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This transcription is about the life in the courtyard from 1940 to 1970. The speaker, Piera Pattano, talks about her experience living in Finland after getting married in 1954. She describes the differences in lifestyle and community between Finland and Italy. She also mentions the challenges and changes that occurred when new people, specifically from the South of Italy, arrived in her courtyard. Piera discusses the close-knit community and the various activities they used to do together, such as picnics and parties. She also briefly mentions her involvement in political activities and her experiences during World War II. Overall, she reminisces about the sense of companionship and belonging that the courtyard provided. Storie di Leganesi e la vita del cortile dal 1940 al 1970. Piera Pattano, un'operaia tessile. Io sono andata ad abitare in Finlanda quando mi sono sposata nel 1954. Per me è stato uno spavento, perché prima abitavo in una casa da sola, col giardino. Nella curti della Finlanda c'era un sacco di gente che faceva una vita diversa della nostra, che abitavano da soli. Sul corridoio c'era tutta la gente che mangiava, seduta davanti alla porta. Ma sono rimasta lì vent'anni e mi piaceva moltissimo. Io facevo delle iniezioni a tutti quelli che mi avevano bisogno. C'erano molte compagne in cortile. Era una vita bella, passata assieme. A ferragosto si faceva in cortile una gran festa, si piantavano le tende, si cantava, si stava assieme. Assieme facevamo anche le gite. Qualche problema è cominciato ad esserci quando sono arrivati i primi meridionali. Perché loro erano diversi e poi era gente nuova, non affiatata. Noi ce ne avevamo puliti dappertutto. Loro vivevano in modo diverso. Quando sono venuta via da lì ho pianto. Erano case vecchissime. Noi le abbiamo messe a posto e poi quando si tornava a casa la sera si aveva l'impressione di stare in compagnia. Perché bastava uscire dalla porta e si incontrava qualcuno. Dopo essere stati via dalla Filanda ho cambiato tre appartamenti e sono tornata a vivere in cortile. Facevamo il tifo per la contrada di Legnarello e in quel periodo i figli dei nostri vicini andavano a rubare le bandiere delle altre contrade e poi le mettevano in mostra. Stavamo bene assieme. C'erano famiglie che stavano assieme da 40 anni. Vivevano molto tempo in comune. Sui corridoi o giù in cortile. A sabato andavano a lavare giù nel cortile perché passava l'acqua una diramazione nell'olona. E a mezzanotte chiacchieravamo ancora sotto la tettoia. Non ho mai visto litigi. Gli uomini poi a sabato andavano al circolo e si ubriacavano e poi tornavano a casa cantando. C'erano due amici che abitavano uno sopra l'altro. Finché non bevevano erano amicissimi. Appena cominciavano a bere litigavano. Era un teatro. Uno sputava giù sulla testa dell'altro. Scusavano e se ne dicevano di tutti i colori. Poi, passata la sbronza, tornavano amici come prima. Sul nostro cortile c'erano due persone anziane che aiutavano tutti. Lei era molto anziana e faceva golfini e scarpine di lana per tutti i bambini. Ci voleva bene. Gli anziani si trovavano nel pomeriggio giù da basso. C'era una specie di chiosco con lì oleandri e lì sedevano le donne vecchie e facevano qualche lavoretto chiacchierando. Io ero l'unica che si alzava al mattino alle 5 per andare al lavoro e c'erano le donne che mi dicevano «Piera, ho sentito che sei andata al lavoro stamattina che nevicava». Andavo piedi fino alla Elitex, che allora si chiamava Ratti. Gli ho lavorato per 32 anni. Mi alzavo al mattino alle 5 e tornavo a lunedì e mezza e dovevo stare dietro alla mia mamma che era inferma. Ed è stata lì per 7 anni. Poi facevo i mestieri, la spesa e poi andavo alla camera del lavoro. Sono sempre stata nella commissione interna e poi nel consiglio di fabbrica. Ho cominciato a lavorare a 14 anni. Sono nata nel 1927. Sono andata al lavoro per la prima volta il 5 marzo del 1941. Dalla Giulia Ratti sono stata licenziata nel luglio del 1973. Ho cominciato a impegnarmi politicamente quando ero molto giovane perché ho conosciuto l'Arno. Lui abitava nel cortile dove c'era la mia nonna e era la Curti Dulboia Khan. E così andandola a trovare ho conosciuto l'Arno. Mio padre era un antifascista ed era già stato portato via. Avevo 14 anni e una sera sono entrata in cortile dove l'Arno mi ha preso una parte e mi ha detto senti noi abbiamo bisogno di una ragazza perché domani arriva uno che poi era il Mauro Venegoni che deve andare nei boschi della Franco Tusi per portare un saluto e ci vorrebbe una che ci porta la cartella. Sono andata e di lì ho cominciato a fare tutto il lavoro clandestino prima dell'Unione Donne Italiane poi sono passata alle Brigate Partigiane. Ho fatto la staffetta, portavo stampa, armi, facevo le scritte su muri però preferisco non ricordare quegli anni. Io ho rovinato la mia esistenza per quelle cose lì anche se se dovesse tornare indietro lo rifarei. Io ho provato ad andare nelle carceri a trovare i compagni imprigionati. Sono stata portata via dalla Giulia Igneratti e tenuta nella GNR per uno sciopero e dei volantini. Ma è meglio dimenticare la violenza di quegli anni. Oggi, appena vedo un film dove uno muove una mano, mi sento male. Pur essendo allora giovanissima ed essendo venuta all'insurrezione che non avevo ancora 17 anni, mi è rimasto impresso qualcosa come la vita dell'Arno e degli altri compagni dai morti. Non riesco più a ricordare. Finita l'insurrezione, sono stata un po' a Palazzo Italia nel Comitato di Liberazione. E poi, una volta che era tutto a posto, sono ritornata nella mia fabbrica. Ero a casa da un anno circa e il mio principale sapeva quello che facevo perché, quando mi hanno portata via, è venuto a tirarmi fuori. Lavoravo in tessitura in magazzino. Siamo stati la prima fabbrica a portare la commissione paritetica per i quattro telai. Abbiamo fatto sciopero per 40 giorni per diminuire il carico dei telai. Ci portavano da mangiare gli operai della Francotosi perché si occupava giorni e notti la fabbrica. Eravamo nel 1952 o 1953. Abbiamo fatto tante lotte per il lavoro ma poi ho dovuto smettere per motivi di salute e ho cominciato a lavorare alla Camera del Lavoro. In Finlandia c'era quasi una cellula del partito. Quando c'erano le riunioni, si fischiava e «Andiamo, che è ora!». Avevamo tanti iscritti, anche donne e anziani, che facevano riunioni all'interno del cortile anche nel periodo clandestino. Si portava la stampa. Poi bastava aprire un cancello per passare dal cortile al circolo e andavamo lì a fare le riunioni. Mio marito, il Losa e il Mezzera erano i responsabili della sezione. Poi il circolo ci ha tolto la sede per allargare il Salone della Mensa e siamo dovuti andare via. Così ci siamo un po' dispersi perché non era più come avere la cellula in casa nostra. Alla sera andavamo al circolo a vedere la televisione quando non facevamo le riunioni e dopo man mano abbiamo cominciato a comprarla. Allora ci si trovava a gruppi nelle famiglie. Quando c'era il lascio raddoppia, per mai buongiorno, c'erano vuote le case perché tutti andavamo al circolo. Si lasciavano le porte aperte e quando si tornava a casa era lì ancora tutto come prima. Si andava tutti al circolo tra un commento e l'altro si vedeva la televisione. Il circolo era casa nostra. C'erano due mie amiche che erano ancora signorine ma quando sentivano cantare anche di pomeriggio al circolo andavano lì a cantare anche loro e dopo ritornavano. In pratica era la gente del cortile che dirigeva il circolo. Mio marito è dentro ancora e lui vuole bene al circolo. Io la televisione l'ho comprata nel 1957 allora piaceva più di adesso. C'era gente che non uscivano mai che lavoravano magari in casa la sera ed era una compagnia avere in casa. Si vedeva qualcosa di diverso. Ha aiutato un po' anche la gente. Sento le donne che ancora adesso dicono meno male che ho la televisione almeno mi fa compagnia. Soprattutto quelle più anziane. Nel mio cortile ci si metteva sul corridoio in 5 o 6 seduti sugli spadelli e si guardava dentro e si chiacchierava. Quel giorno che siamo andati via dalla Finlanda e abbiamo chiuso la porta e non si doveva tornare più abbiamo pianto tutti. Perché allora quando tornavo a casa veniva sempre qualcuno a cercarmi o a chiacchierare o perché aveva bisogno di qualcosa. Noi poi avevamo una veduta bellissima perché stavamo all'ultimo piano. Quando faceva caldo i ragazzi portavano fuori le coperte e dormivano tutti assieme sul corridoio. Era proprio come fratelli e sorelle. Andavamo nei boschi a fare le merende. Sono cresciuti come una famiglia. Quando si vedeva la televisione poi al mattino si parlava di quello che si era visto. Però non era una cosa importante come adesso. Non succedevano fatti come adesso e allora si mettevano meno a discutere. La televisione era venuta ad aggiungere qualcosa di diverso a quello che c'era ma non cambiava la nostra vita e si guardava poco. Soltanto lascia una doppia la seguivamo tutti. Io guardavo qualche volta il telegiornale ma non dava troppo interesse. Le informazioni giravano ancora per le ringhiere. Non si ascoltava molto la televisione. Poi noi eravamo impegnati quasi tutte le sere e non stavamo a guardare la televisione. Io poi durante le ferie andavo alla colonia con i bambini e poi al mare con gli anziani per comune come e come assistente. Quando sono uscito dalla fabbrica mi è dispiaciuto molto. Le mie compagne di lavoro vengono ancora a trovarmi. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org