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The transcription discusses various place names in the Travedona-Monate area, explaining their origins and meanings. It also provides a brief history of the Saronno hospital, highlighting its importance to the community and the efforts of individuals in its establishment. The hospital has undergone expansions and changes over the years and is now part of the Busto hospital company. The current director is Dr. Ambrosio Bertoglio. I toponimi di Travedona-Monate Siamo già al numero 67 e parliamo del selvetto. In dialetto, il selvetto è la zona a sud del Rung, a ovest del paese di Travedona, sul confine con Monate. Il termine selve è come indica una zona di boschi ed è frequentissimo in toponomastica. Soca è un piccolo balzo di terreno che sovrasta Reutari, a sud della zona boschiva del Bosch o del Bosch, Bosch grosso. In dialetto Soca disegna la gonna che non crediamo essere questa l'origine del nome. Per trovare l'etimologia più preusibile possiamo considerare la voce dialettale Soca che ha vari sinfricati tra i quali buco scavato per contenere acqua a scopo domestico, così è scritto nel 1185, oppure la voce dialettale Soc, Cep o Cioc, a indicare forse un cumulo di ceppi in legno. Streciolo è una strada stretta detta in dialetto Strece che si dipanna dal centro del paese. Un tempo era più lunga e portava fuori dal centro, oggi invece è stata tagliata e disegna un tratto non più lungo di 30 metri. La Taia Grande, località nota anche come Taian Mets, prende il nome da una strada che divide in due parti l'antica zona boschiva del paese, segnando l'arbitrario colfine tra il paese e la campagna di Travedona. Terracè è una piccola lingua di terra che si estende latitudinalmente in località di Monate, a sud del Loc poco distante dalle sponde del lago di Monate. Il Vallone, in dialetto noto come Valun, è situato a nord del chiosetto ed è caratterizzato da un leggero pendio che va restringendosi verso la strada provinciale che segna l'ingresso in Monate. Il Vignuere, piccola area, un tempo coltivata a linea, li mi trova a confine tra Travedona e Monate. Il Vignuvere, località di Travedona a ridosso del Salvacete, è a nord del Laghetto, un tempo utilizzata per la coltivazione dell'uva. Da pochi anni quest'area è stata ripresa in mano dal proloquo cittadino e utilizzata per produrre il vino di Travedona, proposto spesso nella ristorazione locale ed esportato anche all'estero. Il nome dell'area dovrebbe essere con tutta probabilità un composto di vigna e novella. Il Zavattè, in dialetto Ciavatà, designa il ciabattino. Il toponimo riprende il nome di un artigiano che vi lavorava o un soprannome di qualcuno che così poteva essere scherzosamente chiamato. L'ospedale di Saronno, un percorso di 108 anni. La storia comincia da lontano. Ufficialmente il 10 settembre 1893, quando fu inaugurata la prima sede dell'ospedale di Saronno. Dieci letti e tre infermiere sotto la direzione straordinaria di Padre Monti, il fondatore dell'Ordine dei Concesionisti, proposto recentemente per la beatificazione da Papa Giovanni Paolo II. Un percorso lungo 108 anni che, sul filo della memoria, richiama subito milioni di persone che hanno marcato la soglia del nosocomio per ricevere cure e prestazioni alle centinaia di medici e infermieri che si sono prodigati per dare sollievo ai loro pazienti con i mezzi messi a loro disposizione. La cittadinanza di Saronno vive la realtà dell'ospedale in modo quasi esclusivo, considerandola, a torto o a ragione, una cosa che appartiene per diritto alla città. Del resto, l'iter per la costruzione dell'ospedale è proprio da scrivere al merito esclusivo di alcuni penemeriti cittadini saronnesi – Giovanni Campi, Giuseppe Legnani, Giovanni Volonteri – che ancora trent'anni prima dell'inaugurazione dei Dieci Letti, vale a dire del 1861, costituirono una commissione per raccogliere i mezzi necessari per realizzare un ospedale pubblico. E verso la fine del secolo, grazie alla munifica donazione di un'area di circa dieci mila metri quadrati, ubicati nella loro periferia della città, da parte delle sorelle Lucini, si diede inizio ai lavori di ampliamento e alla costruzione del primo vero edificio ospedaliero. Il nuovo nucleo fu inaugurato nel 1901 e a condurre il nuovo ospedale fu chiamato Don Giuseppe Borella, che con un figlio imprenditoriale e un carisma particolare riuscì, in quindici anni, a fare ingrandire il nosocomio e a renderlo una realtà molto importante per tutto il territorio del saronnese. Un gusto in bronzo all'ingresso delle padiglioni di medicina ricorda a tutti coloro che varcano la soglia l'opera di questo prete imprenditore che è riuscito a coniugare carità ed efficienza. Agli infermieri di Padre Monti si aggiunsero per il reparto femminile le suore del beato Don Luigi Guanella, altro personaggio che ha lasciato i segni del suo passaggio, fondando la congregazione delle figlie di Santa Maria della Providenza. Nel 1924 l'ospedale, viste le dimensioni e l'importanza territoriale conquistata, fu classificato come ospedale di circolo e nello stesso anno un altro lascito del saronnese Morandi permise la costruzione del nuovo padiglione riservato alla maternità e da allora è stato un susseguirsi di modifiche strutturali che hanno portato l'ospedale cittadino a essere una realtà molto importante per Sarogno e per tutto il circondario. Alle suore di Son Guanella subentrano le suore Francescane Angeline la cui presenza, rimasta ininterrotta, intrecciata all'esistenza dell'ospedale, continua ancora in nostri giorni. E nel 1993 l'ospedale ha festeggiato alla presenza dell'allora Ministro per la Sanità Maria Pia Garavaglia i suoi primi cento anni. Oggi è diventato parte integrale dell'azienda ospedaliera di Busto tra Date e Sarogno alla cui direzione generale c'è il Dottor Ambrosio Bertoglio. La direzione sanitaria di Sarogno è affidata al Dottor Cavallaro mentre il Dottor Osvaldo Basilico è responsabile della parte amministrativa. RediGio.it E la storia continua.