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The transcription is about an exhibition of 16th-century books, the restoration of ancient books, and the importance of books in preserving knowledge. The exhibition showcased 34 volumes published by Regnano publishers in the early 1500s. The event was attended by local officials and experts in the publishing industry. The restoration of ancient books was discussed, highlighting the need for careful preservation and maintenance. The conversation also touched on the history of publishing and the role of publishers in choosing what, how, and when to publish. The restoration process involves both indirect and direct conservation interventions, with the goal of stabilizing and preserving the books. The restoration of 34 16th-century books belonging to the Regnano family was also mentioned, which required various interventions based on the condition of each book. The importance of using appropriate materials and techniques in restoration was emphasized. www.redigio.it e la storia continua Alvia l'esposizione di libri del Cinquecento, l'intervento del professor Bardieri, il restauro dei libri antichi e le Cinquecentine della famiglia legnanese. In una cornice culturale di grandi interessi si è aperta, venerdì 4 novembre 2011, nello spazio espositivo della Banca di Regnano, la mostra Cinquecentine, i 34 volumi che gli editori da Regnano hanno dato alla stampa nei primi venti anni del 1500. Come è già stato illustrato, il materiale e il percorso espositivo evidenzia i libri patrimonio della fondazione famiglia legnanese, le modalità della loro conservazione e il restauro presso le suore benedettine di Viboldone. La presentazione dell'evento, cui ha fatto seguito la visita alla mostra, è avvenuta nella sala delle assemblee della Banca, con interventi di personalità delle istituzioni locali e esperti del mondo editoriale. Il professor Enrico Corali, presidente dell'Istituto di Credito, ha dato la benvenuta ai presenti rappresentando come compito di una banca sia quello di costruire valore, anche culturale evidenziando un pensiero che va facendosi strada. Mentre gli strumenti tecnologici di lettura cambiano in modo vertiginoso, il libro rimarrà come memoria legibile in ogni tempo. Ringraziando la Banca di Regnano e la fondazione della famiglia per il loro impegno nella cultura, il sindaco Lorenzo Vitali si è soffermato sulla necessità di dare un futuro ai nostri figli attraverso le fonti del sapere, tra le quali il libro svolge un ruolo fondamentale. Luigi Caironi ha ricordato il passo importante compiuto agli inizi del 2000 dalla fondazione famiglia regnanese. La nostra fu anche una scelta coerente con l'attività di sostegno portata avanti dalla fondazione, l'ente morale che ogni anno eroga mediamente 200 bolsi di studio a giovani meritevoli delle scuole superiori e di università lombarde. E ancora, si racconta, con la formula del comodato d'uso abbiamo affidato le cinque centine alla Banca di Regnano, che si è premurata di fare realizzare un apposito armadio di acciaio atto alla conservazione e consultazione dei volumi. E qui vorrei proprio rivolgere un sincero ringraziamento al professor Enrico Corali, presidente dell'istituto, e al direttore generale Federico Arosio, sempre attenti alle sollecitazioni socioculturali che vengono dal territorio. Un particolare saluto è stato rivolto all'ingegnere Cesare Gallazzi, autore del libro L'editoria milanese nel primo cinquantennio della stampa, Italia e Regnano 1480-1525, volume omaggiato oltre che alla Fondazione, al professor Corali per la Banca e ad altre personalità intervenute. Al prevosto di Regnano, Monsignor Carlo Galli, è toccato il compito di illustrare le fasi del restauro condotto nel 2006 dalle monache benedettine della battia di Viboltone, insistendo in particolare sul lavoro non invasivo compiuto in laboratorio, come risulta dalla relazione scritta delle suore, di cui si riportano di seguito con i passaggi. Infine, a coronamento degli interventi, è giunta la coinvolgente conversazione del professor Edoardo Barbieri, docente d'istoria del libro dell'Università Cattolica di Milano e di nonché il direttore della più antica e prestigiosa rivista del settore, la Bibliofilia. Osservando come la storia del libro e dell'editoria, intesa come percorso che, partendo dall'idea del manufatto, giunge fino alla lettura dell'opera, sia una materia trattata solo da pochi decenni, sui, con cognome Rappi, sono gli editori che si affidano a stampatori come Schinzenzeller per portare avanti la loro impresa commerciale, attività che comporta anticipo del capitale. Come oggi, l'editore, per vendere, deve scegliere una cosa, come e quando pubblicare. Giovanni Dalignano, il primo della stile per vendere, apre a Milano la bottega al segno d'Angelo vicino a Piazza Mercanti e alla zona con scuole importanti in cui studenti acquistano i classici di latino, come le pistole di Cicerone. Non a caso, in queste ultime, Dalignano ne fanno stampare a più riprese, con un'edizione particolarmente curata nel 1514. Oltre alla copia della fondazione, se ne conosce solo una seconda, conservata a Ravenna. Includono nel loro catalogo opere di vario genere, comprese il diritto, muovendosi sempre a soddisfare la richiesta del mercato, battendo la concorrenza. Le stime più recenti segnalano 422 edizioni realizzate in 45 anni di attività, che termina attorno al 1525, con l'acquirsi della Pesca a Milano. Dal professor Nalbieri è venuto il prezioso consiglio di valorizzare la collezione dal punto di vista della sua consultazione per fini di studio, realizzando un catalogo dettagliato delle opere da distribuire ai centri di ricerca interessati. Il restauro dei libri antichi A cura delle sue benedettine del monastero di Vivoltone Primo, il restauro librario La nostra attività è finalizzata al restauro e al recupero di documenti antichi, codici, manoscritti, volumi a stampa, su supporti cartacei o membranacei, e anche di mappe, disegni e stampe, che hanno subito nel corso del tempo considerevoli danni di varia natura. Dobbiamo tenere presente innanzitutto che il restauro è un evento che produce una alterazione, talvolta notevole, nello stato dell'oggetto, investendo le quantità e le qualità delle informazioni che possiamo esumere da esso. Osservazioni paleografiche o codicologiche possono aiutare a conoscere le caratteristiche tecniche e stilistiche di un calligrafo, di un miniatore, di un atelier, o contribuire a fornire un quadro delle conoscenze tecniche e materiali all'epoca della realizzazione del volume. In passato si è ritenuto che il restauro migliorasse lo stato dell'oggetto, e tuttora i grandi restauri, soprattutto nel campo pittorico, vengono presentati come imprese che riportano l'opera allo splendore originario. Oggi l'obiettivo che ci si pone con un intervento di restauro è, piuttosto ragionevolmente, il consolidamento e la stabilizzazione delle condizioni in cui si trova attualmente l'oggetto, secondo quanto teorizzato anche da Cesare Bandi, teoria del restauro, che è padre del restauro in Italia. Il restauro deve mirare alla restituzione dell'unità potenziale dell'opera d'arte, purché questo avvenga senza creare falsi e senza cancellare i segreti del passaggio del tempo. Siamo dunque consapevoli che la scelta di intervenire su un bene comporta sacrificio dell'integrità dell'oggetto è la parziale compromissione delle informazioni adesso deducibili, e quindi meglio sarebbe sempre poterlo evitare grazie a una politica attenta alla conservazione e alla manutenzione, il cosiddetto restauro preventivo. Secondo, gli interventi di conservazione possono essere distinti tra indiretti, cioè quelli che non coinvolgono fisicamente il bene in sé, ma piuttosto l'ambiente di conservazione, medianto il controllo ed eventualmente la correzione del clima interno, dei valori di umidità relativa, della ventilazione, dell'esposizione a fonti luminose, all'idoneità degli arredi, e quelli diretti. Questi ultimi coinvolgono l'opera pur senza produrre modificazioni di esse. Quando le misure di prevenzione non sono sufficienti alla corretta conservazione del bene, si rende necessario l'intervento di restauro vero e proprio, mirato a restituire al libro le funzioni d'uso e a garantire il più a lungo possibile la trasmissibilità, consentendone la consultazione e lasciando aperta la possibilità di interventi futuri. I criteri generali e i principi etici che dovrebbero guidare ogni intervento sono principalmente rivolti a limitare l'invasività del restauro, la reversibilità degli interventi e dei materiali, e il minimo intervento. Potremmo così articolare i nostri criteri operativi. 1. Realizzare interventi di restauro conservativo. Ciò significa, ad esempio, che i testi manoscritti o a stampa non vengono riscritti laddove sono andati perduti, ma ci si limita a reintegrare il supporto cartaceo o membranaceo, nel caso, ad esempio, del foglio da cui si è stata asportata una miniatura. Si opera una reintegrazione del foglio stesso con materiale adeguato, ma non si dipinge ex novo la miniatura. 2. Evitare operazioni invasive o che alterano la configurazione originale dei documenti. In concreto, quando siamo di fronte a un volume saldamente cucito, si evita di smontarlo, anche se i fogli all'interno richiedono un intervento. Si applicano, nel caso, le tecniche di restauro senza smontaggio, detto tecnicamente piccolo restauro. 3. Scopo degli interventi è arrestare e l'ulteriore deterioramento del materiale antico. Ciò significa che, se in alcuni casi la salvaguardia del volume richiede l'esecuzione di una nuova cucitura o il rifacimento della coperta, in ogni modo si sceglie di attenersi alla struttura dell'originale in tutti i suoi elementi e di impiegare materiale affino ad esso, oltre che idoneo alla conservazione. Particolare importanza arrivette a questo proposito nella scelta dei materiali da utilizzare. È necessario assicurare la loro congruità con quelli originali per evitare il rischio di interazioni dannose tra il nuovo e il vecchio. 2. Le cinquecentine della famiglia regnanese. Presso il nostro laboratorio è stato eseguito, nell'anno 2006, il restauro di una serie di 34 cinquecentine appartenenti alla famiglia regnanese, sulla base dei criteri e delle riflessioni appena esposte. Il lavoro è stato, per noi, particolarmente interessante a motivo della varietà presente nella tipologia delle legature. Tra i volumi si trovano, infatti, coperte in pergamena floscia o semifloscia, in pelle, in mezzapelle o in mezzapergamena con carta marmorizzata, in pelle decorata con ferro secco, in cartoncino. Spesso le decorazioni dorate danno alle legature un tono di singolare eleganza. Lo stato di conservazione dei volumi ha reso necessari interventi molteplici e differenziati a secondo dei casi. Anzitutto, la presenza di alcune coperte di pergamena manoscritta sul verso interno ci ha indotti a realizzare una nuova coperta per conservare a parte l'originale e poter così consentire la lettura e l'esame del manoscritto stesso. In qualche caso, si è potuto felicemente conservare l'intera legatura e intervenire solo con piccoli ritocchi alla coperta e al massimo con il lavaggio delle prime e le ultime carte. Nella maggior parte dei casi, si è ritenuto di poter procedere allo smontaggio completo del volume e a una nuova cucitura, sempre su traccia originale con nervi in canapa o in cuoio, dopo le consuete operazioni di lavaggio, ricollatura e restauro delle carte con carta giapponese, quella con integrazione e lacune, struttura di tagli e strappi, rammendo alla piega dei bifogli, rinforzo dei margini indeboliti, velatura parziale. La coperta originale è stata restaurata e rimontata al volume in molti casi e sostituita con una nuova sul modello dell'originale in altri. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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