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The transcription discusses the importance of cortiles (courtyards) in Italian society from 1940 to 1970. Cortiles were seen as a vital part of civilization, where values and culture were shared. Immigrants from the South were integrated into the cortile community. Cortiles fostered strong bonds and solidarity among residents, who shared resources and supported each other. Conflicts occasionally arose but were rarely significant. Cortiles provided care for the elderly, sick, and disabled, as well as animals. Festivities in cortiles brought people together and fostered friendships. The cortile culture influenced behavior in workplaces and helped combat loneliness and marginalization. Television had some impact on cortile life, but cortile traditions and values remained intact. However, the rise of private television channels led to a decline in collective activities and increased time spent watching TV. Private TV channels influenced people's behavior, language, and tastes negatively. T Storie di leganesi e la vita del cortile dal 1940 al 1970. Quando tutti i cortili verranno distrutti perderemo un pezzo di civiltà, perché i valori che nei cortili si vivevano non possono essere risumati a tavolino. Anche le immigrazioni dei meridionali, tranne alcuni casi singoli, non hanno creato squilibri. Gli immigrati non sono rimasti marginati, sono stati subito recepiti e fanno parte a pieno attitolo del cortile. Quando le donne si trovano in cortile con il seggiolino a parlare si sentono ormai diretti in tutta Italia, perché il metodo è sempre lo stesso di una volta, perché c'è una cultura nel cortile che determina certi comportamenti delle persone, perché la solidarietà è una forma di cultura. Si tramandano delle canzoni, dei modi di capire, dei modi di essere ai più giovani. Gli abitanti dei cortili hanno abitudini e comportamenti diversi dagli altri. C'è una spontaneità, un'immediatezza nei rapporti interpersonali, non ci sono formalismi. Ognuno ha casa sua anche nelle case degli altri, e molte cose sono messe in comune. Talvolta si verificano vere e proprie confessioni pubbliche, durante le quale tutti gli abitanti del cortile vengono messi a conoscenza di determinate situazioni o problemi. Non è comunque che l'accordo sia sempre totale. Ci sono spesso anche delle liti, delle incomprensioni, ma molto raramente portano conseguenze rilevanti. Le donne poi si aiutano tra di loro. Se una rimane eredova, le donne vanno a trovarla, stanno con lei anche tutto il giorno. Talvolta torno a casa, e non trovo la mia compagna, perché a fare compagnia di qualche altra donna. Nel cortile c'è sempre stata una specie di assistenza a domicilio, e questo vale per gli anziani, gli ammalati, gli handicappati, gli alcolizzati. Se succedeva qualche allenamento triste, c'era l'abitudine di prendere i bambini e portarli in un'altra casa, dove stavano a mangiare e magari anche a dormire. Molto spesso i bambini vanno a mangiare nella casa degli amici. Anche gli animali, i cani, i gatti, vengono curati e nutriti un po' da tutti. E se qualcuno deve andare in ferie o si ammala, c'è sempre qualcuno che se ne occupa. Perché anche la cura degli animali ha la sua importanza. Quando si fa una festa, magari, comincia con una festa ristretta all'interno di una o più famiglie, ma quando si comincia a cantare o a ballare si allarda e diventa molto spesso una festa di tutto il cortile. E tra le persone si creano dei rapporti di amicizia fondati sul cemento e non sulla sabbia. A volte non ci si vede per tre o quattro anni, ma quando ci si incontra, ci si racconta tutto, come se fossimo lasciati il giorno prima. Certe canzoni antifasciste si conoscevano e si tramandavano solo nei cortili. Io ho imparato da mia madre il ritornello di un canto che faceva «Va là, va là, venito, che me cala la paga, che me cresci l'aspetto». Certe abitudini si sono trasmesse poi dai cortili alle fabbriche e in un primo luogo la solidarietà che nasce nei cortili si riflette anche sul posto di lavoro, anche se nei cortili sia molto radicata. Anche perché il cortile è il luogo più aggregante e coinvolge tutti gli aspetti della vita. Agli oratori vanno meno, in percentuale, i ragazzi che abitano nei cortili, perché spesso ci si va soltanto per la mancanza di luoghi in cui giocare. Il cortile è una terapia contro le marginazioni. I nostri compagni che avevano dei difetti fisici è come se non li avessero avuti, giocavano tranquillamente con noi, erano uguali in tutto, e nessuno provava vergogna se aveva qualche handicap. E quando poi succedeva qualcosa in famiglia, si assisteva a una mobilitazione generale. Una donna si offriva a far la spesa, un'altra per sbrigare le faccende di casa, un'altra per effettuare dei pagamenti. Questa solidarietà non si impara sui libri, ma soltanto vivendo in questo modo. Non è che tutta la vita del cortile fosse perfetta, ma in esso le tradizioni migliori e i comportamenti più validi sono rimasti. Anche negli anni cinquanta, nonostante il boom degli elettrodomestici, la vita di cortile non è stata intaccata. Nemmeno la televisione, tranne in certi periodi, ha cambiato le abitudini. Perché? Appena è possibile, e il tempo lo permette, le donne preferiscono stare fuori a carterare e a fare la maglia. Solo dove si vive nella solitudine prevale la televisione. Le televisioni sono arrivate prima nel bar, poi qualcuno ha cominciato a comprarle. Erano molto care rispetto ad adesso, ci voleva un mese e mezzo di stipendio, e forse più per comprare la televisione. Io andavo a vederla a Lampi, poi un po' per volta si è allargato il numero dei possessori e la televisione è diventata un elettrodometrico qualunque della casa. Molti hanno comprato prima il frigor, poi la televisione e poi la lavatrice. A poco a poco tutti hanno cominciato a scappare dal cortile e andare a vedere la televisione, e non c'era più la discussione che c'era prima. Soltanto nei primi tempi la televisione è unito, perché si andava nelle case di pochi che l'avevano a vederla. Da quando tutti ce l'hanno non si discute più, perché uno va a vedere la televisione e poi va a dormire. Se c'è qualcosa di importante se lo dicono alla mattina quando vanno in cooperativa, così alla sera vanno lette più tardi. Oggi poi con le televisione private vanno lette ancora più tardi rispetto a 5-6 anni fa. Oggi la televisione andrà 8-9 ore al giorno. I bambini che ancora abitano nel cortile si salvano un po', perché si trovano tutti a giocare assieme, ma quelli che abitano nel condominio e non hanno la possibilità di fare giochi collettivi stanno incollati davanti alla televisione. Noi guardavamo negli anni 50 tutte le espressioni dei programmi americani, ma non c'erano le ossessioni di adesso, le cose ripetute tutti i giorni e per molti giorni di seguito. Allora i programmi erano più vari, più ingegni, più innocui. Oggi tutti guardano le tv private. Se c'è un film sul primo o sul secondo canale e uno su una televisione locale scelgono questo. Così io me ne vado letta a leggere, perché sono riuscito a far penetrare nella mente delle persone che tutto quello che fanno le tv private è più bello di quelle che fanno in quella di Stato e si va sempre peggiorando. C'è stato un peggioramento continuo del gusto e della qualità e la gente si va uniformando a questo. Sul lavoro i nomi più ricorrenti sono il flauto, l'andella e quelli di Antenna 3. C'è un'opera di rimbandimento continuo e uno si abitua a un certo clima e poi non fa più neanche la scelta. Va lì, a televisione, e schiaccia automaticamente il bottone di Antenna 3. E' una cosa di una gravità enorme, perché porta a un impoverimento. Così la televisione diseduca, fa il contrario di quello che dovrebbe fare, anche nel linguaggio, nei comportamenti. La gente viene condizionata nelle parole, nei gesti, nel gergo. In questi tempi, che sto a casa un po' di più alla sera, mi rendo conto della gravità del fenomeno. Per fortuna in estate, poiché adesso fanno i film tardi, la gente sta per un po' di tempo nel cortile a chiacchierare. Però un bisogno di vita collettiva rimane sempre. Basta fare una festa dell'unità e tutti vengono fuori la sera, anche la festa della parrocchia. Anzi, viene sempre più gente, perché sentono la voglia di scappare dalla schiavitù della televisione. Ci sono sempre dei barlumi di verità, di intelligenza, la voglia di vivere diversamente. Qualunque attività e chiunque la faccia, è sempre meglio che restare incollati davanti alla televisione.