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Felice Musazzi was a renowned actor in the theater of Alettario Regnanese for 40 years, portraying the lives of humble people. To honor his memory, the idea of a bronze monument in Legnano was proposed, featuring his iconic mask. The administration chose the design by Antonio Luraghi, a local artist passionate about dialect theater. Musazzi was the creator of dialect theater in Legnano and his performances were loved by the audience. The Legnanesi theater company achieved great success, performing in Milan and Rome. Musazzi passed away in 1989 after a long illness. www.redigio.it e la storia continua Felice Musazzi, una vita per il teatro. Per 40 anni, con la famosa maschera di Teresa, è stato interprete del teatro di Alettario Regnanese, interpretando la vita della gente umile delle case di ringhiera. E un dì nacquero i Regnanesi. Un riconoscimento eredobbico, Regnano non poteva continuare a cantare le lodi di un artista come Felice Musazzi senza onorarne la memoria con un gesto tangibile. Ecco allora l'idea di un monumento in bronzo, un simbolo capace di racchiudere in sé tutta la forza espressiva della Teresa e al tempo stesso di fissarne nel tempo il ricordo. A ricordare l'artista sarà la sua stessa maschera, guardando il modello presentato dall'autore Antonio Luraghi, saltando all'occhio le piccole lenti con la montatura rotonda e i capelli raccolti che insieme alla vulpa e al tipico scussarin costituivano il costume di scena di Musazzi. A scegliere l'opera di Luraghi l'amministrazione è arrivata dopo aver messo regolare bando di concorso. Trent'artisti hanno presentato le loro proposte, tutte rigorosamente anonime, ma alla fine la commissione, presieduta dall'assessore alla cultura Renato Besana, ha scelto senza saperlo proprio quella di un legnanese, per di più appassionato di teatro dialettale. Coincidenza non casuale, perché del teatro dialettale Felice Musazzi fu l'inventore. Nacquero i legnanesi. Nato a San Lorenzo di Paraviago il 10 gennaio 1921, Musazzi si trasferì a Legnano da bambino, quando a bordo di una carretta partecipò al trasloco della sua famiglia nel cortile di via Lampugnani, che tanto avrebbe influito sul suo modo di interpretare l'allegria e i problemi della povera gente. Come la maggior parte dei legnanesi che non navigavano nell'oro, una volta terminate le scuole medie, Musazzi venne assunto come metallmeccanico alla Franco Tosi, ma a metà degli anni trenta la sua passione per il teatro lo spinse per la prima volta a salire sul parco scenico. All'inizio fu una particina filo-drammatica all'oratorio di cielo maggiore, poi la guerra spedì Musazzi su fronte russo, da dove tornò nel 1946 dopo anni di prigionia in Ucraina. Fin dal suo rientro il legnanese cominciò a recitare. I primi successi servirono da incoraggiamento e così Musazzi decise di impegnarsi alla ricostituzione della filo-drammatica San Genesio dell'oratorio di legnanello. Qui inaugurò la formula che lo rese famoso. Sul palco dell'oratorio mise in scena le prime riviste. Le scene erano ambientate in fabbrica o cortili e i personaggi comunicavano tra loro esclusivamente in dialetto legnanese. Il quadro fu completato da un'ordinanza del Cardinale Schuster, l'allora arcivescovo della diocese di Milano, che aveva vietato le compagnie miste di recitare negli oratori parocchiali e così Musazzi ebbe la felice intuizione di aggirare il divieto assegnando agli uomini della compagnia anche le parti femminili. Il travestimento accentuò l'effetto comico e l'8 dicembre 1949 la rinnata filo-drammatica presentò il suo primo spettacolo intitolato E ondì nacque Legnarello. La formula ideata da Musazzi piacque subito al pubblico e presto la compagnia prese il nome di dialettale i legnanesi. Nel 1958 la settima rivista, Malabater Casem su tutti, segnò una svolta decisiva. I legnanesi debuttarono all'Odeon di Milano ed il successo fu travolgente, tanto che la critica giudicò la compagnia di Musazzi un fenomeno senza precedenti. Gli impegni nei teatri del capoluogo si moltiplicarono e nel 1966 la famiglia legnanese conferì a Capocomico la sua tessera d'oro. Nel 1970 i legnanesi, che continuavano a considerarsi dei dilettanti, debuttarono a Sistina di Roma, ma nell'86, quando la popolarità era al culmine, Toni Barlocco, che sul palco impersonava la Maviglia, morì dopo una lunga malattia. Musazzi sembrò voler rinunciare al teatro, ma alla fine cedette al richiamo della ribalta. Così, nell'87, con La Scala Immobile, la Teresa spiegò che Maviglia era partita per l'America. In 40 anni i legnanesi avevano portato in scena 27 riviste, con una media di 300 repliche, ciascuna. Musazzi morì nella sua casa di Legnano il 4 agosto del 1989, dopo che alla malattia che l'aveva costretto a rinunciare, a seguire di persone le prove della sua ultima rivista, Valatran Vai.