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The Renaissance brought great cultural fervor to Legnano, with the construction of religious buildings and noble palaces. The Basilica of San Mario is the city's most important religious building. The Colombera, once abandoned, has been restored and now serves as the headquarters for the Milanese journalists. However, there are concerns that the building may be removed from the urban fabric if the promised pedestrian access is not completed. Throughout history, Legnano has followed the changes in Milan, supporting different rulers and hosting noble Milanese families. The presence of the Olona River contributed to the prosperity of the city, with numerous mills and convents along its banks. Many of these historical features have disappeared due to industrialization and urban development. The presence of Bishop Leone da Perego and the Lampugnani family's castle in Legnano demonstrate the close relationship between the city and Milan. The importance of Legnano's history is highlighted by Un'eccezionale fervore alegnano nel rinascimento, ma cos'è successo? Grandi costruzioni religiose, palazzi patrizi e importanti famiglie milanese hanno tracciato delle mirabili testimonianze. RINNACIMENTO ALEGNANO In questa felicissima stagione culturale per la quale l'Italia è celebrata in tutto il mondo, ha prodotto quel gioiello che è la Basilica di San Mario, che è l'edificio religioso più importante e prestigioso della città. Ma rinascimento vuol dire anche la Colombera, che è quel particolare edificio rimasto per lunghissimo tempo nell'abbandono e nell'oblio più completo, che ora da alcuni anni è stato restaurato e reso agibile, ed è un'annale sede del gruppo alto milanese dei giornalisti. Proprio tale costruzione, piccola e per molto tempo nascosta agli occhi di tutti, anche se l'attuale cantiere è il Via Gigante, sembra che di nuovo la voglia cancellare dal tessuto urbano se non verrà completato il percorso pedonale che consentirebbe di accedervi come promesso al tempo in cui l'edificio è stato restituito alla città. Regnano, per la contiguità con Milano, capitale del Ducato e centro mondiale di interessi e politiche internazionali per secoli, ha sempre seguito a grandi linee i mutamenti che si sono registrati nel corso dei secoli, via via appoggiando visconti o sforza, supportando la presenza di schiere di mercenari in armi, amici o nemici che fossero. Da ricordare inoltre che Regnano si trovava sulla strada di collegamento con il Verbano. A Regnano inoltre sorgevano numerose abitazioni delle nobili famiglie milanesi, perché, come ricorda l'ingegnere Suttermeister in uno scritto, i cittadini milanesi venivano volentieri al borgo, dove tenevano belle proprietà di campagna e interessi nella produzione dell'artigianato locale. Certamente se ci guardiamo oggi intorno non possiamo neppure lontanamente immaginare quali fossero le abitazioni più rilevanti in città, perché dallo scoppio della rivoluzione industriale Regnano ha radicalmente mutato il proprio volto. Con la collocazione delle industrie lungo l'asse dell'Olona, che attraversa il cuore della città e con le principali trasformazioni urbanistiche dopo le due guerre mondiali. Ed è proprio l'Olona che è comunque causa della fiorente situazione del borgo dell'antichità, perché sulle sue rive, oltre alle coltivazioni che vengono facilmente irrigate dalle pure acque del fiume, sorgono nel tempo numerosissimi mulini, alcuni appartenenti alla curia milanese o alle numerose confraternite e conventuali, la cui presenza in città era molto cospicua. Anche questo, sembra al visitatore contemporaneo, impossibile da credere per la sparizione quasi completa di ogni traccia. Ricordiamo che nel convento di Sant'Angelo, che sorgeva a lungo corso Garibaldi, si conservano alcune colonne del giardino del museo civico, come pure parte di uno dei chiostri del convento di Santa Chiara e parte del nuovo complesso realizzato in Corsa Italia, subito dopo l'incrocio di Largo Seprio. Non si può dimenticare l'importanza della presenza legnano verso la fine del 200 nel vescovo milanese Leone da Perego, il quale costruì il proprio palazzo in città, collocato nell'area dell'asilo centrale, dove oggi sorge il Cismaratti, che rimase molto legato al borgo e vi risiedeva anche a lungo, fino a trovarvi in sepoltura nella chiesa di Sant'Ambrogio. La presenza poi di un castello legnano, la cui costruzione originaria risale all'epoca di Ottone Visconti e la sua assegnazione alla famiglia Lampugnani, la più importante della città, che aveva legami stretti con i potenti milanesi, bendicono qualcosa sulle relazioni che intercorrevano fra Milano e il borgo di Legnano. Per chi volesse saperne di più, si rimanda a questa storia al volume del Profilo Storico della città di Legnano, che è stato realizzato nel 1984, in occasione del sessantesimo anniversario dell'erezione a città, in collaborazione con il Comune, Società Arte e Storia e Famiglia indonese. Certamente è interessante considerare il modo che le famiglie importanti, come i Vismara, ebbero nella costruzione, mantenimento e cura dei conventi cittadini, che furono poi soppressi a partire della seconda metà del Cinquecento. L'attuale Basilica di San Magno, che sorge sulla precedente dedicata al Salvatore, è stata ricostruita da Gian Giacomo Rampugnani, che era protonotario e artista, e che partecipò direttamente alla decorazione interna del Tempio. Se pensiamo alla fatica che oggi si deve fare per trovare i soldi per l'indispensabile restauro della Basilica, ci si meraviglia a considerare come nel 1504 i legnanesi trovavano le forze e il coraggio di intraprendere la costruzione, sia pure con le difficoltà del tempo, le intenzioni e le necessarie ricostruzioni a seguito di eventi d'armi che ne avevano guastato la fabbrica. Non possiamo dimenticare che Legnano fu saccheggiata nel 1511 da mercenari svizzeri che si recavano da Milano durante la lotta per riportare gli sforzi al potere, e neppure che nel 1525 fu incendiato il castello da parte del Capitano Teodoro Trivulzio. Legnano è un ricco passato, testimoniato peraltro dalla presenza di un museo archeologico che ne conferma l'antichità, ed è nostro il compito di ricordarlo, farlo conoscere per non credere che solo con la trasformazione dell'attività artigianale e industriale la nostra città si sia distinta e abbia cominciato a vivere. Conoscere il passato, sapere da dove veniamo, può aiutarci a riflettere con serietà sul futuro.

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