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The transcription discusses the history of the zoo in Milan and its closure in 1992. It mentions the famous elephant, Bombay, who was trained to perform various tricks and was moved to the nearby Museum of Natural History after her death. The second part of the transcription discusses the archaeological sites in the Scamozzina area in Monza and Carnegrate, noting their association with water. The distribution of these sites is analyzed, highlighting their proximity to water sources such as rivers, lakes, and marshes. The importance of rivers for connectivity is also mentioned, particularly the Ticino River and its tributaries. www.redizio.it e la storia continua Obey, la regina dello zoo. Siamo i giardini pubblici in Romontanelli. A passeggiare oggi tra gli alberi e i sentieri dei giardini Indro Montanelli a Porta Venezia, nel primo parco pubblico di Milano, voluto dagli austriaci nel 1700, si fatica a immaginare che una parte di questo luogo sia stata abitata da leoni o leonesse, cimie, giraffe, ursi bianchi e bruni, e persino fuochi e elefanti. È la storia un po' triste dello zoo di Milano, tappa domenicale delle famiglie con bambini e pena delle associazioni animaliste che hanno combattuto per la sua chiusura fin dal 1992. Tra le molte attrazioni, la più famosa è stata senz'altro l'Elefantessa Bombay, ammaestrata per ogni tipo di gioco, capace di ballare, giondolarsi sulla taverna e addirittura portare gli occhiali. Come abbia fatto a sopravvivere tanto a lungo in un parco milanese, contesa dalle grida dei bambini, non è dato a saperlo. Il suo destino, però, era di rimanere legata a Milano in eterno, tanto che dopo la sua morte, avvenuta nel 1987, fu trasferita al vicino Museo di Storia Naturale, dove è ancora possibile ammirarla, immersa nel diorama di un mondo senza dubbio più consono alle sue abitudini. Ambiente e clima, la distribuzione dei siti e il ruolo dell'aritrografia Gli siti archeologici dell'area culturale della Scamozzina a Monza e di Carnegrate manifestano una specie di relazione con l'acqua. È dunque opportuno prestare attenzione allo sviluppo dell'aritrografia nell'analisi della loro distribuzione. E si possono notare. Siti montani che si collano nel Bielese e nel Canton Ticinio e sono caratterizzati dalla vicinanza a corsi d'acqua, grandi e piccoli, sempre a regime perenne, sorgenti, laghi grandi e piccoli e turbieri. E dei siti di pianura. Molti siti, nella pianura nuvarese, nell'alta e media Abrianza e nella bassa milanese, sorsero presso piccoli corsi d'acqua, spesso in aree di risorgiva. Un caso è San Pietro Mossezzo, lungo il limite superiore delle risorgive nell'alto milanese. I fiumi maggiori, Ticinio e Adda, che avevano scavato valli profonde. Invece i fiumi più piccoli, Lolona, Lambro e Serio e di Risorgiva, non avendo questa forza erosiva, erano lenti e formavano paludi in aree depresse. Infine, in Lomellina, si trovano diversi siti ad asciutto e su terrazzi di risaio. E i siti pesemontani. Interessano gli alfiteatri dai ghiacciai del Ticinio e dell'Adda, con corsi di acqua e molte acque stagnanti, cioè raghi, paludi, e turbieri e pianati, alcuni dei quali oggi obliterati dall'impianto, cioè aree di colore. E verso la fine del Bronzo Medio, XIV secolo, scompaiono gli insediamenti parafisticoli, costruiti in precedenza nelle aree umide. Persiste tuttavia l'uso di abitare in insediamenti in prossimità dei corsi di acqua, ma in posizione dominante, come grandi acropoli di cannegrate sulla valle dell'Ollona o al margine di acque aperte o paludi, caratterizzate da ristagno temporaneo permanente di acqua. I bacini fluviali si hanno sempre resistito e rivestito un luogo fondamentale per i collegamenti. Nella tarda età del Bronzo, a grande importanza il Ticino con i suoi affluenti alpini che segnano la via dei passi del San Gottardo e del San Bernardino, e i territori d'Oltrarpe, in cui abitavano altri gruppi che i reperti mostrano effettivamente in relazione con l'area scamolzina, monza e cannegrate. Sottotitoli e revisione a cura di QTSS