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Carivaldi a Commabbio, ma è una storia o una leggenda? Fin da piccolo, dall'infanzia, mi veniva detto che Garivaldi passò da Commabbio e al ricordo del fatto la popolazione gli intitolò la via principale del paese. La curiosità sull'avvenimento spinge a saperne di più e a tentare di sciogliere questi diversi interrogativi, ma è vera o falsa la testimonianza? E poi in quale occasione avvenne il passaggio? Si diceva che Garivaldi transitò da Commabbio durante la guerra di indipendenza del 1859, dopo lo sbarco a Sesto Calende in direzione di Varese. Purtroppo la notizia non corrisponde al vero e lo vedremo più avanti. Si appurò invece che il passaggio avvenne nel 1848 e in una circostanza abbastanza curiosa. Cercheremo quindi qui in queste pagine di fare un po' di luce attorno a questi avvenimenti. Nel 1848 anche Commabbio è presente al primo grande appuntamento della indipendenza dall'Austria. La notizia dell'insurrezione del marzo in Milano non è accolta con sorpresa nel nostro piccolo villaggio. Già il 22 marzo c'è un accorrere di uomini armati che da Isfra, Cadrezzate, Osmate e Commabbio insegue un gruppo di soldati austriaci in fuga verso Calarate. La tradizione vuole che al gruppo si aggiungesse una schiera di ardimentose donne guidate da una certa valmaggia. Nei giorni seguenti l'insurrezione, la nostra plaga si organizza con milizie di guardie civiche raggruppate ad Angera, che era capo del distretto. Viene reclutato il medico chirurgo di Commabbio, Giuseppe Simonetta, a presiedere le operazioni di leva in Angera. Il 30 maggio rinuncia alle competenze dovute lì per questa assistenza, devolvendole alla causa nazionale. Anche il comune di Commabbio partecipa con una vistosa oblazione alle ripetute collette che venivano raccolte in Lombardia. Il 25 giugno offre 95 lire. Cita che è una cifra ragguardevole per il nostro piccolo comune, se si confronta inoltre con le oblazioni dei paesi vicini, come Taino che offre solo 40 lire. Ma sarà nell'agosto che Commabbio assisterà, come inconsapevole testimone, ad avvenimenti che avranno eco in campo nazionale. E' noto infatti che alla prima guerra di indipendenza partecipò anche la legione garibaldina che, dopo l'armistizio di Salasco del 9 agosto, ritornò sul territorio lombardo, tenendo in scacco l'esercito austriaco fino alla precipitosa ritirata verso la Slizzera del 27 agosto. Seguiremo ora i movimenti di Garibaldi che lo portarono, nelle giornate del 24, 25 e 26, nella zona dei nostri laghi. Il 22 agosto il generale D'Asprey prende il comando delle truppe austriache nel Varisotto e inizia la caccia senza sosta alla legione garibaldina, ormai stanca e senza viveri. Il 23 agosto Garibaldi pernotta a Cimonio, da dove parte frettolosamente la mattina seguente per Gavirate. Alle 9 giunge a Travedona e a Bardello e si porta sul lago di Monate. Qui la legione, composta da circa mille uomini, si disperse sulle colline circostanti. La manovra non è chiara e non si conoscono gli intendimenti di Garibaldi. Vuole riparare verso il Piemonte o prendere la via nel lago Maggiore e raggiungere la Svizzera con i piroscafi ancora nelle sue mani? Una cosa è certa, l'esercito austriaco lo sta abbraccando da ogni lato. La legione garibaldina rimane ben celata nelle giornate del 24 e 25 attorno ai due laghi di Monate e Comabbio, sulle alture della Pelata, che da Osmate e Comabbio scendono fino a Mercallo e sulle colline di Ternate e Travedona. La loro presenza è segnalata a Ternate, Osmate e Comabbio. È quindi da circoscrivere a queste due giornate il transitare di Garibaldi per Comabbio, dove le testimonianze, oltre ad attestarne il passaggio, ricordano l'aiuto prestato dai contadini nel nascondere nei fienili alcuni garibaldini impossibilitati a proseguire le estenuanti marce di quei giorni. Garibaldi stesso, indebolito e più volte colto da febbre malariche, deve aver trovato opportuna e provvidenziale questa sosta. I rapporti degli informatori austriaci segnalano la sua presenza ad Osmate. Qui riceve la compagnia del capitano Barbara, della colonna piemontese Durando, con due cannoni di grosso calibro. Garibaldi trattiene parte degli uomini, ma rimande in Piemonte i cannoni che gli sarebbero stati di impiccio. Il generale D'Esprè, alle 5 del mattino del 26 agosto, apre le operazioni per snidare le colonne garibaldine. I reparti della Maurer, da Luine all'Aveno, muovono verso Gavirate e Brebbia. La brigata Giurè, da Somma e Sesto, avanza su Osmate. La Svartnerberg, da Varese, a nord del lago, verso Gavirate, Bardello, Cadrezzate, Osmate e lo strasoldo di Varese, e a sud del lago, per Cazzago, Ternate e Travedona. È un'operazione in grande stile che non dovrebbe lasciare spazio a Garibaldi, ma ormai le legioni garibaldine, intuendo l'accerchiamento, hanno lasciato la zona e si spostano sul San Giacomo, sopra Corgeno. Le colonne sulle alture di Travedone e Ternate lasciano la posizione per spostarsi poi al Gaggio e a Trudera. Il generale d'Esprè, con la sua brigata Svartnerberg, avanza verso Osmate, da Varese, e viene informato a Monate che Garibaldi ha lasciato la zona e, penetrando tra le brigate Giurè e Strasoldo, per Ternate, è giunto fino a Morazone. Le truppe garibaldine, ancora una volta, non si fanno sopprendere e solo in serata avverrà lo scontro di Morazone. Garibaldi riesce a fuggire, le truppe vengono disperse. Finisce con un'avventurosa fuga in Svizzera la prima campagna italiana di Garibaldi. A Comarbio, intanto, le pattuglie austriache, sopraggiunte, entrano nelle case in cerca dei garibaldini sbandati. Un altro episodio di quelle giornate, degno di racconto, riguarda le peregrinazioni delle armi di un gruppo di volontari di Cazzago Brabbia che, frerito tentativo ad aiutare la causa nazionale, cercarono in fretta un buon nascondiglio per quelle armi divenute scomodo bagaglio. E così iniziarono i traslochi che le portarono prima all'isolino di Varese, poi nascoste nella chiesa di Biandronno, infine affondate nel lago di Monate. Ma anche qui non ebbero pace e, ripescate, furono occultate nei boschi tra Comarbio e Rosmate, da dove vennero rubate e definitivamente disperse. Finisce qui l'avventura con Mabiese nel 1848. Ma sarà ancora nel 1859 che Garibaldi ripasserà dalle nostre parti. Infatti, il 22 maggio 1859, dopo il passaggio del Ticino a Sesto Calende, la colonna di Garibaldi si mette in marcia per Varese, seguendo la strada Corgeno-Varano-Vodio. Per i Comarbiesi sarà solo un assistere da lontano al passaggio dei Garibaldini, ma il pensiero sarà corso certamente alle affose giornate dell'agosto del 48. In chiusura di questo trattato riportiamo l'elenco dei Garibaldini e dei veterani Comabiesi che parteciparono alle guerre risolimentali. Questo elenco è stato ricavato dal giornale Numero Unico, quello di Comarbio, del 6 settembre del 1908. I Garibaldini di Comarbio erano Quaglia Giuseppe, morto nella campagna del 1862, Brebbia Paolo, morto nella campagna del 1866, mentre i veterani della campagna del 1859-1860 furono De Bernardi Adele, Giovanora Angelo, Lanzetti Lazzaro, Molinari Giuseppe. Quelli veterani della campagna del 1866-1870 furono Bielli Giuseppe, Brebbia Giovanni, Sessa Giuseppe, Tamborini Luigi. I Garibaldini di Comarbio erano Quaglia Giuseppe, Molinari Giuseppe, Brebbia Giovanni, Sessa Giuseppe, Tamborini Luigi, Lanzetti Lazzaro, Molinari Giuseppe, Brebbia Giovanni, Sessa Giuseppe, Tamborini Luigi, Lanzetti Lazzaro.

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