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An elderly man named Alberto de Bernardi reminisces about his experiences with music and theater in Comabio. He recalls that in his childhood and youth, there were few distractions in the town, with the only diversions being the Varano factory and the countryside. However, the people of Comabio cared for each other and helped one another through the Mutual Aid Society. The band of the town was also associated with this society. In the 1920s, the older siblings formed a small orchestra with mandolins, mandolas, and guitars. They performed at various family gatherings. However, during the regime, the instruments of the band were taken over by the young fascists. The war brought a halt to the music, as the sound of engines and bombings replaced the orchestra. The transcript also mentions the theater in Comabio, which was popular among the residents. Performances were held in various locations, including Casa Campiglio and the local church. The priest at the time Esperienze di musica e teatro a Comabio nei ricordi di un anziano, Alberto de Bernardi. Per un anziano i ricordi sono il sollievo dell'anima, perché quasi sempre lo riportano ai tempi belli, ai giorni migliori. Ai tempi della mia infanzia e della mia giovinezza a Comabio non verrà nulla che ci distraesse, che ci portasse fuori dalle abitudini di un paese povero. Lo stabilimento di Varano, dove lavoravano per lo più donne e la campagna erano gli unici diversivi. I comabiesi però si volevano bene e si aiutavano. In questo contesto sociale era molto attiva la Società del Mutuo Soccorso, che aiutava chi si trovava in difficoltà per malattia, per danneggiamenti alla campagna o per la perdita degli animali nelle stalle. A questa società era intitolata anche la banda del paese, lì facevano parte anche mio padre e mio zio. Il maestro era il quiric, che suonava la cornetta e impartiva istruzione a tutti. Suonavano nelle grandi ricorrenze comunitarie e quando nelle famiglie si ricordavano particolari anniversari. Il compenso consisteva in qualche bicchiere di vino, che molte volte era la causa di solenni stonature. Verso il 1924-1925 i nostri fratelli maggiori formarono una piccola orchestrina con mandolini, mandole e chitarre. L'ideatore fu il povero Stephen, sempre pronto a far ridere con molte trovate inviabili anche dai comici moderni. Suonavano dalla Damin, dal Pedel Masera e durante le solite festiciole di famiglia. Poi venne il regime che inquadrò tutto e così gli strumenti della banda del mutuo soccorso passarono ai giovani fascisti. Poi la guerra, durante la quale invece del suono della fanfare dell'orchestrina dei giovani commabiesi si udirono il rumbo dei motori e lo schianto dei bombardamenti. Altri ricordi belli, il teatro e i suoi vari momenti di vita. Ai commabiesi è sempre piaciuto molto anche il teatro, sia che partecipassero come attori sia come spettatori. I miei primi ricordi un po' vaghi mi riportano sotto il porticato di Casa Campiglio, dove improvvisato un palco con scenari preparati in collaborazione da uomini e donne si davano delle rappresentazioni durante la stagione estiva. In seguito il parroco di allora, Don Felice, favorì questa passione per il teatro e mise a disposizione l'attuare santuario. Al posto dell'altare, dove era stato donato ai padri passionisti di Caravate, fu allestito il palco. Dal 1927-1928 ebbe inizio un periodo molto attivo per la recitazione in commabio. La Carolina, maestra dell'asilo, preparava monologhi e dialoghi da recitare in chiesa la domenica. Nel santuario-teatro le recite erano frequenti, le rappresentazioni più seguite erano i drammi in tre atti con comica finale. Il capo comico era il maestro Giuseppe Allegra, che con molto ardore e partecipazione dimostrava come si dovesse recitare questa o quella parte, tanto da farci rimanere con la bocca aperta in attesa che proseguisse. Poi venne il periodo delle operette Fior di Lotto, Busparviero, La bambola parlante, Il boscaiolo, eccetera, eccetera. In queste rappresentazioni la cara signora Bronzini mobilitava tutti, grandi e piccoli, e quando si metteva al pianoforte con quella sua bellissima voce si andava avanti quasi in estasi nell'ascoltarla. La rivedo ancora con quella sua presenza da matrona romana, le spalle a volte in un grande chiale bianco, dare la tonalità esatta e correggere con infinita dolcezza questo o quella. Sul palco, come aiuto, v'era un'altra persona molto cara e comabiesi, la signorina Raimondi. Seguirono altre recite interpretate dai suoi uomini con la regia del Sardù, che poi venne la guerra. Dopo la guerra, per la musica non si poteva fare più nulla, poiché i ladri avevano fatto piazza pulita dei gloriosi strumenti della società del mutuo soccorso. Qualcuno imparò a suonare la fisarmonica e altri la chitarra, ma erano casi isolati e nessuno più pensò di formare un nuovo gruppo. Il teatro invece continuò con impegno e con tenacia. Il successore di Don Felice, Don Battista, ripristinò il culto il santuario e trasformò in sala teatro un grande locale che fino ad allora era stato adibito a stalla. Ripresero così le rappresentazioni con la compagnia filodrammatica dell'oratorio. Si recitavano drammi in costume come Bartolo Croc, le piastrine, i drammi della Vandea, poi drammi in borghese come Il Miracolo dell'Amore, Oltre l'Amore, La Gella di Papà Martín o delle commedie brillanti come Ci Penso Io o comiche tipo Giulietta e Romeo. Quasi tutte le domeniche erano impegnate per rappresentazioni poiché si andava nei paesi vicini, a Varanoborghi, Ternate, Mercallo, Travidona, Barza e Lentate. In questi paesi si andava in bicicletta, era l'unico mezzo di trasporto e chi non l'aveva veniva portato a turno dai compagni. Si partecipò a vari concorsi, sempre nell'ambito degli oratori e a Brebbia si erbero anche molti premi per la compagnia e per i singoli interpreti. E poi? Qui cominciano altri ricordi, belli e meno belli, perché il buono ha portato anche il meno buono. Il progresso, il benessere e le agevolazioni che abbiamo avuto con le macchine, gli elettrodomestici e la televisione ci hanno nello stesso tempo allontanati gli uni dagli altri. Infatti con la macchina ci si può spostare come quando si vuole, con la televisione si hanno già in casa le fanfare, l'orchestrina, i drammi, le commedie, le farse e senza troppa fatica. Forse per questo i giovani spesso trovano difficoltà nel ritrovarsi e nello stare insieme in modo costruttivo e proprio per questo non conoscono le gioie che possono derivare da un lavoro fatto insieme, anche a costo di sacrificio e di impegno. Sarei ben felice che si rinascesse al più presto in Comabio una nuova compagnia filodrammatica, un gruppo che si dedichi con vero interesse alla musica. Alberto De Bernardi