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Transcription

The transcription discusses the vast historical heritage of the Barbara Melzi Institute in Legnano. It mentions the institute's library, which contains valuable manuscripts, including the Lattanzio code. The library also contains works by historians such as Gabriele Verri and Beccatelli, as well as manuscripts by Silvio Pellico. The transcription also highlights the importance of the institute's collection of incunabula and Cinquecentine. The transcription concludes by mentioning the efforts to preserve and showcase this valuable collection. Legnano Storia, l'immenso patrimonio dell'Istituto Barbara Melzi di Legnano. La propensione alla scena giuridica dovete essere di casa per i Pusterla se, nel 1650, a Pavia fu conferita a Giuseppe Maria la Cattedra in diritto civile e canonico. Altro elemento di curiosità della biblioteca è offerto da preziosi manoscritti pergamenacei e cartacei. Tra i primi, degno di senalazione, è il codice Lattanzio, divinae, constitutiones, in 53 fascicoli coperti da una scrittura umanistica minuscola libraria, molto chiara ed elegante. Invece, i 65 codei cartacei offrono un campionario di orazioni, testamenti, discorsi, propositi de clero, memoriali. Accanto stanno lettere scritte di umanisti, trattati di medicina, disposizione dei guardiani delle strade e delle vetovaglie con le relative imposte da loro fissate. Agli studiosi di storia, Gabriele Verri ha lasciato una storia della austriaca Lombardia, presentata dall'augustissimo imperatore Giuseppe II. Arricchiscono la rassegna opere di Beccatelli, detto Il panno ormita, di Poggio Bracciolini. Un capitolo a parte è offerto dagli studi del Romagnosi, mentre testimoniano l'amicizia con Caso Melfi i saggi dedicati a Ernest Visconti. Manoscritto di Silvio Pellico Da verificare, ma sempre importanti, se di mano autentica, due manoscritti manzoniani sulla morale cattolica dedicata a Don Francesco Melfi. Nessun dubbio invece sulla autenticità del manoscritto di Silvio Pellico a Conte Carlo Trombetta, datato 1814, aprile XXIII. Non mancano materiali per medici né per matematici che volessero applicarsi ad operazioni differenziali parziali. Fuori discussione il fatto che essendo i bibliofili di Tradate e di Legnano di origine nobile, non potevano mancare le testimonianze più probanti di tale estrazione. Ne fanno fede i grossi volumi legati in pelle in marrone, legati da cinghie. Quando poi l'attenzione cade sulle prime opere stampate, in Conaboli o Cinquecentine, la Roma del passato, si propaga vivo e fascinoso a stuzzicare la volontà di conoscenza, dici si può esimere nel tracciare il percorso lungo il quale è stata stratificata la biblioteca dell'Istituto Barbara Melfi. Dar ricorrere ad alcuni avverbi quali, quando, come, perché, proprio quelli in cui Peppo Pontigia nel suo laboratorio di scrittura consigliava un uso limitato. Un elemento tutt'altro che trascurabile nella Costituzione della stessa è sicuramente rappresentato dall'azione effettuata da Francesco Melfi, 1798-1875, padre di Barbara. Da accanito bibiofilo, più di una volta il conte annotava da chi aveva acquistato un libro, che poteva essere l'antiquario Tosi di Milano, come il Mazzolena, i quali segnavano, come altri fornitori, la fonte da cui provenivano i Tomi, spesso affluiti dalla confisca dei beni degli ordini religiosi durante la dominazione francese-austriaca, ma anche da parte di eredi che si erano disfatti di patrimoni librari, talora a prezzi stracciati. Agli studiosi di bibliografia, però, interessava la provenienza di volumi dagli ex libris di Lorenzo Salazar, di Antonio Magalli, di Carlo Bobbio dal Verme, di Giacomo Mazzucchelli, di Ercole da Silva, mentre l'attenzione particolare di chi ha ordinato attualmente i circa 15.000 volumi della biblioteca, senza trascurare presevoli testi editi dal Seicento ai nostri tempi, in varie lingue, e si è concentrata sulla eccezionale importanza di incunabili e cinquecentine, scrivati dal complesso, disposti separatamente e accuratamente studiati secondo le loro caratteristiche. Dalla polvere così sono emersi circa 300 volumi consegnati alla scoperta di Gutenberg alla curiosità dei posteri. Tra i testi stampati nella seconda metà del 1400, per la verità non sempre in buon stato di conservazioni, sono emerse le epistulae di San Gerolamo, il convento di Sant'Agostino, alle opere di Severino Boenzio, agli statuti di Bergamo, la cronica di Donato Bossi, impressa dal tipografo Antonio Giarotto, collaboratore del nostro Giovanni D'Alegnano, il Catalogus Sanctorum di Pi Natali, in muraglia di Papa Gregorio I. Sulla passerella cinquecentesca, i libretti della Bibbia, le opere dei classici con Cicerone in testa, trattati religiosi e giuridici scaturiti dalla penna di eminenti studiosi italiani e spagnoli. Le epistole si mischiano alle deche, le bibliografie si inchinano ai commentari, i stratagemmi dell'arte della guerra forniscono materia di discussioni ai governi, gli statuti si intrecciano alle leggi. Nel mare grande delle Cinquecentine emerge, in lingua spagnola, il commento di Didaco Castelli alle leggi di Toro, pubblicato a Medina di Campo da Guglielmo de' Millis nel 1553. Si tratta di un complesso di 83 leggi promulgate nel 1505 da Ferdinando il Cattolico a Toro, cittadina della Spagna, aventi per principale oggetto il riordinamento di molti istituti di diritto civile. Spesso, tra le colonne e il corsivo, si spalancano finestre da cui occhieggiano personaggi di varia natura, se non solo donne che poggiano sullo stemma delle fineline. A descrivere il tutto, compreso l'omaggio a stampatori italiani e stranieri, concorre il catalogo ultimato e redatto, adeguato alla normativa vigente, provvisto di vari codici, corredato dai riferimenti ai repertori. Ma è là, nella Casa Romita, che pigola invano, in attesa che qualcuno si faccia avanti per la stampa. A richieste del genere hanno risposto i no e i nì, più ampio il silenzio delle banche, enti, imprenditori vari. Rimane a conforto la saggia decisione di madre Amigazzi, se non altro il suo patrimonio prezioso non ha preso la via su cui si sono avviati le raccolte dei vari Prezzolini, Flaiano, Ceronetti, Tomizza, Pontigia. È rimasto tutto a legnano. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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