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Beatrice Perfetto

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The case of Emanuela Orlandi, a Vatican citizen who went missing in 1983, remains unsolved. She was last seen at her music school and had received a suspicious job offer before disappearing. The family received several phone calls, some claiming to have seen Emanuela. A man known as "The American" called and confirmed the kidnapping, demanding the release of Mehmet Ali Agca in exchange for Emanuela's life. The KGB was allegedly involved in the plot due to their opposition to the Polish Pope. Despite an ultimatum passing without any further contact, the case remains unresolved. A potential lead was discovered in 2005, connecting the Basilica of Sant'Apollinare to Emanuela's disappearance. Grazie, grazie, grazie. Bentrovati, siete nuovi e benvenuti a questa nuova puntata di Italian Secrets. Oggi parleremo del caso Orlandi, che a parer mio, tra i casi di fronaca nera italiana ancora irrisolti, è quello più complesso e intrigante. Iniziamo! Emanuele Orlandi viveva insieme alla sua famiglia all'interno della città stato del Vaticano. Era, infatti, una cittadina vaticana. La famiglia Orlandi era una famiglia molto semplice. Il padre di Emanuela, infatti, lavorava come commesso alla prefettura della Casa Pontificia. E Emanuela, come qualsiasi normalissima ragazza, frequentava il liceo scientifico Vittorio Emanuele II. In più, frequentava un'accademia di musica, le suonava il flauto, sempre a Roma, in piazza Santa Apollinare. Diciamo che la vicenda iniziò il mercoledì 22 giugno del 1983, all'epoca Emanuela aveva 15 anni. Questo giorno fu fatale per la ragazza, infatti, da nulla questa ragazza sparì completamente. L'ultimo luogo in cui Emanuela fu vista fu, appunto, la sua scuola di musica. E poco prima, appunto, di sparire, lei telefonò a casa e rispose la sorella Federica. E disse che era stata avvicinata da un uomo che diceva di essere un rappresentante della linea cosmetica Avon. E lei aveva offerto un lavoro di volantinaggio. In pratica, vendeva e distribuiva volanti. E l'avrebbe pagata per questo lavoro 375.000 lire, ovvero circa 190 euro. Federica, infatti, la sorella le dice di non fidarsi che erano troppi soldi per distribuire dei volantini. Era una proposta molto strana. Da lì non si seppe più nulla di Emanuela. La famiglia denunciò la scomparsa la sera stessa, ma venne mandata a casa, trattata diciamo un po' in malo modo, dicendo che era troppo presto per denunciare la scomparsa della ragazza e quindi di ripassare il giorno seguente. Così la famiglia fece. Infatti il giorno seguente tornò alla polizia di Roma per denunciare la scomparsa di Emanuela e la famiglia iniziò a pubblicare sul giornale dei volantini in cui appunto denunciavano la scomparsa della ragazza con la descrizione, la foto e il numero di telefono di casa Orlandi. Da lì, infatti, iniziarono ad arrivare un sacco di telefonate a casa Orlandi. Molte di queste furono completamente inutili. Tranne qualcuna, due, no tre in particolare, da precisare che le telefonate che arrivano, la maggior parte, non tutte, furono registrate. Quindi abbiamo la registrazione di ogni telefonata. La prima telefonata molto importante che arrivò fu di questo signore, Pierluigi, che dice di aver visto una ragazza a Campo dei Fiori, che è molto simile alla foto che c'era sul volantino, e Campo dei Fiori è una piazza che si trova molto vicino alla scuola di musica di Emanuela, l'ultimo luogo in cui Emanuela fu vista. E disse che questa ragazza si presentò come Barbara, aveva con sé un flauto e vendeva volantini dell'Avon. Arriva poi una seconda telefonata da parte di un signore che diceva di chiamarsi Mario, che diceva di aver visto una ragazza con capelli scuri che si presenta come Barbarella, che vendeva, appunto, profumi e con sé, oltre a un flauto, diceva che aveva da fare uno spettacolo di musica. Tutte queste informazioni, ovviamente, dello spettacolo, del flauto, dei profumi, non furono mai rese pubbliche, quindi, essenzialmente, le persone che dicevano queste cose o l'avevano vista veramente, oppure erano i rapitori. Il tempo spassò e arriviamo fino alla domenica del primo luglio, quando Papa Vuitila tiene un discorso in piazza San Pietro e parla di Emanuela. Desidero esprimere la viva partecipazione con cui sono vicino alla famiglia Orlandi, la quale è, nell'affizione, vera e viva Emanuela di 15 anni, che da mercoledì 22 giugno non ha fatto ritorno a casa. Condivido le ansie e l'angosciosa trepidazione dei genitori, non perdendo la speranza nel senso di umanità di chi abbia responsabilità di questo caso. Mi rivolgo a coloro i quali hanno la responsabilità di questo caso. Cosa voleva dire il Papa con questa frase? Secondo le indagini che si stavano svolgendo in quel periodo, si pensava che la ragazza si fosse allontanata volontariamente, distribuendo, appunto, questi famosi volantini dell'Avon. La famiglia non ci crede molto a questa ipotesi volontaria, dicendo che Manuela non era il tipo. Però queste erano le uniche ufficiali indagini che si stavano svolgendo. Fino al 3 luglio, questo giorno infatti, arrivò una telefonata a casa Orlandi da un uomo sconosciuto, che venne poi identificato come l'Americano, perché aveva un accento un po' straniero. Questo personaggio, l'Americano, durante la sua telefonata, dice che Mario e Pierluigi, che avevano chiamato in precedenza, facevano parte del suo gruppo. Quindi, confermava il fatto che questi due signori avessero effettivamente rapito la ragazza. E, come prova che, appunto, avevano la ragazza, fece ascoltare una registrazione dove, appunto, si sentiva la voce di questa ragazza, che parlava e la famiglia riconobbe, appunto, la voce proprio di Emanuela. Infine, questo americano mise un ultimatum per il 20 luglio, dicendo che avrebbero ucciso Emanuela se le autorità italiane non avessero liberato Mehmet Aliacia. E voi mi direte... Mehmet Aliacia? E mo' chi è questo? Avete ragione, adesso vi spiego. Facciamo un passo indietro. Nel 13 maggio del 1981, ci fu un attentato alla vita di Papa Voitira, che miracolosamente sopravvisse. E l'attentatore fu proprio Mehmet Aliacia. La polizia italiana riuscì ad arrestarlo e lo identificò subito come un membro dei Lupi Grigi. Chi sono, smossi, i Lupi Grigi? I Lupi Grigi è un movimento turco, diciamo, terrorista, che, appunto, negli anni 70, fu responsabile di uccidere Mehmet Aliacia. Si pensa che i Lupi Grigi, appunto, volessero attentare la vita del Papa, non più che altro per un attacco proprio diretto del Papa, ma più per avere più popolarità. Torniamo però adesso al luglio del 1983, dove, dopo due anni dall'attentato del Papa, Aliacia inizia a dire la sua e inizia a parlare con i giornalisti riguardo, appunto, a rapire Mehmet Aliacia. Aliacia inizia a dire che lui sta col Vaticano e sta con l'Italia e dice che condanna il rapimento della ragazza e che non ha cercato di uccidere il Papa su ordine dei Lupi Grigi, ma che, invece, era stato messo in contatto con i vulgari ed era stato guidato dal KGB. E voi mi direte, cosa c'entra il KGB? Il KGB è un gruppo di persone che, Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Polonia divenne uno degli stati satelliti più importanti dell'Ursa e tra i due non ci furono mai rapporti molto amichevoli, un po' dovuto a una presenza di una forte chiesa cattolica che, diciamo, non voleva cedere spazio all'Ursa, ma, in realtà, era una chiesa cattolica, una chiesa cattolica che non voleva cedere spazio all'Ursa. Un po' dovuto a una presenza di una forte chiesa cattolica che, diciamo, non voleva cedere spazio all'ateismo comunista, un po' ovvio per motivi storici, e, diciamo, che la Polonia non si ribellò mai, diciamo, al dominio russo, fino agli anni 70, quando ci fu un importante aumento dei prezzi che, appunto, portò in crisi la popolazione polacca. Infatti ci furono tantissime proteste e sciopri degli operai che chiedevano pane e libertà. E la maggior parte di queste proteste furono represse nel sangue. Intanto, circa otto anni dopo, quindi nel 1978, viene letto Papa Wojtyla, che è un papa polacco. E questo papa diede, appunto, la speranza a tutto il popolo polacco. E quindi i ribelli vedevano in lui una possibilità di cambiamento, ovvero la libertà. Nel 1980 scoppiò poi un'altra protesta e da questa protesta, diciamo, nacque un sindacato libero e indipendente dal governo dell'URSS, che si chiama Solidarnosc. Solidarnosc, dunque, divenne il sindacato anticomunista di eccellenza e l'URSS, accoggendosi subito della popolarità immediata che ebbe Solidarnosc, sia in Polonia ma anche negli altri stati satelliti, si muove subito cercando di bloccare qualsiasi tipo di iniziativa da parte degli oppositori. Tuttavia, questa volta Solidarnosc non è da solo a combattere questa protesta perché gli vengono mandati dei finanziamenti, non solo dagli altri stati satelliti, ma anche da altri stati al di fuori, appunto, del dominio dell'URSS, come, ovviamente, dagli Stati Uniti, perché ricordiamoci, siamo nel ben mezzo della guerra fredda, ma anche da altri stati, ad esempio dall'Europa, tra cui anche l'Italia aiutò Solidarnosc con dei finanziamenti. Ci sono proprio delle prove a riguardo. Dunque, ricapitolando, per l'URSS dà molto fastidio che, come capo del pontificio, ci sia proprio un Papa Polacco, quindi il KGB decide di attentare la vita al Papa, tuttavia l'attentatore viene preso, il Papa sopravvive e, dopo due anni di carcere, l'attentatore inizia a rivelare piccole cose riguardo ai mitenti di questo attentato e allora cosa fa il KGB? Rapisce, non una cittadina qualsiasi, una cittadina vaticana, quindi un diretto affronto al Vaticano e, in cambio, appunto, della vita di questa ragazza vaticana, chiede la liberazione di Mehmet Ali Acça. Ma per quale motivo? Probabilmente il KGB, per paura che Ali Acça potesse parlare, vuole la sua liberazione per poi farlo fuori definitivamente. Dunque, torniamo al 1983. La data dell'ultimatum, quindi il 20 luglio, passa, dall'americano non si hanno più chiamate, il caso rimane irrisolto, almeno fino al 2005, quando, poche settimane dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II, arriva una soffiata dal programma Chi l'ha visto? Guardo un massimo di Emanuele Ornati per trovare una soluzione del caso. Non è per me richiesto il volto dell'agenza della Basilica di Sant'Apollinare e per favore chiede l'avvio a un special cardinal polizio all'epoca. Basilica Sant'Apollinare. Vi suona familiare questo nome? Sant'Apollinare, infatti, è il nome anche della Scuola di Musica di Emanuela. La Basilica, infatti, insieme alla Scuola di Musica e altri edifici, insieme, appunto, in Sant'Apollinare, fa parte di un complesso gestito proprio dal Vaticano stesso. E poi Renatino, chi è Renatino? Sembra il nome di un pizzaiolo. No, Renatino non è un pizzaiolo. Enrico Renatino de Pedris è un boss mafioso della banda della Magliana ed era proprio sepolto lui nella cripta. E questo c'entra tutta sta gente con il caso di Emanuela. Questa è esattamente la domanda che si fecero la polizia e gli investigatori e per questo motivo fu riaperto il caso sull'Orlandi. E poi, una domanda che mi sorge spontanea. Perché un boss mafioso è seppellito all'interno di una basilica gestita dal Vaticano? Non mi sembra il luogo più opportuno per seppellire un boss mafioso. Però, nella soffiata parlano di favori. Quindi, che favori avrà fatto Renatino? Vediamo. Grazie alle indagini si trovò un nuovo testimone che nel 2008 fu definita dalla procura di Roma un super testimone per l'inchiesta appunto della scomparsa di Emanuela Orlandi. Questo testimone è Sabrina Minardi detta anche la pupa di de Pedris. La Minardi, infatti, fu l'amante del boss mafioso diciamo dal 1982 fino alla sua morte, quindi il 1990. La Minardi, quindi, affermò che de Pedris le aveva chiesto un favore ovvero di tener nascosta a casa sua una ragazza. E Minardi si rede conto solo dopo un po' di tempo che questa ragazza era effettivamente Emanuela Orlandi perché la riconobbe dalle foto che erano sparse su tutti i volantini di tutta Roma. La Minardi disse che Emanuela rimase a casa sua per all'incirca dieci giorni e che era chiusa a chiave in una stanza e la Minardi la sentiva spesso lamentare. E appunto gli uomini di de Pedris, per farla star buona, dicevano la riempivano ogni giorno di un dillole quindi è molto probabile che Emanuela fosse drogata. Al termine di questi dieci giorni Emanuela poi fu trasferita in un'altra tenuta e la Minardi non la vide più. Almeno fino a qualche settimana dopo quando de Pedris le chiese accompagnare la stessa ragazza che aveva ospitato al Vaticano e avrebbe dovuto consegnarla a un uomo. La Minardi quindi va all'incontro e si trova davanti un prete. Dopo lo scambio la Minardi torna a de Pedris rendendosi conto in che cosa era coinvolta. E gli ho detto ma che casino mi hai messo? Questo è Emanuela Orlandi, non me lo devono dire i cartelloni che stradano, sono scema. E lui ha detto, Sabri, è tutto un gioco di potere, ma lo capisci questo? Ma se realmente la mafia aveva arpita Emanuela, che motivo c'era dietro? Seguendo le indagini si è riuscita a scoprire che dietro c'era una questione di soldi. La mafia aveva dato dei soldi al Vaticano e questi non erano più tornati indietro. All'epoca quando si parlava di giri di soldi tra Vaticano, mafia, corruzione c'era sempre di mezzo Roberto Calvi, detto anche il banchiere di Dio. Calvi era l'amministratore delegato del Banco Ambrosiano, una delle principali banche private cattoliche italiane. Calvi era strettamente legato alla Banca Vaticana, lo IOR, a cui a capo c'era l'arcivescofo americano Paul Marcinkus. L'Ambrosiano, infatti, finanziava tutte quelle associazioni che lo IOR non poteva finanziare direttamente. Ricordiamoci che lo IOR è la Banca Vaticana e sarebbe stato uno scandalo se il Vaticano avesse fatto donazioni o finanziato movimenti o associazioni che erano al di fuori di associazioni religiose. Tra queste associazioni c'era appunto Solidarnosc. Solidarnosc è un movimento politico ribelle e la Chiesa non poteva aiutarlo a combattere i comunisti direttamente perché sarebbe stato uno scontro diretto all'URSS ed è proprio in questa situazione che subentra Calvi. E si sa, io faccio un favore a te, tu fai un favore a me. Quindi in che modo Calvi si fece ripagare questi favori dal Vaticano? Adesso ve lo spiego. Sapete chi era il socio più importante del Banco Ambrosiano? Michele Sindona. Sembra un nome di una sardina ma vi giuro che non è un pesce. Michele Sindona è un importante banchiere italiano corrotto legato molto al riciclaggio di denaro con la mafia e membro della loggia massonica P2. Infatti fu proprio Sindona a introdurre Calvi in questa organizzazione. Ma cos'era la loggia massonica? È un'organizzazione criminale composta da diverse figure di rilievo sia dal punto di vista politico che dal punto di vista finanziario. Quindi ne facevano parte giudici, comandanti dell'esercito, politici, banchieri, importanti esponenti, servizi segreti e boss mafiosi. Questa associazione era capace di influenzare aspetti delicati della vita politica ed economica italiana al di fuori di qualsiasi forma di controllo democratico. Ed è proprio grazie alla loggia massonica che Calvi entra in affari con la Banda della Magnana. Grazie all'indagine si riuscì a scoprire che Calvi riciclava il denaro per conto della Banda della Magnana. Tuttavia non poteva sporcarsi direttamente le mani perché era soggetto ai controlli della Banca d'Italia. Dunque trasferiva il denaro allo IOR in quanto si trovava in una città-stato al di fuori di qualsiasi forma di controllo da parte della Banca d'Italia perché è uno stato a sé nel Vaticano. E quindi lo IOR poteva mandare i soldi sporchi a società di comodo per poi essere riciclati e riportati alla mafia attraverso l'Ambrosiano. Gli affari vanno a gonfie vele fino a quando il Banco Ambrosiano per una serie di motivi fallisce e Calvi si trova a dover superare una crisi di liquidità dovendo pagare un enorme debito a creditori non ben definiti e questo debito è compreso tra 1.2 e 1.3 miliardi di dollari. Secondo alcune indagini si pensa che questi creditori siano proprio la mafia e quindi l'Ambrosiano non avendo più abbastanza fondi per ripagare questo debito subentra alla Banca d'Italia che inizia a indagare sulle transazioni di denaro svolte dall'Ambrosiano e a chi siano andati questi soldi e le indagini portano dunque allo IOR. Il Vaticano tuttavia rinnega qualsiasi tipo di transazione di denaro avvenuta e qualsiasi tipo di coinvolgimento all'interno della questione e si rifiuta di pagare questa somma di denaro. Ecco qui abbiamo trovato i miliardi che il Vaticano deve alla mafia ma Calvi in tutto ciò? Dove è finito? Calvi si è fatto furbo ed è scappato a Londra dove il 18 giugno del 1982 quindi un anno prima che Manuela scomparisse viene trovato morto in piccato sotto il ponte dei Fratineri. Il cadavere viene trovato con addosso un totale di 16.000 dollari in diverse valute e con dei mattoni infilati nei pantaloni. La polizia chiude il caso frettolosamente archiviandolo come un suicidio. Tuttavia delle indagini secondarie che sono state svolte in successione escludono il suicidio. Si pensa infatti che il luogo del ritrovamento del cadavere e i soldi che furono trovati addosso furono un chiaro messaggio per il Vaticano da parte della mafia. È possibile che la sparizione di Manuela possa essere un secondo avvertimento da parte della mafia. Abbiamo una vostra cittadina, ridateci i nostri soldi. Intanto nel 2013 viene eletto Paolo Francesco e poche settimane dopo la sua elezione incontra la famiglia Orlandi e ci dialoga. E quando Manuela si è presentata davanti a lui lui ha detto soltanto quattro parole. Manuela sta in cielo Io ricordo che gli ho detto la mia speranza è che possa essere ancora viva. Mi ha preso la mano e mi ha rivelato che Manuela sta in cielo. Come può il Papa senza prove dire una cosa del genere? Perché le prove non ce l'aveva? O forse sì? Nel 2016 il Vaticano sarà soggetto alla più grande fuga di notizie mai avvenuta che verrà poi chiamata Batirix. Questa fuga di notizie riguarda documenti vaticani segreti che portavano prove di corruzione e cattiva gestione finanziaria da parte della banca del Vaticano, quindi lo IOR. Questi documenti poi saranno pubblicati in Italia principalmente e resi pubblici in molti stati. Il Vaticano successivamente riuscì a recuperare alcuni documenti e tra questi c'era una lettera di accompagnamento di un dossier segreto riguardo al caso di Emanuele Orlandi. Grazie a delle indagini svolte dai giornalisti, siamo riusciti ad avere tramite delle fonti interne del Vaticano questa lettera da 5 pagine e, ben intitolata, reso conto delle spese sostenute dello Stato del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuele Orlandi. In queste 5 pagine vengono elencate le spese sostenute per l'allontanamento domiciliare della cittadina Emanuele Orlandi. Per essere chiari, si parla di milioni messi a disposizione dal Vaticano per queste misteriose pratiche. La maggior parte di questi pagamenti sono stati effettuati per indagini private, visite mediche, tra cui ginecologiche, affitti, spese di trasferimenti. Tutti questi, però, tutti questi bonifici non vengono fatti in Italia, ma sono esteri, infatti vengono fatti a Londra e durano dal 1983 al 1997. Una cosa strana, però, è che questi pagamenti iniziano nel gennaio del 1983 quando la ragazza è stata rapita solo sei mesi dopo. Com'era possibile? Se fosse vero, significa che il Vaticano sapeva fin da prima che la ragazza sarebbe stata rapita e ciò lo rende complice dell'accaduto, il che è molto grave. Tra le diverse voci dei pagamenti ce ne sono due che penso siano le più importanti. Una è quella del pagamento del vitto alloggio e la retta al 176 di Clackmann Road di Londra per un totale di 8 milioni di lire. A quell'indirizzo si trova uno stello della gioventù, soltanto per ragazze di proprietà del Vaticano. Questo stello, infatti, viene gestito dai padri scalabriniari. La seconda voce importante risale a luglio del 1997, in cui viene riportato un pagamento di un totale di 21 milioni di lire per attività generale e trasferimento presso città-Stato e lo Vaticano con relativo di sbrighe e pratiche finali. A me, personalmente, questa voce ha fatto un po' rabbrividire, perché sembra che Manuela sia morta a Londra e poi sia stata riportata in Vaticano, dove infine sia stata seppellita. Ci sono state diverse indagini su questi documenti e l'assenza dei timbri, firme e la presenza di diversi errori di scrittura, tra cui il modo in cui il cardinale Antonietti si rivolga ai destinatari, fa pensare che il documento sia falso. Tuttavia, ci sono prove certe che affermano che questo documento sia custodito all'interno degli archivi Vaticani. Quindi, per quale motivo un documento probabilmente falso debba essere custodito all'interno degli archivi? Quindi, come d'altronde ogni cosa in questa vicenda, anche questi cinque pezzi di carta sono ammolti nel mistero. Tuttavia, possiamo affermare che, nel caso in cui questi documenti siano effettivamente veritieri, trasformerebbero questo caso nel più grande scandalo della storia contemporanea del Vaticano. Siamo arrivati quasi alla fine, però non abbiamo ancora risposto alla domanda più importante in tutto questo caso. Perché proprio Emanuela? Se il Kheghebeh o la Mangana se la voleva prendere col Vaticano, perché hanno rappiuto Emanuela? Perché non rapire un prete, un vescovo, un arcivescovo? Perché una ragazzina? Che cosa aveva Emanuela di così importante da poter minacciare il Vaticano? A questa domanda ci può rispondere una cara amica di Emanuela, che vuole testimoniare in modo anonimo. La testimone afferma che qualche giorno prima che Emanuela sparisse, Emanuela le fece una rivelazione. Le disse che una persona molto vicina al Papa l'aveva impastedita. Se queste testimonianze e queste ipotesi sono veritiere, allora vorrebbe dire che la banda della Mangana non era vera. Allora vorrebbe dire che la banda della Mangana o il Kheghebeh potevano essere a conoscenza di ciò che era successo a Emanuela e l'avevano usata per il castello di Vaticano. Sarà davvero così? Non si sa. Vi posso solo dire che sono vicina alla famiglia Orlandi e spero che un giorno la verità possa venire fuori. Bene ragazzi, siamo arrivati alla fine. Ci tenevo a dimostrare che ogni testimonianza, prova e ipotesi che ho riportato sono frutto di indagini e con ciò quindi non voglio in alcun modo puntare il dito su qualcuno. Detto questo, alla prossima!

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