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Storie di Regnamesi e la vita del cortile dal 1940 al 1970. Allora si sono informati. Hanno saputo che non l'avevo fatto a presminare e mi hanno mandato a processo Bologna. Mi hanno tenuto una nottata dentro qua a Legnano, poi mi hanno lasciato uscire dicendo che entro 20 giorni doveva arrivare una carta per il processo, tipo tribunale militare. Madonna, a casa mia uno spavento dall'accidente. Infatti sono andato giù accompagnato dal mio fratello. Mi sono fatto fare una carta dal segretario del faccio di dove eravamo a fare il daffiere. Sono andato a processo e con quella carta lì mi hanno dato sei mesi di reclusione con la condizionale. Però, cioè, non l'ho fatta perché nel mio certificato penale c'erano sei mesi di reclusione. Prima di questo fatto ero a Curino e mio fratello ha preso l'appalto di Ro, l'appalto plateatico. Allora tutti i mercati, i tavolini che mettevi fuori dal bar, i cornicioni sulla finestra, i passi carrabili dovevano pagare una tassa. E mio fratello ha preso l'appalto e mi ha detto vai giù con quello là che sa già e impara un po'. Ero andato alla Bianchi per misurare i cornicioni e c'era lì il portinaio che mi chiede quanti anni ho. 19 e qualcosa. Perché non vai a militare volontario per il fascio? E io gli ho risposto no per il fascio a me non interessa niente. Quando mi chiamerà di leva il re andrò a militare. E lui insisteva e alla fine l'ho offeso mandandolo a quel paese. Mi hanno chiamato la sede del fascio. C'era Pippo Cardani segretario. Mi hanno dato 4 o 5 schiaffi e poi mi hanno dato la difida a entrare a Ro. E mio fratello ha dovuto mandare un altro impiegato perché io non potevo più andare a Ro. C'è successo quel fatto? E' questo che io oratamente ho sfiduciato che non potevo fare più niente. Che a me è venuta in mente di fare la domanda per partire di volontario a militare. Per fortuna mi è arrivata prima la cartolina e sono partito per militare. Sono andato all'aeronautica. Mi hanno vestito a gallarate e mi hanno mandato a Iesi per fare il reclutamento. Poi mi hanno mandato a Padova. A Padova ho fatto 4 o 5 mesi. Poi è venuta fuori quella famosa richiesta di volontari per andare a CAI, Corpo Aereo Italiano. Che era giù sulla Manica in Belgio. A Padova fanno la donata. Chi vuole volontario va volontario e non vuole andare nessuno. Allora il colonnello ha stirato lui la lista e c'era anch'io. Mi hanno mandato in Belgio. Avevamo degli aeroporti con aerei da caccia che accompagnavano i bombardieri sull'Inghilterra e lì sentivi la popolazione ostile. C'era una circolare che diceva che meno di 5 non si poteva uscire quando c'era la libera uscita. Perché ogni tanto qualcuno veniva fatto fuori se rimaneva isolato. Lì siamo stati 5 o 6 mesi e poi mi hanno rimpatriato. Dovevano fare lo sbarco in Inghilterra e c'era un passaggio di mezzi militari tedeschi che andavano sulla Manica per preparare lo sbarco. Non so perché lo sbarco non c'è stato. Allora ci hanno rimpatriati. E mi hanno mandato a Bari. Lì sono stato 3 o 4 mesi. Intanto era scoppiata la guerra con la Grecia. Quando questa guerra è finita nel 1941 ci hanno mandato sull'isola di Zante, l'isola del Foscolo. E lì dovevamo costruire un aeroporto perché Zante era un centro importantissimo. Perché era sulla rotta dell'Africa e allora lì dovevano venire dei cacciabombardieri per bombardare e intercettare l'Altica e la Marina militare inglese perché era una zona strategica. Però lì di guerra non ne ho sentita. Non hanno mai bombardato. E poi nella popolazione c'erano moltissimi italiani perché Zante era stata occupata dai veneziani e nella loro parlata c'era una cadenza veneziana. Anche parlando greco c'era rimasta qualche parola veneziana. In Zante c'è un castello con leone di San Marco e la popolazione, quasi tutta contadina, era miche. Producevano vino e olive. C'erano 4 o 5 conti proprietari di tutta la terra e radavano i contadini che vivevano nella miseria più assoluta. Poi è arrivato il console fascista che anche lui è diventato un proprietario di terre. In due anni si è fatto una grossa proprietà e anche lì quei poveri contadini, per tutte le occupazioni che c'erano state, erano sempre molto miti. In fondo facevo una bella vita. Ero diventato direttore di mensa degli ufficiali e c'era la sussistenza che mi dava il vitto per i miei alienti ufficiali. Ma siccome a fare le cose era un mio amico di castellanza, lui a posto di 20 metteva 200 e io tutte le settimane prelevavo il vitto per 200. E col riso e la pasta andavo dai contadini e lo cambiavo con le galline o con altre cose. La vita era uno spasso perché giravo l'isola e andavo dai contadini. Questa è la vita che ho fatto fino a settembre del 1943. Quando è venuto l'armistizio? Allora io e un altro abbiamo deciso di non presentarci, anche perché eravamo innamorati e avevamo le ragazze del posto. Allora siamo andati da Prete, il Papas, che era sposato e aveva sette figli. Al mattino andava a lavorare nei campi. C'era un convento disabitato e ci ha detto di andare là. Con il mulo ho fatto un po' di viaggi e ho portato la scatoletta e le sigarette. Solo che poi è uscito il bando dei tedeschi. Chi aveva un italiano nascosto in casa e dava rifugio veniva fucilata tutta la famiglia. Io e mio amico abbiamo discusso, quindi mettiamo a repentaglio la loro vita. Cosa dobbiamo fare? E il bando diceva, chi si presenta lo teneva nasante a lavorare. Allora ci siamo presentati a console fascista. Non preoccupatevi che vi sistemo io. Era andato lì là. Sono arrivati i tedeschi e ci hanno portati via. Lì ho vissuto il dramma di Cefalonia con la grande strage dei novemila morti. Da Zante c'era una punta che non eravamo a quattro chilometri da Cefalonia e vedevamo tutti i bombardamenti. E uno è riuscito a scappare con la barca da Cefalonia e ci ha raccontato tutta la tragedia di quando li mettevano in mille davanti a mitragliatrice. Lì ha fatto veramente un disastro e quei pochi che erano rimasti dicevano che li facevano prigionieri. Invece li hanno caricati sui barconi e li mandavano a largo e li facevano saltare con l'esplosivo. Su 8.000 si saranno salvati 600 o 700. Poi mi hanno mandato ad Atena e mi hanno caricato in ferrovia su carro bestiame. Abbiamo attraversato la Yugoslavia e l'Austria e in 70-80 per ogni carro che non ci si poteva neanche sedere.