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redijo.it is a website that tells the ongoing story of the Padania region from 1991 until today. The Celtic culture has had a significant influence on the region, with thousands of people attending concerts, historical reenactments, and themed parties every year. The official start of this movement can be traced back to a famous exhibition on Celtic baskets held in Venice in 1991. Since then, there has been a growing interest in Celtic music, with artists like Enya and Lorena McKennedy gaining international success. In the year 2000, a Spanish musician named Jose Angel Hevia topped the charts with his electronic bagpipe music, symbolizing the acceptance of Celtic music in the mainstream industry. However, despite this interest in Celtic culture, it is still premature to talk about a commercial revival in the Padanian-Alpine areas. The confusion about what Celtic culture truly represents persists among the public and even among cultural operators in the entertainment industry. redijo.it e la storia continua La storia dalla padania, dal 91 a oggi. L'ultima ondata celtica, quella che ancora oggi muove ogni anno nelle nostre terre migliaia di persone verso i luoghi di concerti, delle rievocazioni storiche, delle feste a tema, delle tre sicuramente è la più imponente. Se di una data di inizio ufficiale si può parlare, essa può essere indicata con la celebre e ineguagliabile mostra sui cesti allestita a Palazzo Grassi di Venezia nel 91. Il monumentale catalogo, edito da Bonpiani, rimane ad oggi una delle fonti più importanti per avvicinarsi alle vicende della civilizzazione che insieme a quella germanica e a quella mediterranea e alla base dell'Europa moderna, pur rimanendo quasi sempre nell'ombra delle storiografie ufficiali. Da allora a oggi, complici anche alcuni equivoci e alcune similitudini tipo mistico e spirituale tra il mito dei celti e la moda della cosiddetta New Age, è un mercato discografico che iniziava a spingere sul piano commerciale internazionale personaggi di primo piano come Enya, Lorena McKennedy, o rilanciava dei mostri sacri della musica irlandese come Kierkegaard. E' stato tutto un crescendo e di passione e di amore e di riscoperta, ma anche un po' di confusione, fino ad arrivare all'impensabile. Le prime classifiche discografiche dell'anno 2000, da sempre immaginato come l'anno dello spazio, del futuro, del robot, presentavano nei vertici il cd di uno strano personaggio, l'asturiano Jose Angel Hevia, con la sua cornemusa elettronica. L'asturiano Hevia, con il suo brano e la sua gaita, la cornemusa asturiana, computerizzata, in grado di suonare con le voci tutte le cornemuse del mondo, è stato il simbolo del completo sdoganamento della musica celtica, nell'ambito della discografia commerciale internazionale di questi ultimi anni. E già un paio di anni prima un gruppo parigino, i Manau, spopolava in discoteca con un brano particolarmente tecnico, con campionamenti presi di peso dal trimartolod, la canzone tradizionale bretona nella versione rock di Alan Stivel, che non aveva gradito. In questo caso si trattava però di un successo che non aveva avarcato i confini dell'esagono francese. Di fronte ad esempi come questi, e avendo ben presente la situazione della discografia nostrana, è ancora del tutto prematuro parlare di rinascita dell'eredità culturale celtica sul piano commerciale, anche nelle aree padano-alpine. Non basta, infatti, il potentissimo ritorno di interesse intorno al celtismo cui abbiamo assistito in questi anni, perché si possono avere frutti sia nel breve come nel lungo periodo, sul piano della conservazione e del rilancio della nostra identità. Grande, infatti, è ancora la confusione sia tra il pubblico sia, a volte, tra gli stessi operatori culturali dello spettacolo su cosa sia il celtismo.