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www.redigio.it Che la storia continua Allegnano nella sua storia e tradizioni la festa della purificazione della candelora La candelora, festa delle candele che si celebra il 2 febbraio, è da tempi remoti legata al risveglio della natura e ai riti per favorire la rinascita. Con una forma proverbiale, la tradizione associa alla candelora il motto dall'inverno siamo fuori. Il passaggio alla nuova stagione, e così insegnano la religione, va propiziato. Occorre chiamare a raccolta le forze divine favorevoli, quelle del cielo, ma vanno evocate anche le potenze sconosciute, oscure, magari ostili, per contenere possibili effetti negativi. Ma com'è assicurarsi benevolenza e favore? Con riti di passaggio, di ammissione al nuovo. Ma la premessa perché la vicenda abbia esito positivo è purificarsi, cioè togliersi di dosso ciò che è vecchio e contaminato. Il mese, appena incominciato, febbraio, deriva dal nome in latino Fabrus, che significa purificatorio. Nella tradizione, tuttora viva in molteplici forme, confluiscono svariate componenti, religiosa, quella di origine ebraica e poi cristiana, e paganneggianti, cerimonie propiziatorie della fertilità della terra relegate ai cicli stagionali. Per i cattolici, la candelora racchiude contemporaneamente due elementi liturgici, la purificazione di Maria e la presentazione di Gesù al Tempio, la fonte, il Vangelo di Luca, la Sacra Famiglia che, 40 giorni dopo Betlemme, si reca al Tempio per purificarsi e consacrare il primo genito maschio. Il ciclo liturgico del Natale così è concluso. Naturalmente, legate le vicende della Madonna e di Gesù, hanno però distinti significati. Ritorno al mito della madre e del figlio, del distacco verso la nuova vita. Di proprio, il cristianesimo aggiunge la posizione centrale del figlio dell'uomo, la sua funzione illuminante e salvifica e restabilisce l'alleanza tra cielo e terra. Maria segue l'usanza biblica, sta a casa nei 40 giorni successivi al parto perché impura. Si propone l'ancestrale tabù del sangue, la paura dell'uomo di fronte ad esso, il mistero che circonda la natura, la nascita, il potere generativo della donna. La purificazione qui risponde a convenienze legate ai tempi. Ancora di recente veniva impartita la benedizione alla puerpera negli ospedali. Diverso il destino di Gesù, consacrato al Signore come primo genito maschio, assume appieno identità ebraica. Però al rito consegue il prodigio trasformatore. Simeone, uomo giusto e pio, lo riconosce come Messia. Recita il cantico. Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace. Secondo la Tua parola, perché ai miei occhi hanno visto la salvezza di Israele. La devozione cristiana a fin dei primi secoli assegna all'episodio dignità di festa. E intorno al mille prende forma il rito che si celebra nelle chiese cattoliche. La processione penitenziale con immagine della Madonna e la benedizione delle candele che verranno usate nell'anno. Spiega la tradizione che la candela è Gesù luce del mondo. E come simbolo della luce di Cristo viene usata nel battesimo, nel matrimonio, nella regia pasquale, nell'estrema unzione. L'uso quantadino era di appendere la candela al letto del morente perché lo accompagnasse illuminandolo nel trapasso. La candela ora è anche la festa dei campi e come in tempi remoti sopravvive in qualche celebrazione isolata, anche attorno a Milano. E' un rito diffusissimo 30-40 anni fa. Insieme ai ceri venivano portati ad alzare sementi di grano turco, pannocchie e festoni. Questi erano poi bruciati per scacciare col fuoco purificatore il malefico e propiziare un buon raccolto del magengo, primo prodotto della terra, che è il grano turco di Maggio. Reminiscenza del sacrificio del sangue. Anche Giuseppe portò al Tempio due colombe da offrire sull'altare e il pranzo con un maialino da latte che non ha mangiato, cioè ancora grano turco. Emblema della candelora nelle campagne e tra i monti, come segno della primavera imminente, è l'orso, animale simbolicamente legato alle forze dell'istinto e della natura. Potenti ma sconosciute, oscure e minacciose, ma addomesticabili, anche se mai sino in fondo. Per questo occorre passare attraverso di esse, cercando di renderle propizie. In letargo, nel periodo più rigido, a primo tepore, l'orso si risveglia ed esce dalla tana, così come fa la terra che riprende il ciclo generativo, al pari della donna dopo il peoperio. Ed ecco rinnovata la tradizione del Karumi Karuchi. Una delle feste popolari legnanese rimaste in auge e tramandate sino ai giorni nostri, è quella che si celebra ogni anno la prima domenica di febbraio a Legnanello, anche se cade tradizionalmente il giorno 2. Ancora una volta, in collaborazione tra la parrocchia e la contrada di Legnanello, la ricorrenza ha avuto il suo consueto svolgimento domenica 3 febbraio del 2002 con la messa solenne celebrata dal parroco Don Giuseppe Prina, la presentazione capitano di contrada Piero Ferrario e dalla castellana Manuela Pinciroli e la consegna del premio della bontà. Sulla piazza antistante, la chiesa, erano molte le tipiche bancarelle di prodotti e dolciumi vari oltre ai caratteristici venditore di firuni. Detta anche festa della purificazione, questa sagra ha origini antichissime, per infatti all'epoca in cui Papa Sergio I nell'anno 687 introdusse la cerimonia della benedizione delle candele che si ripete ancora oggi in occasione di tale festività religiosa e daciò detta anche della candelora. I legnarellesi hanno sempre celebrato con impegno questa festa, in passato dedicata agli innamorati che in questa occasione si scambiano la promessa di matrimonio. Puntualmente le novelle spose si davano convegno negli anni successivi con le amiche per commentare la riuscita o meno dei loro matrimoni e se le nozze erano rivelate un fallimento al caruti aggiungevano San savevo mai più ma maridevo cioè se l'avessi saputo non mi sarei mai sposato. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

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