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In this solemn celebration for the feast of Saint Peter of Verona, the image of the grain of wheat is recalled, symbolizing Jesus' passion, death, and resurrection. This image helps us understand the life and martyrdom of Saint Peter. We gather in this place of prayer, listening, and reconciliation, which becomes a miracle of God's fruitful field. The conversion of Carino da Balsamo, one of the executioners of Saint Peter's martyrdom, is particularly relevant. He sought refuge in Forlì and reflected on his actions, ultimately converting and dedicating his life to God. This story reminds us of the need for holiness in our violent and divided world. We must live our faith daily, following the Gospel's path of peace, reconciliation, and forgiveness. We thank the Lord for our years of ministry and the communities we serve. We also thank those who lead this sanctuary and our presbyteral community. We must continue our journey of faith and conversion, trusting in In questa solemne celebrazione per la festa di San Pietro da Verona, c'è un'immagine che il Vangelo ci ricorda sempre, quella del chicco di grano, dinosata da Gesù per introdurre i Suoi discepoli nel mistero della Sua passione, morte e risurrezione, ed è particolarmente appropriata per comprendere proprio anche la vita, in modo particolare il martirio di San Pietro. Ed è proprio con questa immagine che possiamo dire che questa terra che calpestiamo è il luogo che ha accolto il chicco di grano caduto nel terreno, è la terra che ha visto l'ennesimo atto di violenza di un uomo contro un altro uomo, e purtroppo la storia è piena di questi episodi, a partire da Caino e Abele, e anche quel campo che è stato in modo sorprendente seminato e che ha portato molto frutto. Ebbene, tra questi frutti c'è anche questa celebrazione eucaristica. In essa noi tutti rendiamo grazie a Dio per questa santità di San Pietro da Verona e che ispira ancora tutti noi. E non diamo per scontato quello che di fatto avviene anche nelle nostre comunità cristiane, anche in questo santuario, in radunarsi non soltanto una volta all'anno, ma tutti i giorni, in questo luogo che diventa luogo di preghiera, luogo di ascolto, luogo di riconciliazione. Ecco, questo è un miracolo, è quel campo seminato da Dio che porta molto frutto. Vorrei però fermarmi su un frutto che mi sembra molto attuale. Ce ne sono tanti, ne scelgo uno. È, se volete, la conversione di chi ha compiuto questo martirio. È la conversione di Carino da Balsamo, che fu uno degli esecutori materiali del martirio di San Pietro da Verona. E proprio da questo luogo cercò anche di sfuggire alla giustizia e allora si è rifugiato a Forlì. Ed è proprio nel tempo che ha rimeditato ciò che ha fatto, soprattutto con quell'immagine nei suoi occhi di un uomo che muore nella fede. E per questo si convertì, cercò di espiare la propria colpa, è entrato nell'ordine dei Domenicani come fratello converso e poi morì in concetto di santità. E noi qui, in questo luogo, abbiamo anche una reliquia di questo beato Carino da Balsamo. Ecco, Carino da Balsamo nel suo gesto di violenza si è incontrato con una morte caratterizzata da un credo, scritto, come dice la tradizione, con il proprio sangue. Un credo che non ha solo a che fare con dei contenuti di fede, una dottrina. Un credo che invece è adesione di San Pietro da Verona alla morte e risurrezione di Gesù. E non a caso il racconto della morte del nostro santo è descritta come quella di Gesù. È, quella di Pietro, l'adesione profonda a Gesù, al suo stile di vita, al donare la vita affidandola al Padre e nel perdono dei fratelli e per questo anche la sua morte diventa annuncio, conversione, riconciliazione, vittoria sul male. E questo perdono ha lavorato nell'animo di Carino da Balsamo e lo ha portato a chiedere perdono e a offrire anche lui la sua vita al Signore. Ecco, questo frutto di santità mi sembra particolarmente attuale per noi oggi. La santità non è per la sacristia, ma è per la nostra storia, questa nostra storia, anche questa nostra storia che appare così violenta, ingiusta, divisiva. Assistiamo a guerre sempre più assurde, a divisioni tra noi, nelle famiglie, tra le classi sociali, a drammi di intere popolazione in cerca di vita, di dignità, di rispetto. Ecco, questa è la nostra storia. E oggi diciamo abbiamo bisogno di santità di vita, di esistenze come quelle di San Pietro da Verona che sono disposte a firmare con le scelte quotidiane il credo nel Vangelo. Quel Vangelo che è l'unica via che porta la pace, che riconcilia ciò che sembra impossibile, che apre alla vita anche chi si sente scartato e senza valore. Ecco, questo noi lo vogliamo chiedere in questa celebrazione, firmare con le scelte quotidiane il credo. E dunque è un'adesione di vita al Signore Gesù che dona vita. Infine, permettetemi anche un grazie al Signore per i miei quarant'anni di ministero presbiterale che condivido anche con Don Patrizio, penso anche a Don Federico che ha i suoi venticinque anni, ma io penso di doverli anche condividere anche con Monsignore Elli, Michele, anche lui, nostro compagno di messa, anche lui quarant'anni, ma io penso anche quanti quarantesimi, quanti anniversari sono presenti qui in questa assemblea, anniversari di matrimonio, anniversari anche di consacrazione al Signore nella vita religiosa, qui vedo alcune sorelle. Ringraziamo il Signore. E lo dico con voi oggi qui a Seneso, in questo santuario che ha visto anche i miei primi, i nostri primi passi, anzitutto nelle vocazionali, eravamo nelle medie e si partecipava agli incontri vocazionali che in seminario venivano offerti ai ragazzi della zona, io sono di Verano-Brianza e quindi si gravita su qui, su Seneso. E penso anche al mio, al nostro ingresso in seminario in quarta ginnasio, ahimè, 1974, quindi facciamo anche un altro anniversario, cinquant'anni da un ingresso in seminario. Mai avrei pensato di ritornare qui a vivere il mio ministero. Grazie, perché in questi anni di ministero ho voi come comunità cristiana con la quale celebro l'Eucaristia e che è il dono più importante. Così come anche dico grazie per il dono di una comunità presbiterale come quella che condivido con tanti fratelli nel ministero, e qui sono alcuni rappresentati, e nello stesso tempo vorrei cogliere l'occasione anche per ringraziare anche Dona Andrea per condurre come rettore bene questo santuario e anche però come responsabile della nostra comunità, perché ogni giorno, ecco, con attenzione segue un po' tutti gli aspetti anche molto pratici, quotidiani, senza i quali appunto non potremo condividere, che cosa? La preghiera, i paschi, i momenti di fraternità, i momenti anche di riposo insieme. Grazie. E con voi mi domando, alla luce anche di Santietro da Verona, credo nell'amore di Cristo Gesù? Credo nel suo dono di vita come via che dà compimento anche alla mia esistenza? Credo, e dunque lo annuncio con la mia esistenza nella quotidianità? Ecco, condivido con voi questa domanda, ben sapendo che non si può rispondere se non dicendo ancora sono, siamo il cammino, un cammino di fede, un cammino di conversione di fede. E lo faccio con voi e con tutta la Chiesa. Ci sono ancora passi da fare per tutti noi. Ciò che mi conforta è però quanto è stato scritto e proclamato proprio oggi in questa celebrazione, nella seconda lettura da San Paolo, quando ci ricorda che, fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di Creta. Non dobbiamo avere paura di quelle che possono essere anche le tribolazioni, di quelle che sono magari anche a volte le persecuzioni, così parla San Paolo. Non dobbiamo avere paura anche delle nostre fragilità, non perché le accettiamo, le difendiamo, ma le riconosciamo. Questo per fare posto alla grazia di Dio, come ha fatto grandi cose, ha portato frutto questa grazia di Dio nella vita di San Pietro da Verona, così anche porti frutto in ciascuno di noi, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie.