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Gianfranco Ferré, a renowned fashion designer, was born and raised in Legnano. He achieved international success in the world of high fashion, with his designs featured on runways around the world. He also excelled in pret-a-porter, accessories, perfumes, and other fashion lines. Ferré's success was recognized through various prestigious awards and appointments, including being named the artistic director of Maison Christian Dior. Despite his fame, Ferré remained grounded in his hometown and focused on creating designs for intelligent and active women. He valued his roots and maintained strong relationships with his family, friends, and collaborators. Ferré's work was like architecture, requiring an understanding of human nature and culture to create garments that fit the wearer's personality. www.redigio.it e la storia continua Legnano Ferré La sua moda è nel mondo ma il cuore resta legnano. Gianfranco Ferré nasce il 15 agosto del 1944 nella nostra città dove risiedeva fino alla sua morte. Si laura in architettura ma è il disegno del leone che gli imprime il destino di re degli stilisti. Gianfranco Ferré Gianfranco Ferré nasce legnano sotto il segno del leone il 15 agosto del 1944. Di questo nostro concittadino, socio della famiglia da molti anni e dal novembre del 1936 tessera d'oro, sappiamo molto perché è un uomo di successo. Di quelli che sono sotto i riflettori, quelli sulla passarella. È proprio di passarella il caso di parlare perché Gianfranco Ferré ha dedicato ad essa dal 1974 al rientro dal lungo sottuore dell'Oriente che ha segnato in modo indelebile la sua sensibilità e il suo gusto. Tutta la sua vita. Da lì ha iniziato un cammino che lo ha portato nel giro di pochissimo tempo al vertice mondiale dell'alta moda, senza tralasciare la fondamentale attività nel campo del pret-à-porter e delle linee di accessori, quello della peletteria e le cravate per concludere con la linea dei profumi. Il successo dello stilista è sugelato dalla prestigiosa nomina nel maggio del 1989 al direttore artistico della mitica Maison Christian Dior per delle linee di pret-à-porter con un incarico riconfermato nel 1993. Sorvolgiamo, per non dilungarci troppo, sui molteplici riconoscimenti pubblici che gli sono stati conferiti dalla Commenda nel 1986 a quelli del Comune di Milano, oltre naturalmente ai più prestigiosi del suo campo, ottenuti in molti paesi del mondo. Facciamo l'unica eccezione per il premio della Critica Internazionale di Moda, occhio d'oro, che gli è stato attribuito per 25 volte su 11 edizioni. Nel recente volume di Edgar da Ferrey si possono vedere molte interessanti dichiarazioni del nostro personaggio sul proprio lavoro, sulle proprie idee. I colori di base di Ferrey sono rosso, bianco e nero. In un volume Ferrey parla dell'importanza del colore e della sua scoperta venuta in modi e momenti particolari. La scoperta del rosso è legata al primo viaggio a New York, intorno al 68, quando vide sventolare sulla facciata del consolato cinese, sullo sfondo di un cielo cobalto, un drapeau rouge. L'emozione di quel mattino, con la luce vivissima, la bandiera che si muoveva al vento, e suggerisce l'immagine di un dragone cinese, l'immagine del movimento, è indelebilmente impressa nel suo ricordo e nella sua sensibilità. Quale donna a cui Ferrey pensa per le sue creazioni? La donna che preferisco è quella intelligente, che sa cogliere l'abito e lo vive. Alla base della mia moda sta una donna vera, che vuole realizzare se stessa, una donna essenziale. E le essenzialità, la naturalezza, sono il segreto della creazione di Ferrey, che lavora per una donna che sia attiva. Sembra attenta e allerta, dentro la vita e i fatti. Le testimonianze di collaboratori, amici e parenti, rivelano bene il carattere dell'uomo, che vuole mantenere salde le proprie radici. Assoluta serietà, massima responsabilità rispetto agli impegni assunti e decisione nell'agire, sono costanti del suo modo di essere e sono qualità che gli pretende nei suoi più stretti collaboratori. Ai quali chiede la massima dedizione, ricevendone, in cambio, stima e affetto, per la considerazione che sa mostrare ad ognuno di loro. Si tratta, infatti, di un legnonese che vive una vita frenetica e stressante, ma che è rimasto ben radicato nella propria origine. Alla saga familiare, agli amici fraterni. Un uomo che, nonostante tutto, si defila dalla passarella e non vuole stare troppo sotto i riflettori. Lo fa solo quando la sfidata è finita e gli applausi entusasti del suo pubblico e delle sue modelle lo chiamano alla ribalta. In quelle occasioni, racconta a chi lo conosce bene, anche se non lo dà a vedere, Ferré si commuove. In questo suo nascondersi da tutta la storia di un uomo che voleva fare architetto e ha scoperto che la sua vocazione riguardava anche un particolare architettura, ben più complessa, nella quale giocano elementi fondamentali di conoscenza dell'animo umano, della cultura, degli aspetti meno evidenti ma più essenziali del vivere. Perché per costruire un vestito bisogna sapere certamente com'è fatto, ma soprattutto, per chi lo realizza, chi lo deve vivere e sentire suo. Questo è il segreto dell'architetto Gianfranco Ferré. Questo il suo concetto di lavoro, un'esperienza viva dei nostri giorni, assolutamente simile a un vero e proprio esercizio di progettazione. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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