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From 1940 to 1970, television quickly spread and became a popular way for people to connect with reality. It was more convenient and cheaper than going to the cinema or theater. Television allowed for shared experiences and discussions, and it circulated important information. However, today, people's viewing habits have changed and many no longer follow the news. Despite this, communities still gather in courtyards to discuss and feel a sense of belonging. The speaker also discusses their involvement in the trade union and their efforts to improve working conditions and education for workers. Storie di leganesi e la vita del cortile dal 1940 al 1970. Eppure la televisione si è diffusa in fretta, perché la gente per avere un contatto con la realtà poteva averlo solo tramite la radio o la televisione. Per andare al cinema o in un altro posto doveva cambiarsi d'abito, uscire di casa. Era un problema. E poi la televisione costa meno del cinema e del teatro. E poi d'inverno uno se ne sta in casa, schiaccia un bottone e ha un programma. È una comodità. Adoperata bene, messa al servizio dell'intelligenza e non di forme decadenti, sarebbe una cosa molto importante, anche se non dovrebbe condizionare quasi tutto il tempo, come fa oggi. Del resto la televisione è stato un punto di arrivo per la gente della mia generazione. Per noi la radio è venuta un bel po' dopo la guerra. Per sentire Radio Lona dovevo andare in casa di uno che abitava vicino. Nel mio cortile l'aveva uno solo ed era un fascista. Allora dovevo andare da quell'altro che era antifascista. Poi avere la televisione è stato un punto di arrivo che faceva dire Ho in casa il mio mezzo di informazione. È anche diverso vederla insieme. C'è più entusiasmo, anche più rabbia secondo le cose. E poi si discute e l'avvenimento viene chiarito. Anche perché alle volte le immagini che vede uno le sente secondo le proprie capacità culturali. Però non se ne discute può capire il 30-40%. E se ne discute può anche assimilare tutto. All'inizio tutti vedevano la televisione indistintamente. Quando hanno cominciato il festival di Sanremo tutti andavano a vedere la televisione. Quando poi c'era lascia o raddoppia? No, trasmettevano anche al cinema, a galleria, perché la gente andasse al cinema. Trasmettevano un pezzo di cinema, quindi accendevano la televisione per vedere lascia o raddoppia. E poi continuavano il film. Poi la televisione ha avuto il merito di far circolare le informazioni. Adesso tutti sanno che Carter è il presidente degli Stati Uniti. Prima nessuno sapeva che fosse presidente. Adesso uno non guarda più neanche il telegiornale, perché appena finito un telefilm cambia canale per vedere un film e poi un altro film ancora. Adesso stiamo ritornando ai tempi prima della televisione. Arriveremo al di fuori delle persone che si interessano della vita per il lavoro e per gli altri, nelle stesse condizioni di quando non c'era la televisione. Perché le informazioni non le segue più nessuno. Diventa difficile per uno come me, che vuole essere informato, arrivare a casa e girare il televisore sul telegiornale. Quando sto vedendo qualcosa, arriva la mia compagna, va là, la gira e mette su un film, e quasi o qualsiasi altra cosa. Basta che non sia quello che c'è sul nazionale. Allora ritardo un po' ad andare a casa. Così ho mangiato solo, mia moglie esce a parlare con le vicine, e ora posso vedermi in telegiornale. Fortuna che nei cortili la gente si ritrova ancora e se ne parla. Perché al cortile uno sente di appartenere, di far parte di una comunità. In ogni cortile ho un soprannome. Quello in cui vivo è il dormitorio. E a Sant'Ambrosio c'era la corte del cortile del Gran Turco. Una serie di cortili comunicanti l'uno con l'altro. C'erano poi le case basse, un insieme di casette a un piano, che nell'insieme formavano un cortile. Poi c'era la corte du Quaranta, il cortile dei Quaranta. Nel dopoguerra, esattamente nel 1945, sono entrato nella francotosi come manovale. Ma vista la mia precaria salute fisica, mi hanno spostato a fare il fattorino. Cominciai a frequentare anche la scuola aziendale, che allora era molto importante per la formazione professionale dei lavoratori. Abbiamo fatto anche delle lotte per potenziarla. Appena entrato la tosi, sono diventato capocellula del PC, che aveva 620 iscritti. Era un compito gravoso, sia per la mia salute, ma soprattutto perché è il nucleo politico più forte anche nello stesso sindacato. La cellula era divisa in cellule di reparto. Allora avevamo il commissario di reparto e la commissione interna che veniva assiantata dal comitato di agitazione. Questa organizzazione veniva sulla scia della strutturazione politica che si era costruita durante la Resistenza. Una delle cose più importanti che abbiamo realizzato fino al 1953 è stata la regolamentazione dell'assunzione dei giovani. Tutti gli anni facevamo una lotta nei confronti della direzione per l'assunzione dei giovani, perché la direzione preferiva assumere soltanto i giovani che avevano finito la terza avviamento professionale, mentre noi chiedevamo che fossero assunti anche quelli che avevano soltanto la licenza elementare. Ritenevamo infatti che l'istituzione della scuola interna e l'assunzione dei giovani con un basso livello di istruzione, con la creazione di una commissione paritetica che indagasse sulle situazioni ambientali, familiari ed economiche, dei giovani da assumere, fossero molto importanti. Tanto è vero che molti operai qualificati sono stati formati allora e il livello d'età dei dipendenti era il più basso di tutta la zona. Il livello tecnologico era molto elevato. La scuola professionale durava tre o quattro anni ed era molto frequentata. Un'altra lotta l'abbiamo fatta allora, quando ero presidente della commissione interna ed è stato il lungo sciopero dei 45 giorni del 1952 per l'ambiente di lavoro. È stata una battaglia perduta, perché tutto quello che abbiamo ottenuto è stata una monetizzazione della salute. È stato un errore, anche se era una delle prime lotte di fabbrica per la medicina preventiva e la tutela dell'ambiente del lavoro. Inoltre, dopo un inizio molto promettente della lotta, è venuta meno una nostra capacità dialettica di apportare argomentazioni valide e la direzione della Tosi ne ha approfittato, giocando molto bene le sue carte. Fu un periodo di cambiamento al vertice delle strutture sindacali e la direzione ne approfittò per dare un colpo all'organizzazione dei lavoratori. La guerra fredda era già cominciata. L'ascissione sindacale aveva già dato i suoi frutti cattivi. Poco dopo ci sarebbe stato il famoso manifesto della CISL. Proviamo per un anno. Che significava? Proviamo per un anno ad avere la maggioranza delle commissioni interne. Le conseguenze di quegli evenimenti hanno pesato sull'attività sindacale. Abbiamo fatto anche lotte per avere premio di produzione, per avere dei cotti meno gravosi, ma queste erano lotte di tutti i giorni. L'importante è che in un periodo in cui la parola d'ordine era ancora pane e lavoro, siamo riusciti a impostare il problema del miglioramento delle capacità professionali della manodopera della francotosi e a diminuire i pericoli di malattia ammodernando gli impianti, a regolamentare l'occupazione giovanile. E non era cosa da poco. Inoltre abbiamo saputo realizzare la mobilitazione della tosi sulla questione politica. Per esempio, sulla questione del patto atlantico, abbiamo avuto la stensione del lavoro della quasi totalità dei lavoratori della francotosi. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS