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Transcription

The transcription discusses the history and origins of the neighborhoods in Busto. It mentions the customs and traditions of the residents, as well as the etymology of their names. The neighborhood of Ciornago or Zornago is described as small but wealthy, while the neighborhood of Vico is known for its healthy climate. The transcription also mentions the ruins of the old gates and the hardships the town has faced throughout its history. Siamo alla storia di Busto e delle sue relazioni. Quanto queste costumanze si accordino con quelle dei giochi legalesi lo mostrano i versi di Uvidio nel libro Quarto dei Fasti «Tosto e Recintia, col corno ricurvo, suonerà, e vi saranno le feste della madre idea. Andranno i mezzi maschi e ripercuoteranno pazzamente i timpani e i bronzi percossi col bronzo, e risuoneranno il flauto da come prima i ritmi frisi». Di qui forse derivò la oscenissima maniera di parlare, e così si propagò non solo gli uomini a cui nella superstizione romana era permesso, ma anche le donne, alle volte la usavano senza alcun riguardo al decoro della cristiana onestà. Era quasi inutile osservare questa lunga recuperazione sull'origine del nome dei quartieri Piscina, quale regata nel mondo dei castelli in aria. Essa però dimostra l'erudizione del nostro pronista che cita di prima mano gli autori latini e insieme il vezzo, comune fino al Medioevo, e rafforzatosi nei secoli dell'umanesimo, quello di ricorrere ai romani per spiegare anche ciò che con essi non ha niente a che fare. La spiegazione più semplice e più verosimile è che il quartiere si chiamasse Piscina e non Pessina, per la presenza della famosa vasca a cui si conducevano gli animali per abbeverarla. È contigua alla contrada Pessinunte il quartiere che chiamiamo Ciornago o Zornago. Adesso è più piccolo per numeri di edifici, ma per lo splendore di essi, per la quantità delle ricchezze e per la generosità pia, non è superato da nessun altro. E dopo aver indagato correttamente la forma e l'etimologia di questi nomi, mi sono fatta la convinzione che essi erano corrotti, e penso che si debba dire non Ciornago o Zornago, ma Ciornaco o Zornaco. E a ciò mi fa pensare l'angustia del luogo e la qualità degli abitanti. Abbiamo detto che è un quartiere assai angusto e piccolo. Esso ha anche degli abitanti facilissimi a dire. Perciò non è fuori luogo asserire che si chiami Ciornago, che significa piccolo, turbolento e torbido e preparazione al dolore. Infatti Cior significa piccolo, turbolento e torbido. Nagon, invece, dolore e preparante. O almeno si dovrà dire Zornago, che significa quasi la stessa cosa, se è vero che Zor vale il racconto e Nagon preparante il dolore o preparazione dell'iniquità, che questa contrade racconta, è facile a organizzare la vendetta. I suoi abitanti difficilmente si lasciano superare da chi che sia e sono intollerantissimi alle ingiurie. Anche la spiegazione, ingegnosa se si vuole, nel nome del quartiere Ciornago, proposta dal cronista, non può essere accettata perché niente giustifica il ricorso che il Cresti fa a parole tedesche. Zorn in tedesco significa ira e celtica per legare un nome che deve riferirsi a circostanze locali. Il termine inago si trova infatti in molti nomi di paesi della regione Lombarda, Sacconago, Cremnago eccetera. Prepare significa abitazione, il nome è scior perché non potrebbe essere il milanese sciur, signore dal latino signor? In appoggio a questa mia interpretazione cito il fatto che il quartiere Ciornago presso poco le odierne via Porta, Lualdi e Diacenti fu un antico abitato dalla parte più ricca della popolazione del borgo. Il Ferrario ci dice solo che questo quartiere era abitato da più famiglie dei Gallazzi, ma si può ricordare che i Gallazzi viedero a gusto fin dal medioevo notabili parloci magistrati e che dalle carte notarie appaiono fra le più ricche famiglie del borgo. Per questo io propenderei a credere che il nome Ciornago sia derivato dal quartiere dalla qualità dei ricchi dei suoi abitanti. Ma veniamo all'ultimo quartiere. I nostri maggiori l'hanno chiamato Vico, sano, per l'aria salubre e per il cielo clemente, e infatti non vi è incontrata in tutto il borgo che abbia un'aria più temperata e costante. Per questo quando scoppiò la peste, che nell'anno 1524 dà l'incarnazione del verbo in base non solo a Milano ma anche ai luoghi vicini e principalmente a questo borgo, quelli che erano stati preposti a curare il morbo stimarono che nessun luogo fosse più atto a piantare le capanne degli infetti e a curare il morbo che quello che chiamano il prato di sano o vico. E a questo riguardo si deve notare che nella tradizione del dialetto bustese il nome del quartiere, che corrisponde all'odierna via Montevello e Vico Larnesi, è Savigo, non Vico, sano. Il che farebbe pensare dapprima al nome di un santo, San Vico, cioè San Nudo Vico. Ma poiché non costa che i bustesi abbiano mai una devozione speciale verso questo santo, bisogna accettare la spiegazione di Accresti e pensare che Savigo sia derivato da Sano Vico. Il fatto poi asserito dal nostro cronista è che il quartiere godesse di un clima migliore degli altri e contasse pochi ma belli edifici e quantunque possa suscitare un po' di meraviglia perché il quartiere così come oggi, col tedero dei servicoli e con l'angustia della sua contrada, appare a noi moderni come tutt'altro che è sano e bello. E può essere facilmente spiegato pensando che questo quartiere è posto a settentrione e riceve quindi l'aria fresca e sana dei monti e nella parte più settentrionale si elevava gradatamente verso la porta rendendo possibile l'errezione di edifici che a confronto della maggior parte delle casupole costituenti il borgo, ma potevano essere delti belli. Molte cose ornano questo luogo di cui diremo appresso. Solo a conclusione di questo capitolo aggiungerò che ogni quartiere si accede dalle rispettive porte delle quali altrove diciamo. Presso di esse funedificate le case dei custodi che il popolo chiama parnarecce, ma io chiamerei prunarecce, dai braceri vicini ai quali i custodi sedevano d'inverno. Il nome è storpiato come al solito al popolo ed è ricondotto da Crespo e la sua esatta lezione. Ezzo viene da pruna che in latino vuol dire bracie, carboni accesi. Ma ormai tutte queste porte sono cadute in rovina ed a certe volte niente è rimasto. Quantunque si vedono ancora i vestigi della pruna cerie e i ponti mobili e io stesso abbia osservato nella casa parrocchiale della chiesa di Santa Maria in piazza delle grosse catene che vi sono conservate fino al nostro tempo. Ma quale vicenda, disgraziati, abbia incontrato il Borgo e quale meravigliose vi siano accadute? È impossibile narrare quante volte questo Borgo abbia esperimentato l'adverso fortuna. Tuttavia tenterò di riferire i fatti che ho appreso e nelle relazioni anteriori o dai monumenti antichi o le vicende dei tempi mi inducono a credere siano veramente avvenuti. Tralascerò i danni e quegli antichissimi ecidi che il Borgo subì o dal senone Brenno sotto i Romani perché ne ho già fatto menzioni. Quando ho narrato gli inizi del Borgo, là dove dissi che esso fu ridotto all'estrema rovina e per quanto tempo rimase così devastato che ne venne un grandissimo bosco riconoscimento.

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