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In ancient times, there were traces of artisanal activity, particularly in the form of iron objects like hammers and bars. The discovery of ancient ceramic objects suggests that they were made from clay found in the area. Clay is easily moldable and can be shaped and hardened through firing to create a variety of ceramic items. Different techniques were used, such as hand molding, pottery wheel, and mold casting. The pottery was then dried, polished, and fired in kilns to make it solid and durable. Romans used various types of clay and different techniques to produce a wide range of ceramic products for both domestic and non-domestic use. These included bricks, tiles, pipes, lamps, jars, bowls, cups, plates, and figurines for religious offerings, toys, and more. Tracce di un lontano passato, attività artigianale. Fra gli altri oggetti in ferro, la presenza di un martelletto o di una barra, non meglio classificata dagli oggetti in lavori, può lasciar supporre l'attività artigianale, e in questo caso quella di un falename. Non è un caso che i ritrovamenti di oggetti ceramici antichi avvengono in un ambiente preciso, come il nostro d'altronde, ritornizzato da acque, argilla e bosti. Non è improbabile che il materiale ceramico rinvenuto sia frutto della lavorazione dell'argilla prelevata dalle nostre terre. Giranzano e Duboldo sono particolarmente ricchi di argilla. Alcune fornacce esistenti nei secoli scorsi la estraevano e la utilizzavano. In seguito ad analisi effettuate verso la fine dell'Ottocento, per l'apertura di una fornace nei pressi della Girola, la nostra argilla viene riconosciuta come una delle migliori. L'osservazione che dell'argilla umida, una volta al fuoco, si induriva in modo irreversibile, permise l'invenzione della ceramica. Con l'impasto infatti di acqua e di argilla, la modellazione e la successiva essiccazione e cottura si otteneva e si ottiene un'infinita varietà di manifatti ceramici. Già i neolitici avevano acquisito tale tecnica e l'avevano abbondantemente usata. Ancora oggi le nostre case contengono molti oggetti di ceramica. L'argilla è un particolare tipo di terra costituita da minutissimi frammenti di rocce sedimentarie dotate di alcune caratteristiche. È premabile, cioè può essere facilmente lavorata, può essere modellata e mantenere anche dopo la cottura la forma data. È facilmente reperibile e si trova in abbondanza in luoghi che furono bacini fluviali o palustri. Per ottenere un manufatto, dunque, occorre modellare l'argilla umida sia manualmente e la lavorazione viene detta a lucignolo, ma anche a cercine o a colombino e era il più antico sistema usato, sia a tornio che a calco. La prima tecnica manuale consiste nell'incavare una palla d'argilla e comprimerla assottigliando le pareti tra il pollice e l'indice oppure nel preparare con le mani delle rondelle di argilla umida e disporle poi a spirare, unirle e comprimere bene le parti sovrapposte lisciando la superficie esterna. Inizialmente, con tutta probabilità, erano le donne a ricavare i vasi da una palla d'argilla scavata all'interno e prasmata all'esterno, magari battuta con un ciotolo piatto dentro e fuori, appiattendone e poi rilassandone i bordi. A volte il vaso veniva costruito fuori asse. Ciò non capiterà più con l'uso da prima di una tavola rotante dal 3000 al 700 a.C. e poi dalla vera ruota del vasaio. Il tornio non solo permetterà di correggere le eventuali irregolarità ad ogni giro, ma migliorerà la qualità consentendo anche la ricchezza delle forme. E per quanto riguarda le decorazioni, è probabile che i primi tentativi siano stati del tutto casuali. Semplici pressioni con le dita dettate dalla necessità di una presa migliore dell'oggetto. Successivamente i motivi decorativi, frutto di intuizioni personali, erano ritenuti premendo un attrezzo qualsiasi in profondità sul malefarto, parzialmente essiccato, o utilizzando una rotellina incisa in osso, terracotta, o altro oppure incidendo, tecnica incisione, mediante un attrezzo appuntito la superficie del vaso, lasciando su di esso dei solchi dalle svariate forme finali. La modellazione a calco infine veniva usata dai romani per la produzione in serie. Consisteva nel porre l'argilla da modellare entro uno stampo di gesso, ricavando così tanti modelli con la medesima forma. L'essiccazione era passato successivo alla modellazione dell'argilla. Durante tale fase, molto delicata, il manufatto preparato doveva asciugare lentamente per evitare crepe o rotture irremediabili. Per l'eventuale impermeabilizzazione del manufatto si procedeva alla lucidatura. Tale tecnica veniva eseguita su prodotto ancora malleabile con un strumento inumidito per meglio distribuire le particelle elementari dell'argilla, tendente ad assumere un orientamento parallelo alla superficie, favorendo così la riflessione della luce. Spesso viene propriamente usato il termine verniciato anziché lucente. A volte parti lucide venivano accostate a parti opache per creare gradevoli contrasti. Oltre la lucidatura si potevano effettuare la lisciatura e la rigatura per regolarizzare la superficie rossa del vaso e in particolare con la seconda si eliminavano completamente le spoldenze o lacune. A questo punto non rimaneva che un'ultima operazione, la cottura, senza la quale il manufatto restava fragile tanto che si poteva rompere almeno molto, essendo ancora in fase di irreversibilità, ossia a contatto con l'acqua poteva ritornare massa in forno. Solo il fuoco lo renderà solido e dotato di caratteristiche quali compattezza, rifrattarietà, resistenza al gelo e agli attacchi chimici, rigidità ma nello stesso tempo porosità. La cottura, dunque, avveniva in particolari forni che anticamente erano a focolare aperto, sul terreno, ad una temperatura non sempre sufficiente per ottenere un buon prodotto e perciò causano molti scarti. Si migliorò la qualità solo con l'adeguata e costante temperatura raggiunta in appositi forni in muratura mediante combustione a legna. Solo gli impasti differenti di argilla e diverse tecniche di lavorazione e condizioni di cottura a determinare la varietà dei prodotti ceramici. I romani realizzavano così infiniti manufatti adatti per le più svariate funzioni, sia a livello domestico che non, e rispondenti a diversi gusti. Tegoloni, coppi, mattoni con materiale da costruzione, tubature per canalizzazioni, lucerne per l'illuminazione, fusariole per la filatura, anfore per il trasporto di derati elementari e non, contenitori per usi domestici, fra cui tedani, cassaruole, ciotole come ceramica da fuoco, anforette, olpi, brocche, tazze come contenitore per liquidi, olle, doli come recipiente per conservare, pacere o piatti, bicchieri, coppette come vasellame fine da mensa. Oltre a ciò, si producevano statuette di ogni tipo, equivolti in terracotta da offrire agli dèi, giochi per bambini, calamari e tanto altro.

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