stampa ad Antonio Zarotto, noto tipografo finanziato da Giovanni D'Aregnano. La copia, in ottime condizioni salvo il dorso staccato di cui, in lettere dorate, spica il titolo Servi in Vergili Opera Expositio, misura 23x33 cm e costa di 327 numerati a mano. L'opera inizia con la vita di Virgilio e proseguire con il commento del grammatico alle bucoliche, alle georgiche e alle neide. Nel colofon, o parte terminale, nessuno accende lo stampatore, ma chiara la data del 1475. Qui un lavoro stampato con diligenza al tempo di Galeazzo, Maria, Sforza, Disconti, ma anche Trampolino di Lancio per Giovanni D'Aregnano e per i suoi successori Giovanni Giacomo, Bernardino, Giovanni Antonio. Con la Drogana alle Caltagne. Non sappiamo con esattezza quando Giovanni D'Aregnano sia approdato a Milano, se effettivamente abbia goduto della cittadinanza milanese, ma indubbiamente non gli si può negare il possesso di qualità imprenditoriali, che gli permisero di trasformare la sua bottega di Cartaro, presso la vecchia chiesa di San Michele al Gallo, in un cenacolo di eruditi. Fu presso la sua libreria che si sviluppò un'intensa attività commerciale ed editoriale, favorita da disponibilità economiche tali da consentire finanziamenti non solo sulla piazza di Milano, ma anche di Padia, senza dimenticare possibili approcci con Lione tramite intermediari e con Venezia. Proprio dalla città lagunare, secondo alcune missive dell'archivio ducale sforzesco del 1494, il mercator et librarius milanese stava trasportando a Milano venti balle di libri e altre merci. Infatti, quando i libri erano stampati, venivano confezionate in balle o casse e il loro trasporto era elevato se non rischioso. Al passaggio da uno stato all'altro, occorreva pagare pedaggi e dazi. I libri erano valutati a peso, come qualunque altra merce. Nel nostro caso, il mercante fu fermato dai gabellieri breciani che lui seguirono fino a Bergamo. Egli sequestrarono la merce. Ciò si verificò nonostante fossero state rilasciate littere patentes ai mercanti milanesi per il trasporto delle merci in tutti i luoghi e in cui fosse occorso o fossero stati pagati i dazi come risultava dalle bollette di pagamento. Da qui le proteste di Bartolomeo Calco, uomo politico e primo segretario di Lusovico il Moro, contenute in tre lettere. La prima risulta datata a Pania 1494, agosto il 22, ed è indirizzata al pretore di Bergamo. I daziari non potevano sequestrare e trattenere merci cui era consentito il libero transito. Si trattava di un'operazione contro l'onestà e la giustizia. Lo scrivente, perciò, esortava e pregava perché la merce fosse rilasciata ad evitare che al mercante toccasse un dazio maggiore. La seconda missiva, datata a settembre l'otto, è riservata al doge di Venezia e riprende le ragioni di qui sopra. Si ribadisce che già all'autorità di Bergamo era stata provata la regolarità del trasporto e che il legnano non era in corso in alcune irregolarità. Analogo il contenuto della terza lettera, sempre datata a 1494, settembre l'otto. Rimessa a Taddeo V. Mercati, ambasciatore milanese a Venezia, mentre le prime due lettere sono scritte in latino, la terza appare involgare e lamenta l'operato riservato al legnano. «Li di Atari, di Bressa, quali li verrebbero dreto contra umana degnità e giustizia, le fecero retenere sotto pretesto che per alcune frivole rasone che adducessero». Perciò il calco intese tal novità e le giustificazioni del mercante milanese non solo invitò a rilasciare le valle dei libri, ma a chiedere pure risarcimento dei danni subiti. Non sappiamo con esatenza di quali libri si trattasse, pur conoscendo un'opera di Virgilio, la Buconica, stampata a Venezia da Cristoforo De Pensi nel 1494. Secondo gli annali di Gallazzi, il principio si legge che la Buconica, involgare di Virgilio, fu composta per il famoso poeto frate Evangelisto Fossa da Cremona, dell'Ordine dei Servi, e che fu impressa da Cristoforo De Pensi di Mandello ad Istantia de Ioan Antonio de Lignano. Non è da escludere peraltro che l'editore da Lignano si approvvigionasse di carta nello Stato della Repubblica Veneziana per venderla non solo sul territorio italiano, ma anche in quello francese.